martedì 12 ottobre 2010

PROLOGO
Di
Bhakti-charu Swami

In questa epoca di discordia e di ipocrisia Sri Caitanya Mahaprabhu distribuì l’amore per Dio e indicò a tutti la via più sublime per trascendere i legami della materia ed entrare nel cielo spirituale. Anche se non si riconosce Sri Caitanya come Dio, la Persona Suprema, colui che conosce la Sua vita e i Suoi insegnamenti non potrà fare a meno di considerarLo la più grande personalità che il mondo abbia mai avuto.
Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, oltre a presentare Sri Caitanya Mahaprabhu e i Suoi insegnamenti al di fuori dell’India, convinse migliaia di anime sincere a diventare seguaci consacrati di Sri Caitanya.
Srila Prabhupada stesso diffuse le glorie del Signore attraverso i suoi scritti. Nessuno ha mai scritto opere tanto profonde in un così breve periodo di tempo (circa ottanta volumi in dieci anni). Egli sapeva che la parola scritta sarebbe stata il mezzo migliore in quest’epoca per diffondere il messaggio spirituale di Sri Caitanya e a questo scopo istruì i suoi seguaci affinché distribuissero i suoi libri e ne scrivessero a loro volta.
Satyaraj Dasa (Steven Rosen) ha preso a cuore questa istruzione e ha dedicato la sua vita a scrivere libri su Dio, la Persona Suprema e i Suoi associati.
Vite dei Santi Vaisnava: Srinivas, Narottam e Syamananda è il seguito naturale dei suoi due precedenti scritti: India’s Spiritual Renaissance: The Life and Times of Lord Caitanya e The Six Goswamis of Vrindavan. Entrambi i volumi rivelano il messaggio confidenziale di Sri Caitanya.
Sri Caitanya Mahaprabhu apparve per distribuire a tutti, dalle persone più avanzate a quelle più degradate, il dono più prezioso del mondo spirituale. Pur avendo esposto la filosofia spirituale più profonda, non lasciò nulla di scritto ad eccezione di otto versi in sanscrito, “Sri Siksastakam”, che delineano l’essenza dei Suoi insegnamenti. I gosvami di Vrindavana, in particolar modo Sri Rupa, Sanatana, Raghunath Das, Raghunath Bhatta, Gopal Bhatta e Sri Jiva, scrissero innumerevoli volumi, elaborando gli insegnamenti di Sri Caitanya e rapportandoli alle scritture vediche. Se non l’avessero fatto, gli insegnamenti di Sri Caitanya Mahaprabhu sarebbero caduti nell’oblio.
Le attività di Dio, la Persona Suprema, non sono casuali o fortuite, ma si svolgono in accordo ai Suoi disegni divini. L’avvento dei Gosvami, che avevano lo scopo di assisterLo nei Suoi divertimenti, faceva parte del Suo disegno divino così come lo era l’avvento di Srinivas, Narottam e Syamananda. I libri che i Gosvami di Vrindavana scrissero sugli insegnamenti di Sri Caitanya Mahaprabhu furono in origine distribuiti proprio da loro.
Sul piano spirituale, si viene a conoscere il predecessore attraverso il successore. Sri Krishna, Dio, la Persona Suprema, apparve come devoto nella forma di Sri Caitanya Mahaprabhu, rivelando in questo modo la Sua identità originale. Grazie alla misericordia dei Sei Gosvami di Vrindavana è stato possibile conoscere Sri Caitanya Mahaprabhu e i Suoi insegnamenti, ed è per la misericordia di Srinivas, Narottam e Syamananda che possiamo conoscere i Sei Gosvami.
Per scrivere il libro che state leggendo, Satyaraj Prabhu ha fatto approfondite ricerche sulla vita di questi tre luminari del mondo Vaisnava. La sua principale fonte di informazione è stata la letteratura Vaisnava Gaudiya, dalla quale egli ha estratto tutti gli episodi riguardanti il soggetto del libro. La sua opera sarà dunque apprezzata sia dai devoti di Sri Krishna Caitanya sia dai lettori con gli interessi più diversi.
L’opera, tuttavia, non manca di spunti potenzialmente polemici. Per esempio, Satyaraj ha indicato che Srinivas, Narottam e Syamananda seguirono il sentiero della Ragatmika Bhakti e che la loro identità spirituale dei manjari venne loro rivelata dai loro rispettivi maestri spirituali. Ciò potrà sembrare in contraddizione rispetto agli insegnamenti di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakur e di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada, mentre in effetti non lo è. E’ certamente vero che la Sampradaya Rupanuga Vaisnava Gaudiya segue il sentiero della Ragatmika Bhakti, ma Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati e Srila Prabhupada affermarono che il maestro spirituale dev’essere situato sulla piattaforma spirituale pura per poter rivelare l’identità spirituale dei suoi discepoli, e che questi ultimi devono essere sufficientemente avanzati per affermare la propria identità spirituale. Questa verità viene chiaramente espressa nel libro di Satyaraj ed è coerente con le conclusioni della sampradaya.
Proprio come il figlio di un milionario, erede naturale della fortuna del padre, ne diventerà automaticamente proprietario quando sarà grande, così la propria identità spirituale e quella del maestro spirituale a Vrindavana vengono rivelate automaticamente nel cuore grazie al proprio progresso spirituale.
Una volta, a un discepolo che gli chiedeva quale fosse la propria siddha swarup (“identità spirituale”), Srila Prabhupada rispose: “Non preoccuparti della tua swarup. Quando sarai pronto, verrò di persona a rivelartela”.
Syamananda Prabhu fu iniziato da Srila Hridoy Caitanya, appartenente alla linea di Sri Nityananda. Hridoy Caitanya non rivelò l’identità spirituale di Syamananda al momento dell’iniziazione. In un secondo tempo fu la stessa Srimati Radharani a rivelare che Syamananda era Kanaka Manjari. Occorre ricordare che il mondo spirituale è il mondo della verità assoluta in cui non c’è spazio per la speculazione mentale e per l’immaginazione ingiustificata. L’unica via è abbandonarsi al Signore e ai Suoi devoti.
Nel suo libro, “Vite dei Santi Vaisnava: Srinivas, Narottam e Syamananda”, Satyaraj è riuscito nel suo tentativo di rivelare le attività gloriose e i brillanti contributi di tre acarya estremamente illustri della Gaudiya Vaisnava sampradaya.
Gli episodi racchiusi nelle vite delle anime eternamente liberate sono destinati a essere cantati ed ascoltati ad illuminazione e beneficio di tutti. Grandi anime hanno gioito nei secoli raccontando queste storie. Va tenuto conto anche che i racconti veri sono talvolta più emozionanti dei romanzi e le vite di Srinivas, Narottam e Syamananda non fanno che rafforzare questa convinzione. Perciò, conoscere queste personalità, così come vengono presentate nel libro, porterà al mondo pace, prosperità e un oceano di gioia spirituale.


PREFAZIONE
Del
Dr. Charles S.J.White

Vite dei santi Vaisnava: Srinivas Acarya, Narottam Das Thakur e Syamananda Pandit aggiunge del materiale ben documentato in inglese, proveniente talvolta da fonti indiane, sui santi importanti della tradizione Vaisnava Gaudiya. In quest’opera, Steven Rosen mette particolarmente in luce le figure di Srinivas, Narottam e Syamananda, alcuni dei quali entrarono personalmente in contatto con Caitanya Mahaprabhu (il fondatore di questa tradizione).
Il guru di S. Rosen, A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, è nei nostri tempi il collegamento principale tra la discendenza indiana e la diffusione del vaisnavismo Gaudiya all’estero attraverso il Movimento Internazionale per la Coscienza di Krishna. S. Rosen cominciò nell’ISKCON e continua a essere un Vaisnava praticante e credente.
Da quest’ultimo punto di vista, il lavoro di Rosen pone in risalto la sua attitudine devozionale nei riguardi del soggetto dell’opera, scritta in uno stile bhakta anziché in uno stile prettamente letterario. Adattandosi a questo punto di vista, il lettore apprezzerà più intensamente l’esperienza devozionale nella tradizione di questa sampradaya.
Il libro è valido anche per gli studenti di induismo in generale e della bhakti in particolare, per i resoconti e i documenti prodotti dall’autore sullo sviluppo del Vaisnavismo Gaudiya nel suo periodo di formazione. Il lavoro praticamente unico per il materiale che presenta sui livelli più elevati del misticismo Vaisnava nello stadio del Sakhi-bhava.
C’è per esempio una precisa descrizione della trance meditativa di Srinivas durante la quale egli assiste ai giochi d’acqua di Radha con le gopi. In questo stato mistico egli vede cadere nelle acque della Yamuna l’ornamento che Radha porta al naso (besara) mentre Radha e le gopi stanno giocando nell’acqua. Srinivas rimane privo di sensi per diversi giorni poiché è pienamente assorto nel tentativo di ritrovare il besara per restituirlo a Radha. Alla fine riesce a tornare alla coscienza esterna con l’aiuto di Ramchandra Kaviraj, un altro devoto molto elevato il quale, entrando in trance a fianco di Srinivas, lo trova in compagnia di Radha e delle gopi e scopre il besara sotto una foglia di loto.
Nel regno mistico della Sakti-bhava bhakti, Srinivas e Ramchandra Kaviraj condividono l’identità della Gopi Mani Manjari, una Sahachari di Radha, e in questo modo partecipano al rasa dell’amicizia, messo a disposizione delle gopi dalla relazione tra Radha e Krishna. E’ importante comprendere questo scenario meditativo non comune per individuare il processo che conduce alla realizzazione spirituale in una particolare tradizione della bhakti, distinta dai misticismi indiani del Nirguna Brahman o del Purusha privo di qualità.


INTRODUZIONE

Sri Caitanya Mahaprabhu rivoluzionò la sensibilità sociale e spirituale dell’India del sedicesimo secolo. Prima di questa riforma una netta maggioranza della popolazione si era gradualmente allontanata dall’autentica religione vedica. Le deviazioni brahminiche proliferavano; i buddisti tantrici ed altre eterodossie diventavano sempre più popolari; gli adoratori dello shakta e gli asceti avadhuta vagavano per il paese; la nava-nyaya, la nuova filosofia della logica di Mithila, rappresentava il più importante corso di studio, e l’onnipresente antagonismo con i musulmani esacerbava la situazione.
 In messo a tanta confusione, Mahaprabhu riportò in vita la naturale inclinazione spirituale della gente rivelando la verità vedica che era stata spesso tenuta segreta: il santo nome di Krishna è il mezzo e anche il traguardo dell’illuminazione spirituale. I particolari della vita e degli insegnamenti di Mahaprabhu e la rinascita che ne seguì sono stati elaboratamene esplorati da numerosi scrittori e storici. Tuttavia, è ancora poco noto il fatto che una seconda rinascita iniziò subito dopo che Mahaprabhu ebbe completato i Suoi divertimenti terreni e che fu naturale conseguenza di tutto ciò che Egli aveva rivelato. Benché Egli avesse spalancato le porte del magazzino dell’amore per Dio e benché i Sei Gosvami avessero versato questo amore in recipienti tangibili scrivendo numerosi libri, il mondo non avrebbe potuto assaporarli se tre Vaisnava non li avessero distribuiti in tutto il subcontinente indiano.
Srinivas, Narottam e Syamananda furono i gioielli della corona del Vaisnavismo Gaudiya. E’ quasi incredibile credere che nessuno abbia mai presentato in lingua inglese la vita di queste tre illustri personalità. E’ vero che D.C. Sen scrisse di loro negli anni trenta, ma lo fece in modo superficiale e da allora Ramakanta Chakravarti è stato l’unico a parlarne, anch’egli in modo molto ridotto. Questa reticenza è veramente sorprendente perché Srinivas, Narottam e Syamananda furono i responsabili della diffusione del messaggio esoterico di Sri Caitanya in ogni parte dell’India, cosa che senza dubbio richiese uno sforzo notevole.
Ai loro tempi (sedicesimo/diciassettesimo secolo), la conoscenza trascendentale veniva largamente trasmessa mediante sermoni e festival elaborati, con canti, danze e distribuzioni di cibo vegetariano santificato (prasadam). Gli insegnamenti venivano diffusi inoltre con lo studio di testi originali scritti su rotoli di foglie di palma sotto la guida di un maestro spirituale autentico. I nostri tre santi erano particolarmente entusiasti ed eccezionalmente esperti in queste funzioni, cosa debitamente riportata dagli storici bengalesi.
In realtà la grandezza delle imprese di Srinivas, Narottam e Syamananda non sarà più replicata se non ai tempi di Bhaktivinoda Thakur e di Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakur, i quali nel diciannovesimo secolo e all’inizio del ventesimo secolo diffusero la filosofia Vaisnava facendo uso di sistemi moderni come le macchine da stampa. In seguito, continuando la loro entusiastica missione. Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada e i suoi discepoli portarono con amore gli insegnamenti di Caitanya Mahaprabhu in ogni città e in ogni villaggio del mondo, impresa che fu compiuta soprattutto mediante la distribuzione di libri.
Il fenomeno di diffusione della conoscenza spirituale ha una lunga e onorevole storia nella tradizione Vedica. Le Upanisad erano studiate ai piedi di un maestro perfetto; la conoscenza Vedica era impartita oralmente da guru a discepolo; gli scrivani copiavano le scritture Vediche su foglie di palma ed erano rivelate solo agli studenti seri, le verità contenute in questi testi erano in un sanscrito complesso e conservate dai guru come programmi da seguire per l’ingresso dei loro discepoli nel mondo spirituale. Conformemente a questa stessa tradizione, Caitanya Mahaprabhu desiderava ansiosamente che la letteratura della Bhakti compilata dai Suoi Gosvami, che chiariva l’essenza nascosta dei testi Vedici, fosse distribuita a tutte le persone interessate. I pionieri di questo efflusso spirituale furono Srinivas, Narottam e Syamananda, il primo gruppo di sankirtana viaggiante. Coloro che hanno familiarità con la letteratura bengalesi medioevale sul Vaisnavismo sanno che Sri Caitanya Mahaprabhu, nel corso della Sua apparizione, aveva predetto l’avvento di Srinivas, Narottam e Syamananda e aveva parlato con entusiasmo del contributo ineguagliabile che ciascuno di loro avrebbe portato negli annuali della storia religiosa. In questo compito, essi furono naturalmente assistiti da altre persone importanti quali il re Birhambir, Ramchandra Kaviraj, Santosh Datta, Rasik Murari, Jahnava-devi, Birabhadra e molte altre, ma noi ci concentreremo solo su Srinivas, Narottam e Syamananda perché essi spiccano in modo particolarmente significativo, come vedremo più avanti nel libro.
Tuttavia, l’importanza degli altri non va minimizzata. Jahnava-devi, per esempio, che fu la moglie di Nityananda Prabhu, è forse la Vaisnava più rispettata di quel tempo e fu determinante nella decisione di Jiva Gosvami d’inviare la letteratura della Bhakti da Vrindavana in ogni parte dell’oriente, inclusi il Bengala e l’Orissa. Se Jahnava-devi non avesse provocato questo evento, alcuni dei più importanti episodi delle vita di Srinivas, narottam e Syamananda non si sarebbero verificati.
Le visite storiche di Jahnava-devi a Vrindavana e i suoi incontri con Jiva Gosvami sono documentati nel Bhakti-ratnakara, nel Narottam-vilas e nel Prema-vilas, opere a cui faremo riferimento in questo libro, e anche nel Murari-vilas di Rajballabha Gosvami. Citeremo queste pubblicazioni solo quando saranno in relazione diretta con le tre celebri personalità di cui stiamo parlando. In questo caso non ci riferiremo ai numerosi volumi che trattano delle eminenti personalità sopra nominate ma solo ai libri autorizzati che si imperniano sulla vita dei nostri tre protagonisti.

1)       Bhakti-ratnakara (L’oceano di devozione fonte inesauribile di gioielli). Questa è forse l’opera più famosa e più letta sulle vite di Srinivas, Narottam e Syamananda. Fu scritta alla fine del diciottesimo secolo da Narahari Chakravarti, noto anche come Ghanashyam Das figlio di Jagannath Chakravarti e discepolo di Visnavath Chakravarti Thakur. Narahari fu iniziato da Narasingha Chakravarti (uno studente di Birabhadra) e fu un cuoco molto rinomato al tempio di Govindadev a Vrindavana, luogo in cui egli studiava. Narahari divenne gradualmente uno degli scrittori più prolifici della Gaudiya in quel periodo. Il Bhakti-ratnakara, composto di quindici lunghi capitoli (15.019 versi) resta la sua opera più importante.
2)       Narottam-vilas (I Divertimenti di Narottam). Anche questo libro fu scritto da Narahari Chakravarti come supplemento al suo lunghissimo Bhakti-ratnakara. In dodici capitoli descrive dettagliatamente la vita di Narottam Thakur.
3)       Prema-vilas (I Divertimenti dell’Amore Divino). Fu scritto molto prima delle opere precedentemente menzionate e il suo autore, Nityananda Das, potrebbe essere stato testimone di molti episodi della vita di Srinivas, Narottam e Syamananda. Nei suoi primi anni di vita Nityananda Das si chiamava Balaram ed era orfano. Adottato dalla famosa Jahnava-devi, fu in seguito da lei iniziato e istruito nella filosofia Vaisnava. Egli la accompagnò nei suoi viaggi a Vrindavana e su sua richiesta documentò i fatti che accaddero in quel periodo. I venti capitoli del Prema-vilas costituiscono il risultato più importante del suo lavoro. Questi tre libri in Bengali rappresentano il principale materiale di riferimento sulle vite di Srinivas, Narottam e Syamananda. Oltre a questi, abbiamo usato altri tre libri di valore storico:
4)       Karnananda (La gioia dell’ascolto). Yadunandan Thakur, l’autore di questa breve opera composta di sette capitoli, era un discepolo diretto della figlia di Srinivas, Hemlata Thakurani, anche se talvolta si dice che egli fosse discepolo del nipote di Hemlata Thakurani, Subalchandra. Il libro è imperniato sulla vita di Srinivas ma contiene anche molte informazioni su Narottam e Syamananda. Di tutti i libri che sono stati scritti sui tre santi Vaisnava, gli storici preferiscono in genere quest’ultimo forse perché Yadunandan Thakur narrò i fatti con cura particolare, tanto più che è un’opera antica e quindi l’autore potrebbe essere stato testimone oculare di molti degli eventi da lui narrati nel libro.
5)       Anuraga-balli (Raccolta di Emozioni Spirituali). Un altro volume di antica datazione sulla vita e sui tempi si Srinivas Acarpa. L’autore è uno storico Vaisnava, Manohar das, discepolo di Ramsharana Chattaraj (uno dei discepoli più intimi di Srinivas). Il libro contiene molti dettagli pratici, impossibili da trovare in altre opere. Fu scritto intorno al 1697, subito dopo che il divino trio aveva manifestato gli ultimi divertimenti.
6)       Syamananda Prakash (La manifestazione di Syamananda). Quest’opera apocrifa fu scritta da Krishna Charan Das ed è imperniata sui primi anni di vita di Syamananda Pandit. Si dice che Krishna Charan sia stato il grande nipote di Rasikananda (il principale discepolo di Syamananda), ma si sa per certo che egli fu discepolo di Radhamohan Das e confratello del famoso Baladeva Vidyabushana. Lo Syamananda Prakash contiene sedici capitoli (620 distici Bengali) e viene reputato uno dei pochi lavori attendibili sulla vita di Syamananda Pandit.

Il presente volume si basa ampiamente su questi sei lavori e poiché essi sono la base di tutto ciò che segue non li citeremo direttamente. Lasceremo invece che il racconto fluisca in modo uniforme e useremo note solo per chiarire controversie accademiche o storiche e per esporre il significato degli studi successivi. Il nostro stile sarà più che devozionale che accademico, ma non tralasceremo le ricerche degli studiosi. Di conseguenza, i devoti trarranno beneficio da questo libro perché esso chiarisce un periodo importante ma raramente commentato della loro tradizione e fornirà loro l’opportunità di conoscere ciò che afferma la comunità accademica circa questo particolare periodo della storia Vaisnava. D’altra parte, gli studiosi troveranno il libro utile poiché fornisce un ritratto di questa tradizione prendendo in considerazione anche la ricerca degli studiosi.
I nostri principali libri di riferimento restano i sei che abbiamo citato. Esistono altre valide fonti che verranno menzionate al momento opportuno. Ma prima è bene chiarire che le sei opere originali non sono prive di imperfezioni. Gli studiosi così come i Vaisnava ortodossi hanno osservato interpolazioni ed inesattezze storiche in ciascuna di esse. Si tratta di questioni rilevanti, ma non determinanti, e si può comunque conseguire una completa comprensione dell’argomento facendo un serio studio comparativo tra tutta la letteratura critica sull’argomento.
La ragione di questi problemi sta nel fatto che gli scrittori della scuola Gaudiya, soprattutto quelli vissuti a cavallo tra il sedicesimo e il diciannovesimo secolo, non sono e non sono mai stati degli storici nel senso occidentale del termine. Anziché concentrarsi sulla cronologia, per esempio, essi tendono a scrivere seguendo il tema principale. Ciò si può osservare perfino negli antichi testi Vedici come lo Srimad-Bhagavatam. Quando il Bhagavatam prende  in esame il matrimonio, per esempio, tratta contemporaneamente di tre generazioni successive – Krishna, Pradyumna e Aniruddha – limitandosi a menzionare in ordine cronologico gli episodi che conducono a questi eventi in altri capitoli apparentemente meno utili allo scopo. Si può osservare un altro esempio simile nel Bhagavatam quando viene trattata l’uccisione dei demoni: gli eventi che portano alla morte di Paundraka, Dvivida, Jarasandha, Sisupala, Salva e Dantavakra vengono citati in successione, sebbene i periodi di tempo che separano queste morti siano considerevoli.
Perciò nella letteratura Vaisnava troviamo spesso i differenti temi raggruppati assieme. Le date e la sequenza degli avvenimenti sono considerati meno importanti. Questa è la regola principale.
Ma vi sono aspetti più importanti per cui gli scrittori storici Vaisnava non si sono conformati alle norme occidentali, e vi sono motivi di uguale importanza che li hanno spinti a continuare secondo i loro modelli personali. Il più significativo è forse il seguente: invece di comunicare dati e fatti – date e sequenze – gli scrittori Gaudiya sono interessati al siddhanta, le “conclusioni filosofiche”, e considerano loro dovere primario quello di comunicare bhava, le “emozioni” di una particolare persona o di un particolar periodo. In altre parole, essi sono interessati marginalmente all’usuale metodo storico e ai relativi dati storici, mentre i loro sforzi si concentrano principalmente sul contenuto spirituale dell’argomento trattato. Per questa ragione, autorità coraggiose come Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakur, anno ammesso che questi libri non possono essere in ogni caso precisi dal punto di vista storico. Per esempio, Shri Naveen Krishnadas nella sua introduzione all’edizione della Gaudiya Math del Bhakti-ratnakara fa riferimento alla raccolta di lettere di Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakur (Patraball, Secondo Khanda, p. 146). In essa, Bhaktisiddhanta Sarasvati dice che “il significato storico di Bhakti-ratnakara è ati alpa – molto limitato”. Ciò nondimeno, Sarasvati Thakur commissionò l’edizione della Gaudiya Math. Ciò significa che egli accettò il libro; egli riconobbe anche che esso aveva molto da offrire in termini di siddhanta. Tuttavia, Bhaktivinoda Thakur, che gli fu padre e mentore spirituale, si basò ampiamente sul Bhakti-ratnakara per riscoprire i luoghi importanti dei divertimenti di Sri Caitanya. Anche Srila Prabhupada si basò sul Bhakti-ratnakara, che viene elencato nelle note bibliografiche in molte delle sue traduzioni e dei suoi commentari. Quindi, a prescindere dai problemi di ordine storico, il libro è stato accettato dall’ortodossia Vaisnava.
Ed è accettato anche dal mondo degli studiosi. D.C. Sen considerò il Bhakti-ratnakara, malgrado le sue imprecisioni, il più importante libro storico del periodo. Più tardi, B.B. Majumdar, una delle autorità più importanti della tradizione Gaudiya di questo secolo, concordò con quanto D.C. Sen affermava, dicendo: “Narahari Chakravarti era uno storico preciso, un ottimo biografo, un esperto di prosodia, un geografo scrupoloso delle aree che racchiudono Mathura e Navadvip… Narahari Chakravarti raccolse le informazioni sulla vita di Srinivas Acarpa e Narottam Thakur nella tradizione scritta e orale più di un secolo dopo la scomparsa di queste personalità. Il suo resoconto perciò può non essere del tutto privo di errori storici. Ma lo stesso tipo di dubbio può essere sollevato nei riguardi di tutti gli storici da Erodono a Tarachand”.
Di conseguenza, i sei volumi appartenenti alla fonte originale possono non essere privi di difetti ma sono preziosi in quanto sono gli unici documenti attendibili di quel periodo, almeno in termini di contenuto spirituale (se non anche in termini di storia in generale). In più, confrontandoli tra di loro con altre fonti storiche, se ne consegue un’unanimità di opinioni che può estinguere ogni ragionevole dubbio a proposito di queste contraddizioni storiche.
Anche se rimangono in discussione alcuni punti di minor rilievo, l’intera serie di eventi risulterà chiara. Per esempio, il Prema-vilas afferma che il primo discorso di Srinivas alla corte del re Birhambir si imperniò sui cinque capitoli della Danza Rasa; il Bhakti-ratnakara invece dice che egli parlò della Bhramara Gita (Ode all’ape). Comunque, come spiega la storia di Srinivas, è chiaro che l’argomento principale del suo primo discorso non modifica in alcun modo la sostanza della storia della sua vita e può senz’altro essere considerato un dettaglio trascurabile.
Ciò nondimeno, per stabilire la verità anche sui particolari più insignificanti, abbiamo consultato molte fonti secondarie. Esiste una pletora di buoni libri in Bengali, eruditi e devozionale, sulle vite di Srinivas, Narottam e Syamananda che riportano altre informazioni oltre a quelle contenute nelle sei opere originali. Tuttavia, per comprendere a fondo il punto di vista filosofico e storico, mi sono avvalso principalmente dell’opera prolifica di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada. Nei suoi libri, nella sua corrispondenza, nelle registrazioni delle sue conversazioni e nei suoi saggi dettagliati, egli spiega il modo in cui si possono studiare approfonditamente Srinivas, Narottam e Syamananda. Inoltre, Srila Prabhupada, nelle sue opere e in special modo nelle sue lettere e conversazioni, parla direttamente di questi tre luminari Vaisnava. Il suo punto di vista sui loro insegnamenti è perfettamente riassunto nella sua traduzione e commento di alcune poesie di Narottam Thakur.
La maggior parte dei rari testi in Sanscrito e in Bengali necessari al completamento di queste “Vite di Srinivas, Narottam e Syamananda” provengono dall’India e per questo, così come per le traduzioni, sono grandemente in debito con Hena Basu e Bharati Roy del Vaisnava History Research Project ci Calcutta. Shrivatsa Gosvami, Kiranash Das, Matura Das, Haridham Das, Dayananda e Nandarani, Sitala-devi e gli altri, troppo numerosi per poterli menzionare tutti, hanno condiviso la conoscenza di queste tre lingue e la tradizione sulla quale si basano. Inoltre, ringrazio in particolare i miei cari amici e confratelli Brahmananda Das, Dasarath Suta Das, Lochanananda Das, Mrigendra Das e Vaiyasakhi Das che hanno offerto il loro sostegno e accresciuto la qualità dell’opera con i loro suggerimenti e i commenti editoriali. Devo anche ringraziare Sua Santità Bhakti-charu Svami e il Dr. Charles White per aver rivisto attentamente il testo, offrendo la loro critica costruttiva, e per aver scritto le parole di incoraggiamento e ispirazione della prefazione.  



Srinivas Acarya

Srinivas Acarya fu uno dei più importanti maestri Vaisnava della generazione immediatamente successiva a quella di Sri Caitanya Mahaprabhu. Egli è ricordato soprattutto come l’illustre discepolo di Gopal Bhatta Gosvami e di Jiva Gosvami, e le sue imprese consistono nell’aver guidato il primo gruppo della distribuzione di libri nella storia del Vaisna-vismo Gaudiya; nell’aver convertito alla religione Vaisnava il re Birhambir (il potente re Malla di Vana Vishnupur); nell’aver dato origine allo stile di kirtan denominato Manohar Shoy; nell’aver sviluppato tecniche elaborate per il Mannari-sadhana; e nell’aver partecipato all’organizzazione del primo festival di Gaura-purnima (l’anniversario della nascita di Sri Caitanya), che si tenne a Kheturi, alla presenza di Narottam Thakur, Syamananda e migliaia di altri Vaisnava.
La storia di Srinivas ha inizio alcuni anni prima della sua nascita con un santo brahmana di nome Gangadhar Bhattacarya e sua moglie, Laksmi-priya, che vivevano nel piccolo villaggio di Chakhandi (sulla riva occidentale del Gange). Essi sarebbero diventati sfortunati poiché, per volere della provvidenza, erano rimasti senza figli per molti anni.
Gangadhar era un grande devoto di Caitanya Mahaprabhu e passava gran parte del suo tempo ascoltando e ripetendo le storie del grande Avatara dalla carnagione dorata. Questa incarnazione profetizzata di Sri Sri Radha e Krishna era da poco apparsa a Navadvip e stava compiendo i Suoi divertimenti (lila) con i Suoi compagni più intimi. Gangadhar Bhattacarya desiderava fare molto di più che non limitarsi a parlare di questi argomenti ma, dovuto a pressioni familiari e sociali, decise dentro di sé di meditare in separazione.
Tuttavia, nell’anno 1510, si rese conto di non riuscire più a tollerare la situazione e decise di recarsi a Navadvip per vedere il Signore della sua vita. Nel corso del suo viaggio dovette passare attraverso Katwa, che dista circa sette miglia da Chakhandi, e lì venne a sapere che Nimai di Nadia – Caitanya Mahaprabhu – si trovava proprio in quel villaggio per prendere il sannyasa, l’ordine di rinuncia alla vita materiale. “Che cosa?”, esclamò Gangadhar. “Perché il mio Signore deve prendere l’ordine di rinuncia? Questa austerità è riservata solo agli esseri umani come me allo scopo di superare i nostri attaccamenti a questo mondo. Non vi è certamente alcuna necessità per Sri Nimai, Dio, la Persona Suprema, di vivere la rigida esistenza di un asceta”. Ma le riserve di Gangadhar Bhattacarya erano miste all’agitazione, perché Mahaprabhu si trovava adesso molto vicino e Gangadhar avrebbe avuto l’opportunità di vedere il suo Signore faccia a faccia!
Quando Gangadhar si avvicinò al sacro luogo in cui Sri Nimai stava prendendo il sannyasa, vide i compagni intimi del Signore, Nityananda Prabhu, Chandrashekar Acarya, Sri Mukunda Datta e molti altri. Vide Madhu Sheel, il barbiere, che si preparava a tagliare i meravigliosi riccioli corvini di Nimai. “No! Fermatevi per favore”, dicevano i presenti. Essi, come Gangadhar, non riuscivano a concepire che il Signore potesse prendere l’ordine di rinuncia né a sopportare di vederlo in quella condizione. Perfino Madhu e gli altri sapevano perfettamente che il Signore era estremamente deciso, perché voleva dare l’esempio a tutto il mondo religioso e perché intendeva sottolineare l’importanza della rinuncia. Non c’era niente che essi potessero fare.

Caitanya Das

Dal momento in cui Keshava Barati, il sannyasa-guru, aveva pronunciato il nuovo nome di Nimai come sannyasi, “Sri Krishna Caitanya”, la folla era caduta in uno stato di shock: “Il bellissimo Nimai sta veramente prendendo il sannyasa!”. Essi non riuscivano a credere ai loro occhi, dai quali le lacrime continuavano a fluire incessantemente. Ma l’atto era compiuto. Madhu, il barbiere, svenne rifiutandosi di credervi. Perché aveva rasato la testa del Signore? Era come se fosse stato spinto dalla stessa mano del Signore perché si esaudissero i Suoi inconcepibili desideri. Qualunque cosa fosse in realtà accaduta, Nimai Pandit era adesso un sannyasi: “Sri Krishna Caitanya”. Gangadhar era particolarmente commosso da quanto aveva visto e non riusciva a trattenersi dal ripetere: “Caitanya! Caitanya! Caitanya!”. Con occhi imploranti rivolti ad ognuno dei presenti, cercava di capire ciò che si era appena manifestato. Ma tutto quello che riusciva a fare era mormorare tra lo stupore misto all’emozione: “Caitanya! Caitanya!”. Le parole di Keshava Barati continuavano a risuonare nella sua mente. In breve Gangadhar sentì se stesso urlare: “Caitanya! Sri Krishna Caitanya! Sri Krishna Caitanya!” con un entusiasmo incontenibile. In qualche modo la tristezza e la felicità trascendentale si erano unite e avevano prodotto un’emozione spirituale particolarmente gioiosa. Gangadhar era incantato – quasi impazzito per l’estasi – mentre ritornava a Chankhandigram, ripetendo costantemente: “Sri Krishna Caitanya! Sri Krishna Caitanya! Caitanya! Caitanya!”.
Raccontò alla moglie gli avvenimenti di Katwa e anch’ella cadde in estasi. La loro estasi aumentava con il passare dei giorni e tutta la città di Chakhandi si meravigliò per l’incredibile trasformazione di Gangadhar; e dopo averlo visto incontrollabilmente assorto sul nome di Sri Caitanya, cosa che contagiava tutti, sua moglie e gli abitanti del villaggio di Chakhandi gli diedero un nuovo soprannome: “Caitanya Das”.


 Viaggio a Puri

Il pensiero fisso di Caitanya Das era Sri Caitanya. Per vedere il Signore, progettò con sua moglie un viaggio a Jagannath Puri, dove il Signore risiedeva dopo aver accettato l’ordine di rinuncia. Quando la coppia arrivò a Puri, si recò immediatamente da Sri Caitanya e si abbandonò ai Suoi piedi. Il Signore mostrò loro una misericordia particolare dicendo: “Jagannath è molto felice del vostro arrivo. Andate nel tempio a vedere la Sua Divinità. Il Signore dagli occhi di loto è estremamente misericordioso, perciò vi prego di andare da Lui”,
ubbidendo all’ordine di Sri Caitanya, Caitanya Das e sua moglie, accompagnati da Govinda, il servitore personale di Sri Caitanya, corsero al tempio dove offrirono molte preghiere ai piedi di Sri Jagannath. Versando lacrime d’amore divino, la felice coppia di brahmana venne poi accompagnata all’uscita del tempio e alloggiata adeguatamente secondo le disposizioni impartite da Sri Caitanya. Così i due sposi trascorsero parecchi giorni felici con il Signore a Jagannath Puri.
Un giorno Mahaprabhu disse al Suo servitore: “Govinda! Anche se Caitanya Das e sua moglie non Me ne hanno mai parlato, so che vorrebbero avere un bambino. Lo hanno confessato davanti  a Jagannath, dal quale Io non sono differente. Essi hanno pregato con sincerità e Io conosco i loro cuori. Il figlio desiderato apparirà presto e il suo nome sarà Srinivas. Sarà un bambino bellissimo. Io manifesterò i bhakti-sastra per mezzo di Rupa e Sanatana e queste scritture verranno distribuite da Srinivas. Facciamo in modo che il brahmana e sua moglie ritornino presto a Chakandi”.

L’apparizione di Srinivas

La coppia di sposi ritornò a Chakhandi e concepì un bambino, un bellissimo maschio che venne chiamato Srinivas. Non è noto con esattezza il suo anno di nascita perché nessuna delle fonti biografiche autorizzate lo menzionano. Ciò nondimeno, esistono almeno cinque importanti teorie che collocano la sua nascita tra il 1517 i il 1585. poiché Srinivas conosceva molti associati diretti di Sri Caitanya, specialmente Narahari Sarkar, che era il contemporaneo più anziano di Caitanya Mahaprabhu, dubitiamo un po’ del fatto che l’ultima data attribuita alla sua nascita sia attendibile. (Narahari a quel tempo era già deceduto). Con ogni probabilità la verità sta nel mezzo, vicino alla data iniziale – forse due decenni prima del 1534, anno della scomparsa di Sri Caitanya. La tradizione ortodossa considera generalmente più corretta la presunta data di nascita più remota, poiché Srinivas era più anziano di Narottam e Syamananda. Anche le loro date di nascita non sono note ma si sa per certo che essi nacquero intorno all’epoca della scomparsa di Sri Caitanya.
Tuttavia, come spiega la storia di Srinivas, è chiaro che egli era giovane all’epoca della scomparsa del Signore quindi è probabile che egli avesse circa quindici – vent’anni nel 1534. gli studiosi moderni sostengono che Srinivas Acarpa nacque nel secondo o terzo decennio del sedicesimo secolo, o forse un po’ prima.
Sappiamo che egli nacque nel giorno auspicioso di luna piena del mese di Vaishakha (Aprile-Maggio), e che i suoi genitori brahmana erano pieni di gioia per quel figlio speciale. Il padre li Lakrmi-priya, Balaram Vipra, era un sapiente astrologo e disse alla coppia felice che il loro figlio era un mahapurush, una persona con poteri divini. Il Bhakti-ratnakara riporta le predizioni di Balaram Vipra: “Nel giorno di luna piena del mese di Vaishakha, sotto la costellazione Rhoini, quando tutte le stelle sono allineate nel modo più benefico, Laksmi-priya, la moglie di Caitanya Das, darà alla luce un maschio che diventerà un grande devoto di Caitanya Mahaprabhu”. In effetti, la luminosità del corpo del bambino era proprio simile all’oro fuso e ricordava quindi quella di Sri Caitanya.
Egli aveva un naso dritto ed elegante; i suoi bellissimi occhi si allungavano come enormi fiori di loto; aveva un ampio petto e braccia lunghe fino alle ginocchia proprio come Sri Caitanya. Tutto ciò viene dettagliatamente descritto nei primi capitoli del Bhakti-ratnakara e del Prema-vilas.

La sua giovinezza

Secondo il costume dell’epoca, Caitanya Das e Laksmi-priya elargirono subito doni ai brahmana, felici per le benedizioni che essi offrirono al loro bambino. Conformemente a queste benedizioni, Laksmi-priya avrebbe cantato costantemente con devozione all’orecchio del bambino il Gaura-kirtana. I suoni melodiosi delle preghiere della madre rendevano felice Srinivas che, crescendo giorno dopo giorno, imparava a cantare i nomi di Caitanya Mahaprabhu e Radha e Krishna.
In breve, questa piccola luna crescente di nome Srinivas si sviluppò perfettamente ed era noto come il ragazzo più luminoso e più bello di tutta Chakhlandi. Egli studiò sotto la guida del celebre Dhananjaya Vidyavachaspati, che gli insegnò la conoscenza Vedica in ogni sua parte: la religione, la logica, la poesia, la politica, la grammatica, l’Ayurveda, e altre scienze ben note a quel tempo. Tuttavia, stando al terzo capitolo del Prema-vilas, Dhananjaya Vidyavachaspati ammise di non aver nulla da insegnare a Srinivas: “Questo ragazzo sa più di quanto io abbia mai sperato di sapere”. Inoltre, il Prema-vilas riferisce che la Dea della Cultura apparve in sogno a Srinivas dicendogli che lo avrebbe personalmente reso esperto in ogni area del sapere e che egli avrebbe in particolar modo conseguito una grande padronanza delle scritture. Ciò nonostante Srinivas divenne noto come l’allievo perfetto di Dhananjaya Vidyavachaspati e come tale fu l’orgoglio di Chakhandi, senza che nessuno potesse rivaleggiare con lui. Egli era amato da tutti gli abitanti della città, che lo consideravano una gemma preziosa.



Narahari Sarkar Thakur

A causa della sua popolarità, Srinivas entrò in contatto con Narahari Sarkar, un associato intimo di Sri Caitanya della vicina Shrikhanda (Shrikhanda e Chakhandi si trovano entrambe nel distretto di Burdwan, nel Bengala).
Per la sua intensa devozione, Narahari Sarkar aveva il permesso di glorificare Caitanya Mahaprabhu in Sua presenza, sebbene il Signore estromettesse per umiltà chiunque cantasse le Sue glorie.
Questa particolarità concessa a Narahari Sarkar da Sri Caitanya stesso colpì Srinivas che accettò di conseguenza Sri Narahari come suo primo guru istruttore. Secondo tutte le fonti autorevoli, dopo l’incontro tra il giovane Srinivas e Narahari Sarkar, il ragazzo iniziò a manifestare sintomi estatici. Narahari, che nutriva un profondo affetto per lui, gli impartì istruzioni spirituali e gli disse di recarsi a Puri per incontrare Sri Caitanya mahaprabhu.
Mentre Srinivas stava considerando di recarsi a Puri, suo padre si ammalò e dopo sette giorni di febbre lasciò questo mondo mortale. Fu un grave colpo per la famiglia e Srinivas fece tutto il possibile per alleviare il dolore della madre. Nel frattempo l’onniscente Sri Caitnaya mahaprabhu preparava i Suoi associati all’arrivo di Srinivas:

Egli (Mahaprabhu) aveva scritto a Rupa. Sanatan e Gopal chiedendo di addestrare Srinivas nella vita spirituale (Kamananda, Sesto capitolo). Sri Caitanya chiese inoltre a Gadadhar Pandit di insegnare a Srinivas il Bhagavat appena fosse arrivato a Jagannath Puri. (Prema-vilas, quarto capitolo).

Narahari Sarkar consigliò a Srinivas di occuparsi della cura e del mantenimento di sua madre a Jajigram, dove ella si era trasferita e dove risiedevano il padre di lei, Balaram Vipra, e i suoi fratelli. Tuttavia, Narahari insistette perché Srinivas procedesse per Puri in modo da potersi associare con Sri Caitanya. In quel periodo Srinivas chiese a Naharari di iniziarlo al canto del nome di Krishna ma Narahari gli rispose che Mahaprabhu desiderava che egli prendesse l’iniziazione da Gopal Bhatta Goswami.

L’incontro con Gadadhar Pandit

Ancora ragazzo, Srinivas si recò con un amico a Puri e, secondo il Kamananda, venne a sapere nel corso del suo viaggio della precoce dipartita di Sri Caitanya da questo mondo. In un primo momento, quando sentì questa terribile notizia, decise di suicidarsi gettandosi nel fuoco. Tuttavia, Sri Caitanya e Nityananda Prabhu, che secondo alcuni erano entrambi scomparsi nello stesso momento, apparvero a Srinivas “col pretesto di un sogno” e lo consolarono. La frase shopna chalet: “col pretesto di un sogno”, compare spesso nella letteratura Bengali del periodo e viene generalmente usata per indicare: “nel contesto di una visione spirituale”.
Malgrado queste visioni, Srinivas restava però affranto dal dolore, mentre percorreva la strada per il tempio di Gopinath a Puri dove avrebbe preso rifugio in Gadadhar Pandit. Il Pandit era sopraffatto dall’intensa separazione e le lacrime fluivano dai suoi occhi come torrenti di pioggia. Srinivas stesso ne restò traumatizzato ma feci in modo di prostrarsi con profondo rispetto ai piedi di Sri Gadadhar. Dopo essersi presentato, egli notò un cambiamento d’umore in Gadadhar Pandit: “Sono felice che tu sia venuto e ti sia presentato. Poco prima della Sua dipartita, Caitanya Mahaprabhu mi ha ordinato di insegnarti il Bhagavatam. Egli sapeva che un giorno saresti arrivato a Puri e mi ha chiesto di spiegarti la Krishna-lila”.
Benché Gadadhar Pandit ora gioisse per la prospettiva di esaudire uno degli ultimi desideri di Mahaprabhu, fu improvvisamente sopraffatto ancora una volta dal dolore: “Non posso insegnarti il Bhagavatam in questo momento, o giovane Srinivas, perché ora il manoscritto in mio possesso è diventato illeggibile per le innumerevoli lacrime che ho versato sulle sue pagine”. Lo storico D.C. Sen scrive che il manoscritto era “in gran parte cancellato dalle lacrime di Caitanya”. A quanto pare, Mahaprabhu aveva dato il manoscritto a Gadadhar ma prima di farlo vi aveva pianto sopra quando aveva letto della separazione tra Radha e Krishna. Srinivas toccò il libro sacro con la testa nel più profondo rispetto e iniziò a sperimentare sintomi di estasi. Tuttavia restava il problema di studiare un libro che era stato reso illeggibile. Sia Gadadhar che Srinivas non sarebbero stati facilmente distolti dal loro obiettivo. Il volere di Mahaprabhu – che Srinivas studiasse il Bhagavatam sotto la guida di Gadadhar Pandit – non poteva essere compiuto. In fondo si trattava veramente del volere del Signore.
Nel tentativo di realizzare questo decreto divino, Sri Gadadhar inviò un messaggio a Narahari Sarkar in Bengala, chiedendogli di procurare un altro manoscritto dello Srimad-Bhagavatam, che avrebbe potuto usare per istruire il giovane ed entusiasta Srinivas. Narahari rispose che un’altra copia era disponibile e chiese che fosse subito inviato un messaggero per la consegna del libro.
Alla richiesta di Gadadhar, lo stesso Srinivas venne inviato in Bengala per prendere in consegna il Bhagavatam. Sri Gadadhar gli disse di fare in fretta perché la separazione da Mahaprabhu era intollerabile per lui, e non sapeva quanto tempo ancora sarebbe rimasto in questo mondo.
Tuttavia, prima di lasciare Puri per il Bengala, Srinivas vide esaudirsi un desiderio a lungo accarezzato: vedere i diretti associati di Sri caitanya. Si recò nelle dimore di Kamananda Roy, Shikhi Mariti, Sarvabhuma Bhattacarya, Vakreshvara Pandit, Paramananda Puri, Gopinath Acarpa e molti altri. Si recò anche a visitare il re Prataparuda ma, secondo il Bhakti-ratnakara, il re era andato via per piangere in solitudine la scomparsa del Signore.


Srinivas come Gaura-Shakti

Quando videro Srinivas, tutte le grandi personalità di Puri ricordarono Sri Caitanya. Osservando il suo amore per Dio, intenso e senza precedenti, i devoti compresero che egli era Gaura-shakti, l’incarnazione dell’energia di Caitanya Mahaprabhu, e in effetti il Prema-vilas sostiene che Srinivas è l’incarnazione dell’estasi di Mahaprabhu. Gli associati intimi del Signore lo percepirono naturalmente e capirono subito che attraverso Srinivas l’eterno messaggio di Sri Caitnaya – il messaggio esoterico della letteratura Vedica – sarebbe stato ampiamente diffuso.
Se Sri Caitanya Mahaprabhu aveva spalancato le porte dell’amore per Dio e i Gosvami avevano preso quel nettare e l’avevano versato in recipienti tangibili. Srinivas si sarebbe assicurato che questi recipienti venissero correttamente distribuiti tra tutte le anime sincere. Avvertendo tutto questo, gli associati intimi di Caitanya Mahaprabhu diedero a Srinivas importanti consigli e istruzioni per portare avanti la sua missione. Quando Srinivas arrivò in Bengala e ricevette la copia del Bhagavatam da Narahari Sarkar Thakur, seppe della dipartita di Gadadhar Pandit. Fu un colpo terribile e Srinivas, addolorato per il distacco, non ritornò più a Puri. Secondo altre autorevoli versioni, egli seppe della dipartita di Gadadhar solo quando tornò a Puri.
Qualunque sia la versione corretta, Gadadhar Pandit gli apparve “col pretesto di un sogno” e lo incoraggiò ad andare avanti. A quel tempo Srinivas rifletteva sull’inconcepibile volere del Signore. Perché aveva portato via la persona che doveva insegnarli il Bhagavatam? C’era qualcun altro che potesse insegnarli le sacre scritture? Non sapeva che presto avrebbe studiato sotto la guida di Jiva Gosvami, il più stimato studioso del Vaisnavismo Gaudiya. 
Il piano originale che prevedeva lo studio delle scritture sotto la guida di Gadadhar Pandit era destinato ad attrarlo a risvegliare il suo appetito spirituale e a farlo impazzire per il sentimento di separazione dal Signore e dai Suoi devoti.
Alcuni dicono che in quel periodo Srinivas venne preso dallo sconforto ma non si sa molto sui mesi e sugli anni successivi alla scomparsa di Sri Gadadhar da questo mondo. Si presume che Srinivas abbia trascorso inizialmente questo periodo in uno stato di grande dolore e successivamente meditando e studiando seriamente.
Nelle biografie disponibili non c’è alcun resoconto sulla vita di Srinivas riguardante gli anni che seguirono. I libri di Karnapur, Narottam, e Nrsinghadev Kaviraj possono averne riportato qualche traccia ma non siamo stati in grado di ritrovarle interamente, ad eccezione di qualche passaggio citato negli scritti contemporanei e più antichi. Sembra che egli avesse continuato i suoi studi, essendo ancora adolescente.
Quando Sri Jahnava-devi (la moglie di Nityananda Prabhu) si recò a Vrindavana, Rupa Gosvami le chiese di mandare Srinivas a Vrindavana (dal Bengala) il più presto possibile (Prema-vilas, Sedicesimo Capitolo). Al suo ritorno in Bengala Jahnava-devi chiese a Narahari di farlo partire, poiché Rupa lo stava aspettando per istruirlo. Era stato Sri Caitanya ad ordinare ai Gosvami di Vraja di addestrare Srinivas e Narahari gli consigliò quindi di affrettarsi affinché il Suo ordine non fosse trasgredito.

Questa richiesta pare avesse intensificato il desiderio di Srinivas di studiare la letteratura Bhakti con Rupa e Sanatan ma ciò nonostante rimase a casa. Si sarebbe recato in seguito a Vrindavana per incontrare Rupa e Sanatana. Lungo la strada decise di visitare le case dei principali associati di Sri Caitanya e di fermarsi a Navadvipa per visitare la casa natale di Sri Caitanya.

Associazione con i devoti di Navadvip

Era la seconda volta che il giovane Srinivas si comportava in questo modo: la prima con Gadadhar Pandit e ora con Rupa e Sanatana. Forse l’entusiasmo di Srinivas si associarsi con i diretti seguaci di Sri Caitanya a Puri e a Navadvip fu così travolgente da renderlo incapace di tener conto del saggio consiglio dei suoi maestri. Qualcuno dice che tutto ciò accadde per volere della provvidenza di modo che Srinivas prendesse l’iniziazione da Gopal Bhatta Gosvami. Altri sono dell’opinione che Srinivas, con il suo esempio, stava semplicemente insegnando l’importanza inequivocabile del sacro pellegrinaggio e dell’associazione con i devoti.
Qualunque sia stata la ragione, Srinivas fu affascinato dalla casa di Sri Caitanya a Navadvip (Mayapur); là incontrò Vishnu-priya-devi, la riverita vedova di Sri Caitanya. In quei giorni vide Vishnu-priya compiere rigide austerità. Ella, per esempio, cantava il maha-mantra – Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare, Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare – su ogni chicco di riso che possedeva. Quando aveva finito il suo canto quotidiano, mangiava solo i chicchi di riso che aveva messo da parte con il canto di ciascun mantra. “In verità”  diceva Srinivas “questa è una moglie degna di Sri Caitanya”.
Srinivas incontrò anche Damodar Pandit, Shuklambar, Murari Gupta ed altri vecchi intimi di Sri Caitanya a Navadvip. Da Navadvip Srinivas si recò nei pressi di Shantipur, dove incontrò la moglie di Sri Advaita, Sita Thakurani, e i suoi due figli, Acuta e Gopal.
Nella versione Talukdara del Prema-vilas si afferma che Srinivas andò a Shantipur solo tre anni dopo la scomparsa di Advaita Acarpa, mentre la versione Vidyaratna afferma che ciò avvenne tredici anni dopo la santa dipartita di Sri Advaita. Quest’ultimo calcolo sembra più rispondente alla maggior parte delle informazioni biografiche disponibili sulla vita e sui tempi di Sri Advaita.

Srinivas incontra Jahnava-devi

Dopo la calorosa accoglienza di Sita Thakurani e dei suoi figli, Srinivas visitò la casa di Nityananda Prabhu a Khardaha, dove Jahnava-devi, suo figlio Birabhadra e altre persone accolsero Srinivas come un membro della loro famiglia. Ma Jahnava-devi lo incoraggiò a partire senza indugio per Vrindavana perché Rupa e Sanatana si sarebbero ricongiunti presto al Signore nel mondo spirituale.
Sulla strada per Vrindavana, Srinivas si fermò a Khanakul Krishna-Nagar, nella famosa casa di Abhiram Thakur, per inviare una lettera a Jahnava-devi. Al suo arrivo, Abhiram Thakur lo accolse con tre frustate affettuose vibrate da una straordinaria frusta! Questa frusta, nota come “Jai Mangal”, aveva la particolarità di concedere l’amore per Dio a chiunque ne fosse toccato. Lo strano saluto di Sri Abhiram era in realtà una benedizione. (Secondo alcuni, il Jai Mandal è un bastone di bambù più simile a una bacchetta magica che a una frusta).
L’illustre storico D.C.Sen è piuttosto in errore quando afferma che Srinivas “… ricevette i segni del bastone Jayamangala nel tempio di Kardha…” in occasione della sua visita a Jahnava-devi. Secondo il Prema-vilas (Quarto capitolo), era stato chiaramente Abhiram Yhakur, l’incarnazione dell’amico intimo di Krishna, Sridama, a benedire Srinivas col bastone a Krishna-nagar. Sia Abhiram che sua moglie, Malini, mostrarono un profondo affetto per Srinivas. Non solo lo benedissero con la famosa frusta ma gli impartirono istruzioni preziose oltre a ripetergli quanto fosse importante andare a Vrindavana il più presto possibile.
Continuando il suo viaggio, Srinivas si fermò a Katwa, dove suo padre aveva visto Sri Caitanya accettare l’ordine di rinuncia. Poi passò da Agradvip, dove i tre famosi fratelli Ghosh – Vasudev, Govinda e Madhava – avevano fondato il loro tempio e procedette per Ekachakra, città natale di Nityananda Prabhu.
Infine, Srinivas fece una lunga sosta a Jajigram per congedarsi dall’anziana madre, Laksmi-priya, e per incontrare ancora una volta Narahari Sarkar che egli considerava il suo amato guru.
Narahari era preoccupato perché Srinivas aveva ritardato tanto ad andare a Vrindavana e gli chiese quindi di partire immediatamente. “Altrimenti”, disse Narahari, “potresti non vedere mai esaudito il desiderio del tuo cuore: studiare le scritture della Bhakti con Rupa e Sanatana”. E così senza distrarsi ulteriormente Srinivas si dispose a partire per Vraja. A quell’epoca era ormai diventato adulto.

Il viaggio a Vraja

Lo storico religioso Bengali B.B. Majumdar afferma che la prima visita di Srinivas a Vrindavan ebbe luogo nell’anno 1564, mentre Radhagovinda Nath, un’altra insigne autorità, dice che avvenne nel 1592. poiché in entrambe le date Srinivas sarebbe stato un uomo di mezza età, è probabile che una data antecedente sia molto più corretta anche perché è provato che Srinivas era giovane all’epoca del suo viaggio. Il Dr. Sambidananda Das ipotizza giustamente che Srinivas sia andato per la prima volta a Vrindavana a metà del 1550, quando aveva circa 32-33 anni, e fornisce prove dettagliate a sostegno della sua teoria.
Nel frattempo, Sanatana Gosvami aveva lasciato questo mondo mortale e Rupa Gosvami non ne sopportava la separazione. Sri Rupa sentiva che non sarebbe sopravvissuto per istruire Srinivas e così chiese al suo illustre discepolo (e nipote), Jiva Gosvami, di prendersi cura di Srinivas quando sarebbe arrivato a Vrindavana. In quei giorni, viaggiare per lo più a piedi era difficile.
Ciò nondimeno, srinivas stava procedendo rapidamente; si fermò brevemente a Benares per visitare la casa di Chandrashekhar Acarya (dove Sri Caitanya aveva vissuto per due mesi). Qui Srinivas incontrò un anziano discepolo di Chandrashekhar, che lo invitò a pranzo e gli mostrò i luoghi inerenti a Sri Caitanya.
In seguito Srinivas raggiunse Prayag (attualmente nota come Allahbad) e vi passò la notte. Quattro giorni prima di arrivare a Vrindavana, seppe della scomparsa di Sanatana, avvenuta quattro mesi prima. Per di più, giunto a Mathura, seppe che anche Rupa Gosvami era scomparso appena tre giorni prima.
Sentendo queste notizie, Srinivas cadde a terra urlando come un pazzo. Si considerava la persona più sfortunata dell’intero universo. Tutte le sue iniziative, dal previsto incontro con Caitanya Mahaprabhu allo studio del Bhagavatam con Gadadhar Pandit, all’incontro con Rupa e Sanatana erano fallite, e Srinivas si sedette sotto un albero desiderando di morire.
Proprio in quel momento, gli apparvero Rupa e Sanatana “col pretesto di un sogno” e gli dissero che egli era l’incarnazione dell’amore di Sri Caitanya. Lo incoraggiarono a procedere per Vrindavana, gli dissero di prendere rifugio in Gopal Bhatta Gosvami e di studiare con tutta l’anima sotto la guida di Sri Jiva.


Jiva e Gopal Bhatta Gosvami

Le parole di Sri Sanatana e di Sri Rupa furono in qualche modo di sollievo al cuore gonfio di dolore di Srinivas. Egli era ora in grado di viaggiare e così sentì presto la polvere di Vrindavana sotto i suoi piedi. Il suo tormento cominciò ad attenuarsi quando raggiunse il tempio di Rupa Gosvami, Govindadev, poiché sperava di trovare conforto ai piedi di loto di Sri Govinda.
Alcuni storici dubitano che Srinivas potesse trovare un tempio di Govindadev già perfettamente costruito nel 1550 poiché sul tempio c’è un attestante che il mandir fu completato nel 1590. ciò nondimeno, poiché i biografi tradizionali affermano che al suo arrivo Srinivas vide il tempio di Govindadev, è molto probabile che a quell’epoca esistesse una struttura preliminare.
Il Bhakti-ratnakara racconta che quando Srinivas sedette in trance davanti alle Divinità, Jiva Gosvami e i suoi numerosi seguaci entrarono nel tempio, Srinivas riconobbe immediatamente il famoso Gosvami e dopo essersi presentato venne accolto da Sri Jiva con molto calore e affettuosa ospitalità.
Sri Jiva portò Srinivas al suo Sri Sri Radha Damodar Mandir e gli fornì un alloggio confortevole per la notte. Il giorno seguente, Srinivas offrì i suoi omaggi alla tomba di Sri Rupa nel cortile del tempio di Jiva Gosvami. Poi Jiva lo presentò a Gopal Bhatta Gosvami, che gli rivolse parole gentili ma gli espresse apertamente il proprio dispiacere per il suo ritardato arrivo in quanto Rupa e Sanatana erano stati molto ansiosi di incontrarlo. Gopal Bhatta condusse poi Srinivas al suo tempio di Radha-Ramana, dove chiese alle divinità di benedire il nuovo pellegrino appena giunto a Vrindavana.
In accordo al sesto capitolo del Prema-vilas, Gopal Bhatta Gosvami rivelò proprio in quel periodo a Srinivas che nel regno spirituale egli (Srinivas) è Mani Mannari. Gopal Bhatta gli disse anche che in questa eterna identità spirituale, sulla quale egli doveva meditare costantemente, egli assiste sempre Guna Manjari (Gopal Bhatta stesso, noto anche come Ananga Manjari) nel servizio a Sri Sri Radha e Krishna. Su questo egli avrebbe dovuto meditare interiormente a partire da quel giorno; ciò avrebbe portato Srinivas a realizzare perfettamente se stesso. Gopal Bhatta Gosvami gli spiegò che questa forma di servizio devozionale si chiama Ragatmika Bhajan. Dopo avergli fatto queste rivelazioni, Gopal Bhatta Gosvami e Jiva Gosvami presentarono gradualmente Srinivas a tutti gli abitanti di Vraja.

Narottam e Dukhi Krishnadas

Gopal Bhatta e Jiva Gosvami diedero ottimi insegnamenti a Srinivas e Gopal Bhatta lo iniziò come aveva ordinato Caitanya Mahaprabhu.
Poiché Jiva Gosvami era il più eminente filosofo Vaisnava di quel periodo, Gopal Bhatta indirizzò Srinivas a Sri Jiva per ricevere istruzioni più elevate. Occorre ricordare che questo era un desiderio espresso da Rupa-Sanatana. In realtà, il Prema-vilas chiarisce che fu Sri Jiva a prendersi personalmente cura di Srinivas e a dargli una profonda educazione spirituale.
Un altro giovane studioso, l’illustre Narottam, era già stato sotto la tutela di Sri Jiva. Narottam era stato in origine iniziato da Lokanath Gosvami ma fu mandato da quest’ultimo alla scuola di Sri Jiva per ulteriori istruzioni spirituali. Narottam studiava sotto la guida di Sri Jiva già da un anno quando Srinivas arrivò a Vrindavana.
In seguito arrivò anche il giovane Dukhi Krishnadas, inviato dal suo guru, Hridoy Caitanya. Questi tre giovani – Srinivas, narottam e Dukhi Krishnadas – studiarono sotto la guida di Jiva Gosvami con il massimo entusiasmo diventando i suoi migliori studenti e, fra di loro, amici inseparabili.

 Ragnava Pandit

Jiva Gosvami ordinò ai suoi tre allievi di studiare le foreste di Vrindavana con Ragnava Pandit che, essendo un’incarnazione delle gopi intima Dhanistha (nei divertimenti di Krishna), conosceva tutti i boschetti sacri e ciò che essi rappresentano per il movimento della Bhakti. Il Bhakti-ratnakara dedica cinque lunghi capitoli (l’intera “Quinta Onda”, che conta 3.937 distici in Bengali) ai vagabondaggi di Ragnava Pandit con Narottam e Srinivas attraverso i sessantaquattro Krosha di Mathura Mandala. Questi pellegrinaggi vengono dettagliati scientificamente in riferimento alla teologia, alla morfologia e all’ontologia.
Secondo alcuni resoconti, Dukhi Krishnadas li accompagnava nei loro pellegrinaggi mentre secondo altri egli si unì a loro successivamente.
Col trascorrere del tempo, fu data a Srinivas, Narottam e Dukhi Krishnadas una missione speciale. Essi dovevano distribuire i libri dei Gosvami – le scritture del Bhakti-rasa – specialmente in Bengala, dove il Vaisnavismo era stato ampiamente adottato, ma dove era anche necessario un rafforzamento della letteratura filosofica.
Jahnava-devi aveva fatto visita a Rupa e sanatana a Vrindavana qualche anno prima, ed essendo perfettamente a conoscenza della letteratura spirituale che i Gosvami di Vrindavana stavano producendo in modo così prolifico, si mise in contatto con Jiva Gosvami per suggerirgli di inviare i libri in Bengala. Per esaudire i suoi desideri, Sri Jiva convocò allora i suoi tre uomini migliori.

Inizia la missione

Nel corso di una grande riunione di Vaisnava, Sri Jiva si rivolse a Narottam Das: “Da oggi in poi, verrai chiamato Narottam Thakur Mahashoy”. Poi chiamò Srinivas: “tu ti chiamerai Srinivas Acarya”, e infine Dukhi Krishnadas: “Poiché hai soddisfatto Srimati Radharani, ti chiamerai Syamananda”. (La storia di come in realtà Syamananda ricevette questo nome è narrata nell’ultimo capitolo di questo libro). Dopo aver conferito loro questi titoli, Sri Jiva parlò della loro futura missione di sankirtana in Bengala, in Orissa e nelle altre province dell’India. L’illustre triumvirato non voleva lasciare la sacra terra di Vrindavana, ma comprese perfettamente l’importanza della sua missione divina. Essi si recarono dal guru che li aveva iniziati e ne ricevettero le loro benedizioni: ciò instillò in loro l’entusiasmo necessario per iniziare. Quando ritornarono da Sri Jiva, egli stava facendo i preparativi per il lungo e difficile viaggio che li attendeva: questi erano, dopo tutto, i suoi tre studenti migliori e non si risparmiò nessuna fatica per il loro bene.
Sri Jiva si rivolse a un suo discepolo, un ricco mercante di Matura, affinché fornisse un enorme carro spazioso, quattro tori robusti e dieci guardie armate. I manoscritti – le opere originali di Rupa, Sanatana, Gopal Bhatta, Ragunath Das, Jiva e altri – furono accuratamente riposti in una grande cassa di legno che venne chiusa a chiave e coperta con una speciale tela cerata.
Alcuni dicono che questi manoscritti fossero le uniche copie esistenti di queste opere e che quindi Jiva fu estremamente attento nel riporli e nello scegliere gli uomini che li avrebbero accompagnati. Altri dicono che Jiva aveva assunto degli scrivani per ricopiarli e che comunque i libri erano di grande valore esistendone solo una o due copie. Sri Jiva chiese anche un passaporto speciale al re di Jaipur che sarebbe servito ai nostri tre eroi nelle varie regioni dell’India Orientale. Dopo un’accurata preparazione, Srinivas, Narottam e Syamananda lasciarono Vrindavana.

Il primo gruppo di sankirtana viaggiante

Quando iniziarono il viaggio per Matura, li accompagnarono parecchi devoti, incluso Sri Jiva, incapaci di sopportare la separazione. Giunti in prossimità di Agra, i loro amici restarono indietro. Raggiunsero presto una piccola città chiamata a quei tempi Ita e in seguito viaggiarono lungo un sentiero attraverso la giungla di Chota-Nagapur, nota anche come la foresta di Jarikhanda. Lasciando Maghadesh alla loro sinistra arrivarono a Tamlook, dove si accamparono per la notte.
Dopo molti mesi di viaggio arrivarono alla terra di Gaudadesh, il Bengala. Sicuri di essere vicini al termine della loro missione, decisero di riposarsi in un piccolo villaggio chiamato Gopalur, proprio al confine col regno di Malla di Vana Vishnupur. Qui fu rubato il preziosissimo carico di libri, ma prima di raccontare i dettagli di questo episodio straziante, sarà utile un quadro storico dell’epoca.

Vana Vishnupur

Poiché la provincia governata da Vana Vishnupur è presente in modo evidente nella vita di Srinivas Acarpa, è bene spiegare brevemente la storia e la geografia di questa località. Il regno di Vishnupur si trova nel distretto di Birbhum, nel Bengala, cinto a nord dal Santhal Pargannas e a sud da Midnapur. La capitale era Leagram, che nella prima parte del diciottesimo secolo era governata dal re Adimalla (letteralmente “il primo eroe”), in origine noto come Raghunat Singh. Secondo la tradizione, Raghunath era un guerriero che venne elevato da un capo Bagdi e successivamente posto sul trono. Il regno era indipendente e potente. D.C. Sen così scrive a proposito dei re Malla:

Una documentazione sui re di Vishnupur con le date ad essi relative si trova nell’Oldham’s Historical and Ethnological Aspect” del Distretto di Burdwn. Il figlio di Adimala, Jayamalla, estese i suoi domini conquistando Padampur; l’intera famiglia reale di quella città si suicidò gettandosi nel lago di Kanai Sara dopo l’ultima sconfitta, per evitare di essere catturata da Jayamalla. Il quarantottesimo re di Vishnupur dopo il suo fondatore fu Vanamalla, il cui figlio, Ham Bir, (letteralmente “Io sono un eroe”) salì al trono verso la fine del sedicesimo secolo, Ham Bir era generalmente noto come Birhambir… (Oltre che del suo enorme regno) egli fu il capo di una grossa banda di banditi che erano il terrore dei paesi conquistati. Aveva al suo servizio un gran numero di criminali e di assassini che infestavano le strade uccidendo e derubando i viandanti. Gli astrologhi di corte erano sempre pronti a sottoporgli rapporti segreti sulla fortuna che gli avrebbero portato le stelle se egli avesse compiuto rapine in determinate località.

Il furto dei libri

I ladri del re seguirono Srinivas, Narottam e Syamananda per un certo periodo di tempo, osservando attentamente da lontano il carro ben protetto contenente gli inestimabili manoscritti. Secondo il Bhakti-ratnakara, essi avevano l’intenzione di rubare il carro successivamente, tenendolo però sotto stretta sorveglianza, e aspettarono con discrezione fino a quando raggiunsero la giurisdizione del regno del loro Raja. I ladri di corte scoprirono ben presto che solo quindici uomini accompagnavano il carro – dieci soldati armati, tre uomini santi, e i due conduttori del carro.
Il convoglio era di particolare interesse per i ladri perché gli astrologi del re avevano predetto che il carro conteneva un tesoro prezioso. La banda di ladri, composta di oltre duecento uomini, s’infiammava facendo congetture mentre venivano commentate le parole di uno degli astrologi: “Questo carro è colmo di gemme più preziose dell’oro”.
Eccitati dalla possibilità di acquisire un’enorme fortuna, essi stavano per impadronirsi del convoglio di un villaggio, chiamato Tamar ma le circostanze non glielo permisero. I predoni seguirono di nascosto il convoglio nella città di Raghunathpur e a Panchavati. Infine a Gopalur, i santi Vaisnava si fermarono per la notte vicino a un bel lago, certi che la loro missione fosse quasi completata.
La notte buia e le stelle luminose furono gli unici testimoni del furto dei manoscritti perché i quindici uomini dormivano profondamente, stanchi del viaggio faticoso. Quando si svegliarono fu come se fossero divenuti preda del peggiore degli incubi. La perdita di questo inestimabile tesoro fu una scena tra le più terribili. I tre uomini intrepidi non riuscivano a controllare le lacrime. Ma Srinivas, il più anziano del gruppo, consigliò altri due, Narottam e Syamananda, di asciugarsi gli occhi e di proseguire nella missione di portare il messaggio dei Sei Gosvami nelle varie parti del Bengala e dell’Orissa.
Srinivas si assunse solennemente il compito di ritrovare i manoscritti. Prima di mettersi all’opera, egli scrisse però a Jiva Gosvami per raccontargli tutto ciò che era accaduto.

Il re scopre l’amore per Dio

Mentre Srinivas a molte miglia di distanza scriveva la sua lettera, il re Birhambir rovistava tra i tesori rubati ai vari viaggiatori. Proprio in quel momento, apparvero i suoi servitori con la più recente acquisizione di corte – la cassa di Srinivas accuratamente avvolta, contenente “le gemme più preziose”.
Birhambir lasciò perdere tutto il resto e scoprì smaniosamente la sua ultima preda: avendo udito le profezie, non riusciva certamente ad immaginare quali splendori lo attendevano.
Dopo un attimo di suspense, egli tolse il tessuto che lo copriva e aprì la cassa. Che delusione! Dov’era l’inestimabile tesoro? Sollevando incredulo il primo manoscritto, il re vide la firma “Sri Rupa Gosvami” scritta su una foglia di palma.
Osservando più attentamente e vedendo la stupenda esposizione fatta da Sri Rupa sulla filosofia Vaisnava, egli sentì qualcosa in sè cambiare profondamente. Secondo la Gaura-parshad-charitavali, Birhambir acquisì in quel momento l’amore per Krishna.
Egli poi ripose rispettosamente il volume nella cassa e si ritirò per la notte, consapevole del grave peccato che aveva stupidamente istigato a commettere.

Srinivas appare in sogno

Quando il re si addormentò fece uno strano sogno. Vide una persona bella e luminosa, il cui corpo era colmo di energia divina che con un sorriso affettuoso gli diceva: “Non preoccuparti. Verrò presto a Vishnupur e potremo incontrarci. Ricupererò i miei manoscritti e sarai liberato da ogni reazione peccaminosa. In quel momento proverai una gioia sconfinata. Sappi per certo che tu sei il mio eterno servitore vita dopo vita e che io sono il tuo eterno amico”. Il mattino seguente il re si svegliò e iniziò una nuova vita attendendo il giorno in cui il sogno misterioso si sarebbe avverato.
Nel contempo, Srinivas Acarpa si trovava nei dintorni di Vishnupur, dove incontrò un brahmana del luogo di nome Sri Krishna Ballabha. I due saggi fecero amicizia e Krishna Ballabha invitò gentilmente Srinivas nella sua casa. Gradualmente egli realizzò la posizione elevata di Srinivas e si abbandonò a lui come discepolo. In seguito Krishna Ballabha lo informò che il re convocava regolarmente un gruppo di studio sul Bhagavatam per chiunque fosse interessato. Srinivas fu estremamente incuriosito sul modo in cui il Bhagavatam veniva presentato e chiese a Krishna Ballabha di accompagnarlo alla riunione successiva.

La recitazione del Bhagavatam

Quando arrivarono, Vyasacarya, il saggio di corte, stava recitando e commentando il Bhagavatam. Srinivas non ne fu particolarmente colpito ma non disse nulla. Il giorno seguente essi ritornarono ed anche questa volta Vyasacarya stava pontificando allo stesso modo. Dopo due settimane di esibizione intollerabile da parte del saggio di corte, Srinivas non riuscì più a contenersi e subito dopo la riunione parlò a Vyasacarya: “Voi, signore, non seguite il testo e i vostri commenti non sono in linea con Sridara Svami e gli altri esponenti tradizionali della filosofia Bhagavat. Vyasacarya ascoltò i commenti di Srinivas ma ignorò i suoi consigli. Però il re, che si trovava vicino, udì per caso quanto si stavano dicendo e lo trovò interessante.
Il giorno seguente, Vyasacarya tentò nuovamente di spiegare la parte esoterica del Bhagavatam che delinea la rasa-lila di Krishna. Rispettoso ma fermo, Srinivas lo interruppe con una domanda: “Signore, come potete commentare argomenti così confidenziali senza fare alcun riferimento alle affermazioni autorevoli di Sridara Svami? E’ ovvio che la sua opera vi è poco familiare”. Vyasacarya cominciò ad arrabbiarsi. Non gradiva essere sfidato di fronte al suo gruppo di adulatori, abituati soltanto alla sua particolare interpretazione del commentario del Bhagavatam.
Prima però che un’altra parola venisse pronunciata, il re, presente alla conferenza, cominciò a difendere la posizione di Srinivas: “Come mai questo studioso brahmana trova degli errori nella tua spiegazione? Forse le tue interpretazioni sono discutibili? A questa affermazione l’arrogante Vyasacarya rispose: “Chi può interpretare i testi meglio di me? Questo nuovo arrivato è un villano rifatto che osa contraddirmi alla presenza di Vostra Maestà”. Poi, rivolgendosi a Srinivas, lo punzecchiò sdegnosamente: “Se tu sei una vera autorità del Bhagavatam, perché non ti siedi qui a spiegare questi stessi versi in modo ancora più brillante?”
Srinivas accettò la sfida. Recitò i versi del Bhagavatam nel più melodioso degli stili e poi li commentò con naturalezza, grande brio e autorità. Citò tutte le spiegazioni Vaisnava esistenti e ciò nondimeno offrì la sua personale, ineguagliabile interpretazione. Nessuno aveva mai udito una enunciazione così magistrale della filosofia Bhagavata. Il re lo incoraggiò a proseguire, lasciandolo parlare per molte ore. Quando ebbe finito, l’intera assemblea applaudì e rimase rapita nell’estasi scaturita dal contagioso amore per Krishna di Srinivas. Vyasacarya non credeva ai suoi occhi. Fu sconfitto ma felice.
Il re Birhambir era notevolmente commosso e così parlò: “Nessuno è mai venuto in questo regno a diffondere così tanto amore e così tanta saggezza come te. Dimmi, ti prego, qual è il tuo nome e da dove vieni”. Srinivas rispose: “Il mio nome è Srinivas e sono nato in questo paese (Bengala). Sono venuto per vedere la tua magnifica corte e per gustare il Bhagavatam. Il re poi gli offrì l’alloggio migliore del palazzo e gli chiese di restare quanto voleva.

Il re si abbandona

Più tardi il re chiese a Srinivas di cenare con lui, ma Srinivas rispose che prendeva solo un modesto pasto e che aveva già mangiato. Tuttavia Birhambir lo incoraggiò a prendere un po’ di frutta, che egli accettò non volendo offendere il suo illustre padrone di casa. Mentre Srinivas mangiava la frutta, il re sedeva al suo fianco come un umile servitore. Non si era mai comportato in questo modo con nessun’altro: Srinivas era quella luminosa persona che era apparsa in sogno – il suo guru – e voleva rendergli qualche umile servizio.
Quella notte Birhambir udì Srinivas ripetere il nome di Krishna attraverso la parete, poiché la sua stanza era proprio vicina a quella in cui si trovava il suo onorevole ospite. Sembrava che Srinivas non dormisse. “E’ un vero santo”, pensava il re, “è sempre immerso nel nome del Signore”. Con questi piacevoli pensieri il re si addormentò ascoltando la voce gioiosa di Srinivas nella stanza accanto.
Il giorno seguente, Srinivas parlò nuovamente del Bhagavatam alla grande assemblea. Ancora una volta, il pubblico con viva impazienza e aspettativa gustò ogni parola. Srinivas meravigliava chiunque lo ascoltasse. I cronisti di quell’evento raccontano che “persino le mura di pietra della sala sembravano sciogliersi per il patos”. Srinivas parlò con grande erudizione, sensibilità e devozione in onore dei suoi predecessori Vaisnava, e tutti quelli che erano presenti concordavano sul fatto che la saggezza dell’oratore superava di gran lunga i suoi anni. Uno dopo l’altro, i presenti si prostravano ai piedi di Srinivas sperando di venire accettati come suoi discepoli.
In seguito il re si sottomise a Srinivas come il più povero dei mendicanti: “tu sei il vero re”, egli disse, “perché ami Krishna. Io non sono neanche degno di stare in tua presenza”. Srinivas, in tutta umiltà, scosse solo la testa; non poteva accettare la sua posizione elevata. Ma il re insistette: “Permettimi di essere il tuo servitore, ti prego”. Ansioso di conoscere la decisione di Srinivas, il re lo implorava: “Come posso servirti? Tutto il mio regno è a tua disposizione”. Srinivas rispose: “Sono venuto dalla città santa di Vrindavana con una missione conferitami da Gopal Bhatta Gosvami e da Jiva Gosvami. Dovevo portare la loro letteratura originale in Bengala. Ma sfortunatamente questo tesoro è stato rubato nel tuo regno. Se non riesco a ritrovare questi libri preferisco togliermi la vita. Puoi aiutarmi a ritrovarli?”
Il re, in preda al rimorso, scoppiò in lacrime: “Sono un misero verme, disperatamente perso in questa terra di nascite e morti. I miei uomini hanno compiuto saccheggi per anni e anni sotto mio ordine e poi hanno anche attaccato il vostro convoglio. Ci era stato detto che conteneva il più grande tesoro dell’universo e noi naturalmente gli avevamo dato la caccia. Non riesco a dirti quanto mi dispiace”. Poi, dopo aver riflettuto un momento, il re disse: “Ma c’è un lato positivo in tutto questo. Il nostro incontro non si sarebbe verificato se tutto ciò non fosse accaduto. Commetterei di nuovo questi peccati per ricevere anche un solo attimo della tua associazione”.
Srinivas lo rassicurò sorridendo, e gli disse che non era necessaria una vita peccaminosa per ottenere la sua compagnia. Al contrario, disse Srinivas, la vita peccaminosa rappresenta un ostacolo al progresso spirituale. Srinivas poi perdonò il re per tutti i peccati che aveva commesso chiedendogli però di non peccare più. Il re naturalmente era più che pronto ad obbedirgli.

I libri sono salvi

Riconoscente della misericordia di Srinivas, il re lo condusse nella stanza in cui si trovavano i suoi tesori e lì Srinivas vide la cassa che conteneva i libri dei Gosvami. In quel momento Srinivas venne colto da sintomi di estasi e con un gesto misericordioso si tolse la ghirlanda di fiori e la pose intorno al collo del re Birhambir. Srinivas chiese poi al re di portargli foglie di tulasi, ghirlande di fiori, pasta di legno di sandalo e altri accessori per l’adorazione dei libri sacri. Il re gli portò tutto quello che aveva chiesto e con rapita attenzione osservò Srinivas compiere l’elaborata cerimonia di iniziazione che seguì.
Recitando il maha-mantra – Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare, Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare – all’orecchio del re, Srinivas lo iniziò. Secondo il Prema-vilas, Srinivas gli diede il nome “Haricharan Das”. Più avanti, nella stessa opera, si dice che Jiva Gosvami mostrò infine al re una misericordia speciale scrivendo una lettera in cui gli dava un nuovo nome: “Caitanya Das”. Anche la moglie del re, la regina Sulakshana, e il loro figlio, il principe Dhari Hambir, diventarono servitori sottomessi di Srinivas Acarpa. Non si conosce il nome con cui venne iniziata la moglie del re ma il ragazzo venne chiamato “Gopal Das”. Anche Krishna Ballabha e Vyasacarya diventarono suoi discepoli devoti. Non è chiaro se Srinivas diede l’iniziazione a queste grandi anime in questa o in una successiva visita a Vishnupur.

Vishnupur diventa un centro Vaisnava

Vishnupur divenne in breve un grande centro del Vaisnavismo. L’ iniziazione del re e dei suoi sudditi fedeli fu un evento che fece epoca nella storia della tradizione Gaudiya. In India, solo a Vana Vishnupur la cultura e l’arte Gaudiya Vaisnava si svilupparono senza essere minimamente influenzate dall’esterno. Persino l’intrusione dell’Islamismo fu minima e di conseguenza l’architettura e la scultura Bengali, dall’inizio del diciassettesimo secolo in avanti, non è rimasta da nessun’altra parte così abbondante e in tale forma originaria come nei monumenti Vaisnava di Vishnupur. Questo fu uno dei numerosi pregi del mecenatismo reale. Il Dr. Sambidananda Das scrive a questo proposito:

Sappiamo che fu per l’attiva influenza di Prataparudra, imperatore dell’Orissa, che il Vaisnavismo Gaudiya si stabilì saldamente nell’impero dell’Orissa. Il successo di Vrindavana fu principalmente dovuto all’accettazione della sua fede da parte del principe di Amber e di altri Stati del Rajput. In Bengala il movimento era stato per lungo tempo confinato alla gente comune, fino a che si presentò in suo valido aiuto il re di Vishnupur. Occorre ricordare che i re di Gauda (Bengala) erano mussulmani e per natura antagonisti al Vaisnavismo, che consideravano un movimento induista. Il Vaisnavismo nella sua provincia di origine fu perseguitato per mano di un potere straniero mentre in altre province si sviluppava sotto la protezione benefica dei suoi governanti. Il re di Vishnupur allontanò questo peccato dal Bengala, utilizzando tutte le risorse in favore della propaganda Vaisnava nel suo stesso territorio e in altre parti del Bengala.

Il re Birhambir regnò dal 1596 al 1622 e scrisse in questo periodo molti canti devozionali in lode a Krishna, Caitanya Mahaprabhu e Srinivas Acarpa. Molte delle sue squisite poesie si trovano oggi nel Bhakti-ratnakara e nel Padakalpatam. La dolce voce del re, riflessa nella sua opera letteraria, lo assistette nel suo nuovo compito di diffondere gli insegnamenti Vaisnava in tutto il regno. In ciò egli ebbe molto successo. Srinivas aveva così compiuto la sua missione a Vishnupur e quando scrisse a Jiva Gosvami per informarlo che i libri erano stati ritrovati ma che il bandito principale, un re, aveva abbracciato la causa del Vaisnavismo Gaudiya, tutti a Vrindavana esultarono e cantarono le sue glorie.
Altri fatti importanti accaddero durante questo periodo. Per esempio, sebbene il re Birhambir e il suo regno si fossero ora convertiti al Vaisnavismo e Srinivas fosse sul punto di fondarvi un centro importante, l’Acarya desiderava rivedere i suoi cari amici Narottam e Syamananda. Egli aveva scritto loro quanto era accaduto a Vishnupur, ma sapeva poco delle loro attività. Inoltre aveva saputo che Narahari Sarkar Thakur era malato e sul punto di morire e voleva quindi andare a Srikhanda per incontrare lui e la sua anziana madre nella vicina Jajigram. Per di più, il matrimonio di Srinivas avvenne proprio in questo stesso periodo. Alcuni libri autorevoli affermano che egli si sposò prima di recarsi a Vrindavana, mentre il Bhakti-ratnakara afferma che egli si sposò dopo il suo ritorno in Bengala da Vrindavana su consiglio di Narahari Sarkar. Le prove tendono a sostenere quest’ultima tesi.

Srinivas ritorna a Jajigram

Dopo aver chiesto al re Birhambir il permesso di partire, Srinivas prese la cassa contenente i libri e partì per Jajigram. Quando arrivò, narrò dettagliatamente ai devoti tutto quello che era accaduto. Tutti gli abitanti della città santa (specialmente sua madre) si rallegrarono nel vederlo, anche se avevano cattive notizie da comunicargli: gli dissero che Srimati Vishnu-priya era la vedova di Sri Caitanya che Srinivas aveva conosciuto e che col tempo era diventata una personalità importante nella sua missione di predica in Bengala. Quando seppe del suo decesso, Srinivas cadde in uno stato di profondo dolore e, incapace di controllare le sue emozioni, svenne. Tale era il suo amore per gli associati intimi di Caitanya Mahaprabhu. I devoti di Jajigram fecero del loro meglio per fargli riprendere conoscenza e per consolarlo, e dopo un po’ di tempo egli si risollevò.
Alcuni giorni dopo arrivò un messaggio di Narahari Sarkar e di Raghunandan Thakur, che gli chiedevano di recarsi nella vicina Srikhanda. Srinivas partì immediatamente per incontrare i cari amici che lo avevano guidato così bene nella sua giovinezza. Fu nel corso di questo incontro che Narahari Sarkar suggerì a Srinivas di prendere moglie. Sri Narahari disse: “Tua madre è una grande devota. Ella ha reso per molti anni un servizio così prezioso a Jajigram. Tu devi esaudire qualunque piccolo desiderio possa avere. So con certezza che ella sarebbe molto felice di vederti sposato. Poiché è una grande devota, devi esaudire i suoi desideri”. Su consiglio di Sri Narahari, Srinivas decise di sposarsi presto e di metter su famiglia.
Dopo aver passato alcuni giorni a Srikhanda, egli si recò a Kanthak Nagara per visitare il grande saggio Gadadhar Das, uno degli associati personali di caitanya Mahaprabhu. Quando Srinivas arrivò, Gadadhar Das lo abbracciò con intenso affetto, chiedendogli notizie degli altri devoti di Vrindavana, in special modo dei Gosvami. Era ansioso di sapere come stavano tutti questi grandi Vaisnava; come riuscivano a sopravvivere separati dal Signore e dai Suoi intimi discepoli? Dove vivevano e in quali condizioni? In questo modo, Gadadhar Das e Srinivas parlarono di Caitanya Mahaprabhu e della situazione precaria in cui si trovavano i devoti in Sua assenza. Dopo parecchi giorni trascorsi in compagnia di Gadadhar Das, Srinivas decise di ritornare a Jajigram. Prima di partire, Gadadhar lo benedisse dicendo: “Un giorno tu gusterai il nettare del canto collettivo in compagnia del Signore stesso e sei Suoi associati intimi. Per ora hai le mie benedizioni per il tuo matrimonio. Possa ciò portarti molta fortuna”.

Srinivas si sposa

Le parole di Gadadhar Das toccarono profondamente Srinivas. Meditando sul loro significato, egli ritornò a Jajigram. Lì incontrò Gopal Chakravarti, un anziano brahmana, padre di una ragazza bellissima e devota di nome “Draupadi”. Osservando la reciproca e naturale attrazione nata tra i due, Sri Raghunandan Thakur, nell’interesse di Srinivas, organizzò il matrimonio. Dopo il matrimonio, Draupadi venne chiamata “Isvari” (si dice fosse il suo nome da iniziata) in onore della sua ferma devozione al Signore e in riconoscimento del suo matrimonio con un grande santo. Il padre della sposa, Gopal Chakravarti, accettò subito Srinivas come maestro spirituale e così fecero i suoi due fratelli, Syam Das e Ramchandra: Srinivas divenne ben presto uno dei più illustri guru del Bengala.
Dopo qualche tempo, sua moglie diede alla luce un bambino. Quando Srinivas scrisse a Jiva Gosvami del lieto evento, ne ricevette una risposta entusiasta. Jiva Gosvami diede al ragazzo il nome di “Vrindavan Vallabha”. Subito dopo Srinivas si sposò nuovamente (la poligamia era piuttosto comune a quel tempo anche se veniva raramente incoraggiata). Anche la sua seconda moglie era una grande devota. Ella, dopo l’iniziazione, prese il nome di “Gauranga-priya”, mentre il suo nome di nascita era “Padmavati”.
Ci si potrà chiedere perché Srinivas ritenesse necessario prendere una seconda moglie. La maggior parte delle biografie tradizionali non entra nei particolari, affermando semplicemente che il secondo matrimonio fece seguito al primo dopo alcuni anni. Ma l’Anuraga-balli sostiene che i suoi discepoli più intimi insistettero perché Srinivas si risposasse dopo la morte prematura dei suoi due figli avuti da Isvari. E’ chiaro che desideravano che la stirpe di Srinivas non terminasse con lui. Sembra che Srinivas avesse avuto due figli, Vrindavan Vallabha e Radhakrishna Das, che morirono prematuramente. Infatti non esiste un elenco di loro discepoli. Gli altri – le figlie avute dalla prima moglie (Hemlata, Krishna-priya e Kanchan, detta anche Yamuna) e Gati Govinda, avuto dalla seconda moglie Gauranga-priya – ebbero numerosi discepoli. Ancora oggi esistono a Vrindavana i discendenti di Gati-Govinda, il figlio di Srinivas.

La scomparsa di Narahari-Sarkar

Nel frattempo Narahari Sarkar Thakur esalava l’ultimo respiro dopo aver visto Srinivas per l’ultima volta. Srinivas, per onorarne debitamente la memoria, organizzò un grande festival al quale parteciparono tutti, da Srikhanda ai villaggi vicini. I festival Vaisnava proliferarono in breve tempo in tutta la regione. Srinivas, per esempio, fondò un importante centro di predica a Barakuli, installando la Divinità di Radhavinoda (Krishna) nella casa di uno dei suoi più illustri discepoli, Govinda Chakravarti. queste cerimonie di installazione erano seguite da feste elaborate con canti, danze e distribuzione di cibo santificato (prasadam) e in questo modo il movimento si diffuse in tutto il Bengala.
Presto Srinivas decise di ritornare a Vrindavana. Alcuni dicono che fu poco tempo prima di questo periodo che egli fu invitato al grande festival di Narottam a Kheturi. Altri sostengono invece che questo festival ebbe luogo molto più tardi, dopo il ritorno di Srinivas dal suo secondo viaggio a Vrindavana. In ogni caso, parleremo dell’episodio di Kheturi nel capitolo che descrive le attività di Narottam Das Thakur, poiché fu lui a promuovere e ad ispirare questa singolare celebrazione storica Vaisnava.

I discepoli di Srinivas

Prima di narrare il secondo soggiorno a Vrindavana di Srinivas, è necessario menzionare alcuni discepoli importanti, anche perché Ramchandra Kaviraj, uno dei suoi seguaci più conosciuti, lo accompagnò nel suo secondo viaggio a Vraja. Ramchandra era considerato il “braccio destro” di Srinivas ed erano talmente uniti da essere considerati un’anima sola. Ramchandra e il suo famoso fratello, Sri Govinda, anch’egli discepolo di Srinivas, erano figli di Chiranjiva Sen, compagno intimo di Chaitanya Mahaprabhu. Entrambi erano noti studiosi, artisti e poeti, ma Ramchandra venne universalmente accettato come il più autorevole discepolo di Srinivas. Ciò fu in qualche modo dovuto a Narottam Das Thakur che, su richiesta di Srinivas, si prese cura di Ramchandra. Narottam Das Thakur gli insegnò tutti i dettagli della filosofia Vaisnava e nacque tra loro una profonda amicizia.
Grazie alla collaborazione attiva del re Birhambir, Srinivas espanse con successo la sua area di predica dal Bengala ai distretti di Birbhum, Bankura e Burdwan fino a Tritura, nella parte Orientale. Non è esagerato affermare che egli predicò in tutto il Bengala, convertendo centinaia di persone che diventarono suoi discepoli. Il Prema-vilas da solo cita 117 discepoli diretti provenienti da ogni angolo del Gaudadesh. Srinivas ebbe centinaia di discepoli e di questi, ventuno, suddivisi in quattro principali categorie, vengono considerati i più importanti:
1)         i sei Chakravarti – Gokulananda, Govinda, Narayana, Sridas, Syamadas e Vyasacharya.
2)         Gli otto Kaviraj – Bhagavan, Gokula, Gopiramana, Govinda, Karnapur, Nrisingha, Ramchandra e Ballabhi.
3)         I sei Thakur – Jayaram, Kumadananda, Kularaj, Radhaballabha Mandala, Ramakrishna Chaturaj, Rupa Ghataka e Thakurdas.
4)         Un Raja – Il re Birhambir.

Hemlata Thakurani

A questo elenco vengono spesso aggiunti Harinarayana, re di Shikhanrabhumi e Hemlata Thakurani, figlia di Srinivas. Benché ella non venga annoverata tra i suoi discepoli – essendo dello stesso sangue – ciò nondimeno fu debitamente iniziata da lui e fu uno dei suoi seguaci più significativi. Predicatrice vigorosa e di grande cultura, Hemlata Thakurani viene spesso paragonata a Jhanava-devi nella diffusione del movimento in Bengala. Ella fu molto intelligente e devota che iniziò sia uomini che donne nella tradizione Vaisnava Gaudiya. Uno dei suoi discepoli, Yadunandan Thakur, divenne un famoso studioso e poeta e compose semplici versi Bengali basati sulla letteratura classica Gaudiya. Tra le opere, scrisse inoltre il Karnakanda su specifica richiesta di Hemlata Thakurani.
Infine ella sposò un grande devoto di nome Gopijanaballabha Chattaraj dal quale ebbe numerosi figli. Oggi, i suoi discendenti vivono nei villaggi di Maliati e di Budhaipad, nel distretto di Murshidabad, luogo in cui ella aveva personalmente rivoluzionato la predica del Vaisnavismo Gaudiya.

Srinivas ritorna a Vrindavana

Il secondo viaggio di Srinivas a Vrindavana (menzionato precedentemente) in compagni di Ramchandra Kaviraj e del figlio, Vrindavan Ballabha, è importante per numerose ragioni. Per prima cosa Srinivas non si era più recato a Vrindavana da quando aveva recuperato la letteratura Bhakti. I Gosvami erano quindi ansiosi di dimostrargli il loro apprezzamento e          quando Srinivas arrivò lo glorificarono intensamente. Inoltre, egli si recava adesso a Vrindavana con Ramchandra Kaviraj (ma secondo alcuni, Ramchandra lo incontrò lì al suo arrivo) – un ottimo esempio per i Gosvami di Vrindavana, poiché un così valido discepolo evidenziava le capacità di predica di srinivas. Di conseguenza, Gopal Bhatta Gosvami, che inizialmente aveva deciso per Srinivas di occuparsi dell’adorazione delle divinità di Radha-Ramana a Vrindavana, incaricò di questo servizio un altro discepolo. Gopinath Pujari, ed insistette affinché Srinivas continuasse la sua eccellente missione di predica in Bengala. I discendenti dei fratelli di Gopinath si occupano tuttora del tempio di Radha-Ramana.
C’è un’altra ragione per la quale il ritorno di Srinivas a Vrindavana fu importante. Srinivas Pandit vi era ritornato approssimativamente nella stesso periodo, e così riuscirono ad approfondire la loro amicizia. Insieme, ripresero i loro studi sotto la guida di Jiva Gosvami, che insegnò loro ulteriori segreti esoterici del Vaisnavismo Gaudiya. Gradualmente, Srinivas iniziò a rivelare il suo potere mistico e apparve evidente che egli era pienamente assorto nel sentimento di Manjari-bhava, l’amore intimo per Dio più elevato

Ritorno a Vishnupur

Dopo parecchi mesi trascorsi a Vrindavana, Srinivas, accompagnato da Syamananda e da Ramchandra Kaviraj, ritornò in Bengala per terminare la sua missione, incoraggiato da Sri Jiva e dagli altri Gosvami di Vrindavana. Fermandosi a Vana Vishnupur, essi andarono a trovare il re Birhambir che fu felicissimo di rivedere il suo guru e gli altri due illustri vaisnava. La devozione del re si rifletteva in tutto il regno. D.C. Sen scrive:

Raja Vira (Birhambir) non faceva nulla senza chiedere consiglio al suo guru (Srinivas Acarpa), persino negli affari politici. La sua voce (di Srinivas) prevaleva in egual misura nella corte e nei circoli familiari di Vishnupur. Abbiamo scoperto che per legge era obbligatorio ripetere il nome di Dio un certo numero di volte. Anche il sacrificio di animali sull’altare degli dei era stato abbandonato, benché in effetti non fosse stato proibito dalla legge. Le massime cariche del governo servivano il guru che aveva dato gloria spirituale al paese. In occasione di ogni festa vaisnava più o meno importante venivano offerti a Srinivas doni preziosi mentre il Raja Vira Hamvira era sempre pronto a provvedere alle sue necessità fisiche in ogni maniera. Ma fedele alla tradizione brahminica, Srinivas si accontentava di vivere in una capanna con il tetto di paglia mentre avrebbe potuto costruire palazzi con l’aiuto del Raja e degli altri discepoli influenti. Il denaro che riceveva era principalmente devoluto al mantenimento dei suoi discepoli; ve n’era sempre un gran numero che risiedeva nella sua casa.

Le glorie di Vishnupur

La diffusione del dharma Vaisnava in bengala, in particolar modo a Vishnupur, continuò nei secoli successivi, molto dopo l’epoca di Srinivas. Per esempio, il successore del re Birhambir, Raghunath Singh I, costruì numerosi templi Vaisnava in molti villaggi sperduti per rendere popolare la religione Vaisnava alle tribù di queste località. In effetti, i re di Vishnupur, dal tempo di Birhambir in poi, si assunsero notevoli responsabilità per il benessere materiale e spirituale dei loro sudditi. Essi finanziarono ampiamente il mantenimento dei templi e delle altre istituzioni religiose. Non solo richiesero ai cittadini che vivevano all’interno della loro giurisdizione di cantare il santo nome, come afferma D.C. Sen, ma introdussero anche un esteso sistema di spionaggio per controllare che i loro sudditi ripetevano effettivamente i nomi del Signore quando cantavano sulle perle del loro japa (una specie di rosario). A questo riguardo però i re di Vishnupur si attenevano perfettamente all’ingiunzione religiosa. Quelli che non lo facevano erano ovviamente poco inclini a vivere in una comunità di Vaisnava e, sia per il loro bene che per lo Stato, le autorità chiedevano loro di lasciare il paese. Secondo il Dr. Sambidananda Das:

In breve, i re Vaisnava, da Vira Hamvira in poi, svilupparono la cultura Vaisnava in ogni sua forma. Il modo di vivere prettamente religioso dei re, particolarmente quelli di Vira Hamvira, Gopal Singh e Caitanya Singh, resero la gente di Vishnupur timorosa di Dio, virtuosa, umile e cortese nei modi e pura di cuore. Non è facile rendere l’intera popolazione felice e pia. L’elevata moralità di questa gente Vaisnava veniva stimata da molti illustri stranieri. Il popolo considerava il proprio re come maestro spirituale. Tuttora è loro consuetudine offrire del cibo sull’altare di Sri Caitanya in nome del re, in occasione della pubblica adorazione. Così Srinivas, mediante Raja Vira Hamvira, diede inizio a una nuova epoca nella vita religiosa del paese.

Manajri Bhava

Mentre si trovava a Vishnupur, Srinivas manifestò il massimo livello di coscienza di Krishna. Egli era un Gosthyanandi (predicatore) esemplare, come provano il suo gruppo di sankirtan viaggiante e il suo entusiasmo per la diffusione del messaggio autentico del Bhagavatam a tutti coloro che desideravano ascoltarlo. Egli era anche un eccellente Bhajanandi (un profondo adoratore), come si può notare dalla sua continua immersione nel Manjari-bhava e della sua profonda meditazione sulla sua forma ontologica di servitrice di Srimati Radharani.
A questo riguardo viene riportata tra le altre, in tutte le biografie autorizzate di Srinivas, una storia interessante. Una volta, mentre si trovava a vana Vishnupur, Srinivas cadde in trance mentre meditava sulla forma di mani Mannari nel regno spirituale. Mentre fissava la sua mente sui giochi d’acqua di Radharani a Vrindavana, La vide giocare nella Yamuna con Krishna e le Sue amiche gopi. Ma nel mezzo dei Suoi giochi, l’ornamento che portava al naso (besara) cadde nelle acque blu scure. Solo Rupa Manjari si accorse che l’ornamento era caduto dal volto di Radharani, simile alla luna. A quel punto Rupa Manjari strizzò l’occhio a Guna Manjari (Gopal Bhatta Gosvami) che, comprendendo al volo Sri Rupa, si tuffò per cercare il besara smarrito. Tuttavia, Guna rimaneva introvabile. Guna Manjari aveva persino impegnato Mani Manjari (lo stesso Srinivas)  nella ricerca, ma senza risultato.
Srinivas continuò a meditare su questo divertimento giorno e notte, per tre giorni, senza interruzione. Però, nel mondo esterno, le sue mogli erano fuori di sé dal dolore: “Uscirà mai dalla trance meditativa? E’ morto?” il suo corpo si era irrigidito e il suo respiro era diventato lieve. Le mogli cominciarono a urlare. Il re arrivò subito di corsa e quando vide le condizioni di Srinivas, cadde anche lui in preda ad una profonda ansia: “Il corpo ha bisogno di cibo. Se l’Acarya non ritorna subito al nostro piano di esistenza, ci lascerà per sempre”. Tuttavia il re e le mogli di Srinivas si consolarono quando i medici di corte, esaminato il corpo di Srinivas, dissero che era ancora in buona salute. Ma quanto a lungo poteva vivere anche il più sano degli uomini senza cibo?
Naturalmente, è bene chiarire a questo punto che tali stati di coscienza elevata sono rari e che non bisogna tentare di imitarli. Secondo la tradizione Vedica, le persone che si trovano in uno stadio neofita o intermedio di servizio devozionale (bhakti-yoga) devono concentrarsi nell’appropriato viddhi-sadhana, che viene loro impartito sotto la guida di un maestro spirituale autentico. Seguendo questo metodo si può giungere con gradualità ai livelli più elevati di bhava e di prema, come quelli manifestati da Srinivas Acarya.

Ramchandra Kaviraj arriva in aiuto

Isvari, la prima moglie di Srinivas, pensò a Ramchandra Kaviraj. Se qualcuno poteva comprendere lo stato di Srinivas e riportarlo indietro, questi era Ramchandra. Ella espresse i suoi pensieri al re che mandò subito a cercare il più intimo discepolo di Srinivas. Dopo qualche tempo, Ramchandra arrivò e visto il volto del suo signore e maestro, rassicurò tutti: “Non abbiate timore, Srinivas Acarya si trova in un profondo stato di samadhi. Ritornerà presto da voi”.
Ramchandra, anch’egli un’incarnazione di Mani Mannari (benché sia più comunemente noto come Karuna Mannari), si sedette in meditazione vicino a Srinivas. In questo stato, egli apparve nella Yamuna dove si trovava Srinivas nella forma di Mani Mannari che stava ancora cercando il besara di Radharani. Ramchandra, nella propria forma ontologica dell’altro sé di Mani Mannari, si tuffò nel fiume e aiutò Srinivas a trovare l’ornamento che era nascosto sotto una foglia di loto. Mentre consegnava il besara a Mani Mannari (Srinivas), Ramchandra era felice di assistere il suo guru in questo modo così confidenziale.
Nel frattempo Radharani terminò di giocare nell’acqua e indossò il Suo stupendo sari blu scuro. Le sue amiche gopi La assistevano e quando giunse il momento di mettere l’ultimo ornamento – il besara – Guna Mannari guardò fiduciosamente Mani Mannari che, in perfetta sincronia, uscì dalla Yamuna e consegnò il desiderato ornamento.

La meditazione è completa

Quando Radhika fu finalmente pronta arrivò Krishna, che La portò via di corsa nelle foreste di Vrindavana. Le gopi e le mannari Li osservavano incredule, affascinate dall’incomparabile bellezza della Coppia Divina. La scena le immerse in un sentimento di amore intenso e i loro corpi esibirono i sintomi dell’estasi spirituale. Proprio in quel momento, Ramchandra Kaviraj e Srinivas interruppero la loro meditazione. Si guardarono l’un l’altro,, ancora una volta nel mondo esterno. Ridendo come pazzi, si abbracciarono e caddero sul pavimento, piangendo lacrime d’amore.
Il re Birhambir non aveva mai provato un’estasi simile. Il suo maestro era ritornato! Isvari e Gauranga-priya piansero lacrime di gioia. Tutti i devoti cominciarono a cantare: “Hari! Hari!. Fu fatta una grande festa per i due sadhu che erano ritornati da una spedizione nella coscienza, un viaggio esoterico nel mondo spirituale. I resti della festa vennero offerti ai devoti di Vishnupur. Dopo aver mangiato, i devoti sedettero ai piedi di Srinivas e di Ramchandra, che narrarono loro i passatempi di Radha e Krishna per tutte la notte.

Manasa Seva

Srinivas avanzò nella sua meditazione interiore a un punto tale che, al suo rientro nella coscienza esterna, cominciò a portare inavvertitamente oggetti tangibili. Per esempio, il Bhakti-ratnakara riporta che una volta, mentre meditava sui lila di Caitanya Mahaprabhu, Srinivas vide che in effetti stava adorando Sri Caitanya Stesso, che era seduto su un trono splendidamente ingioiellato. In meditazione, Srinivas si avvicinò al Signore e spalmò rispettosamente il Suo corpo con una fragrante pasta di legno di sandalo. Poi mise al collo del Signore una ghirlanda di fiori profumati e iniziò a sventagliarLo premurosamente con un camara.
Mentre così serviva il Signore, Srinivas non riuscì a rimanere padrone di sé stesso e guardando la Sua magnifica forma iniziò ad esibire sintomi d’estasi. Ciò fece piacere a Sri Caitanya  e il Signore, presa la stessa ghirlanda di fiori che Srinivas Gli aveva offerto, gliela pose intorno al collo. Dopo il gesto d’amore del Signore, la meditazione di Srinivas si interruppe ma la ghirlanda ornava ancora il suo petto. La sua fragranza era diversa da qualunque cosa egli avesse mai sentito. Si tolse velocemente la ghirlanda e la nascose per mantenere segreto questo intimo divertimento.
La stessa esperienza di manasa seva accadeva spesso a Srinivas anche in relazione ai lila di Radha-Krishna. Il Bhakti-ratnakara racconta che una volta durante le sue intense meditazioni, Srinivas si vide (come mani Mannari) di fianco a Radharani mentre Lei e Krishna stavano partecipando al Festival dell’Holi Kela. Si tratta di un evento gioioso in cui Radha e Krishna giocano a lanciarsi tinture colorate. Mentre meditava, Srinivas vide Radha e le amiche gopi lanciare tinture e spruzzare vari tipi di acqua colorata verso Krishna, bombardandoLo da ogni direzione, mentre Krishna a sua volta rispondeva lanciando verso di loro vari tipi di tinture. Quando questa battaglia affettuosa arrivò al culmine, le gopi guardarono Srinivas (Mani Mannari) chiedendogli a gesti di andare ad aiutarle. Mani Mannari iniziò allora a fornire a Radhika grandi quantità di polvere multicolore. Radhika e le gopi le usarono contro Krishna, ma non si poteva sconfiggerLo così facilmente. Egli rispose ai loro tentativi con attacchi sempre più violenti e il conflitto diventò così furibondo che la terra iniziò a tremare. Nel mezzo di questo divertimento irrefrenabile, la meditazione di Srinivas si interruppe e quando ritornò alla coscienza esterna, si accorse che il suo corpo era coperto dalle tinture multicolori del mondo spirituale. Quando la sua famiglia e i suoi discepoli lo videro in questo stato, realizzarono la natura perfetta (siddha) della sua meditazione interiore (manasa seva).

Le sue attività quotidiane

Le attività si Srinivas Acarpa potrebbero riempire volumi ma il nostro obiettivo è presentare un panorama della sua vita e delle sue imprese. La nostra opera è appena sufficiente, ma il Bhakti-ratnakara, il Prema-vilas, l’Anuraga-bali e il Karnananda sono ricchi di dettagli. Il Karnananda offre un breve riassunto della sua vita quotidiana a Vishnupur e dell’analoga routine che egli seguiva al suo ritorno a Jajigram.
Secondo questo testo, al mattino egli leggeva brani tratti dai seguenti libri, spiegandoli e interpretandoli per i suoi discepoli: Bhakti-rasamrita-sindhu, Vidagha Madhava, Lalita Madhava, Hari-bhakti-vilas, Hangsaduta, Gitavali, Sat-sandarbha, Bhagavatam e Brama Sangita.
Lo studio di questi libri lo impegnava fino alle 10 del mattino. Poi, da solo, cantava sul japa fino alle 2 del pomeriggio, adorando talvolta Krishna secondo la sua meditazione interiore. Dalle 4 alle 6 della sera faceva un kirtan, cantando e danzando con i suoi discepoli. La forma particolare del Padavali kirtan per cui egli diventò famoso è chiamata Manohar Shoy, e alcuni dicono sia l’unico stile classico e autentico sopravvissuto. Per i suoi kirtan, sceglieva generalmente canti tratti dal repertorio di Jayadev, Chandidad o Vidyapati. Di notte usava istruire i suoi discepoli e discutere con loro di argomenti esoterici.

Le sue opere letterarie

Si dice che Srinivas abbia composto solo cinque liriche pada, che sono contenute nel Capitolo Sesto del Karananda – tre di queste si trovano anche nel Padakalpataru. Egli scrisse inoltre un eccellente commento sul catur-sloki dello Srimad Bhagavatam, che viene rispettato e studiato anche ai nostri giorni; scrisse anche altre opere tra cui il famoso Sat Gosvami-astakam (“Otto preghiere ai Sei Gosvami”). Anche se le sue opere non sono numerose, la loro qualità, in termini di contenuto e di stile, è nettarea e lascia una traccia indelebile e unica nella tradizione Gaudiya.

Ascensione divina

Proprio come i biografi autorizzati di Sri Caitanya Mahaprabhu non menzionano alcun dettaglio della Sua scomparsa da questo mondo, così i seguaci di Srinivas evitano di raccontarci la storia della sua scomparsa. Ciò può essere dovuto al loro intenso amore per l’Acarya e alla loro deferente concezione che egli fosse Caitanya Mahaprabhu Stesso.
Si allude a tali conclusioni nel Prema-vilas, che ritiene che Srinivas Acarpa fosse una sedicesima parte dello spirito di Caitanya Mahaprabhu. Egli era quindi una manifestazione speciale del Supremo nelle sembianze di un Suo devoto. Benché la sua divina ascensione rimanga un mistero, tutta la sua vita è fonte di ispirazione.

Narottam Das Thakur

Narottam Das Thakur fu l’incarnazione degli insegnamenti Gaudiya. Egli comunicò l’amore per Dio mediante i suoi memorabili versi e visse quest’amore nello stesso sentimento poetico, egli fu il devoto perfetto, il tipico messaggero del Divino, le cui caratteristiche i Sei Gosvami descrivevano ogniqualvolta la loro penna toccava una foglia di palma. Più di Srinivas e Syamananda, Narottam viene ricordato come il Gaudiya superlativo, forse perché le concezioni filosofiche ultime del Vaisnavismo Gaudiya si riflettono in ogni suo canto. Di conseguenza, le imprese di Narottam sono state pienamente riconosciute dagli storici e dagli osservatori della tradizione Gaudiya. Non è possibile descrivere con precisione i meriti di Narottam, ma il noto storico Bengali Ramakanta Chakravati ha riassunto  le sue maggiori imprese nel suo classico della cultura Bengali:

L’importanza di Narottam Datta nella storia del movimento Vaisnava post-Caitanya in Bengala può essere difficilmente compresa in tutto il suo valore. Egli operò all’unisono con Srinivas Acarya per l’istituzione della dottrina di Vrindavana in Bengala. Fu uno degli organizzatori principali del festival di Kheturi in cui il punto di vista della dottrina di Vrindavana dominò alla fine sugli altri… Narottam Datta e i suoi discepoli derisero spavaldamente le caste. Egli fu eminente sudra-guru di molti brahmana e insieme ai suoi discepoli diffuse il Vaisnavismo a Murshidabad e a Rajshoy. Fu anche autore di numerose opere in cui vengono chiaramente delineati i suoi ideali spirituali. Talmente grande fu la sua autorità che persino i sahajiya devianti si servirono del suo nome per scrivere alcune opere letterarie.

Due importanti eventi collegati a Narottam das Thakur ne accelerano l’apparizione. Il primo è l’apparizione in questo mondo di Lokanath Gosvami e il secondo è la predizione di Sri Caitanya Mahaprabhu sulla nascita di Narottam. Uno studio sulla vita di narottam sarebbe incompleto senza un’analisi approfondita di questi due episodi.

Lokanath Gosvami

Lokanath Gosvami era figlio di Padmanabha Chakravati e Sita-devi e nacque in un piccolo villaggio di nome Talakhadi nel Distretto di Jessore, nel Bengala Orientale. Secondo alcune fonti, egli fu compagno di scuola di Caitanya mahaprabhu a Navadvip.
Quando Lokanath era molto giovane, forse negli anni dell’adolescenza, Mahaprabhu lo inviò a Vrindavana insieme a Bhugarba Gosvami per riscoprire i luoghi di pellegrinaggio legati ai passatempi di Krishna. Era un progetto importante. Il trascorrere del tempo e l’invasione delle potenze straniere avevano nascosto molti templi dell’area di Vrindavana. Il desiderio di Caitanya Mahaprabhu di recuperare questi luoghi perduti non nacque quindi quando inviò Rupa e Sanatana in quei sacri luoghi ma molto prima, con l’invio di Lokanath.
Caitanya Mahaprabhu inviò Lokanath con Bhugarba poiché nella Sua onniscienza sapeva che essi erano grandi amici sia in questa vita che nei lila eterni di Krishna. Oltre a ciò, la loro posizione nei lila di Krishna li metteva in grado di riconoscere l’esatta localizzazione dei numerosi luoghi di pellegrinaggio.
Secondo il Gaura-ganoddesha-dipika, Lokanath e Bhugarba nella loro vita precedente erano rispettivamente Lila Mannari e Prema Mannari. Altre fonti sostengono che fossero Manjulati Mannari e Nandi-mukhi.
Probabilmente arrivarono a Vrindavana nel 1509 circa e vi rimasero per il resto della loro vita. Le maggiori imprese di Lokanath Gosvami a Vrindavana comprendono la costruzione del tempio di Gokulananda (oggi uno dei sette templi principali di Vrindavana), l’installazione della Divinità di Radhavinode e infine l’iniziazione di Narottam Das Thakur.
Infatti, quando Caitanya Mahaprabhu inviò Lokanath a Vrindavana, lo avvertì che un giorno Narottam sarebbe arrivato ed egli lo avrebbe iniziato alla tradizione Gaudiya. Questa era la volontà di Sri Caitanya.

Alla ricerca di Caitanya Mahaprabhu

Secondo la leggenda Lokanath non lasciò mai Vrindavana ma c’è una storia ben documentata secondo la quale egli la lasciò per andare alla ricerca di Caitanya Mahaprabhu. Accadde circa un anno dopo il suo arrivo.
Avendo saputo che Caitanya Mahaprabhu aveva preso il sannyasa, Lokanath venne sopraffatto dalla stessa confusione che aveva sommerso il padre di Srinivas, Caitanya das, e partì immediatamente per vedere Sri Caitanya nell’ordine di rinuncia appena adottato. Per raggiungere Puri, egli percorse lunghi e ripidi sentieri attraverso la foresta di Jarikhanda. Finalmente arrivò dopo parecchie settimane, ma solo per scoprire che Sri Caitanya era partito per il sud dell’India. Lokanath allora si diresse a sud e per molti mesi cercò di ritrovare il Signore. Dopo qualche tempo venne a sapere che Caitanya mahaprabhu era ritornato a Puri. Seguendo il suo Maestro, anche Lokanath si diresse a Puri: questa volta , pensava, avrebbe finalmente incontrato Sri Caitanya. Sulla strada per Puri seppe però che Sri Caitanya si trovava a Vrindavana. Allora Lokanath tornò a Vrindavana, ma quando vi arrivò gli dissero che Caitanya Mahaprabhu era appena partito, e che sulla strada per Puri sarebbe passato per Prayag e Benares. Lokanath non intendeva darsi per vinto ma Mahaprabhu gli apparve in sogno e gli disse che non doveva perdere così il suo tempo. Doveva restare a Vrindavana, disse Sri Caitanya, perché sarebbe stato per lui un tormento vedere il suo Signore nelle vesti severe di una persona rinunciata. Pieno di compassione per il Suo devoto Lokanath, Sri Caitanya gli chiese di trovare conforto ricordando la loro profonda relazione e meditando su di Lui e sui giorni trascorsi insieme a Navadvip prima che Lui prendesse il sannyasa.
Subito dopo aver fatto questo sogno, Lokanath Gosvami divenne ancora più determinato ad iniziare il ritrovamento dei luoghi santi. Così fece, ma non riuscì a fare molto prima dell’arrivo di Rupa e di Sanatana. In retrospettiva, sembra che il suo ruolo principale a Vrindavana sia stato quello di Vaisnava più anziano, una guida per i devoti più giovani. Inoltre Lokanath Gosvami si preparò all’arrivo di Narottam Das Thakur che lo avrebbe infine accettato come guru.

“O Narottam! o Narottam!”

Quando Caitanya mahaprabhu decise di andare da Puri a Vrindavana, si fermò nel villaggio di Ramakeli per incontrare Rupa e Sanatana. In questa circostanza, Sri Caitanya guardò le profonde acque azzurre del fiume Padma, situato di fronte al villaggio di Kheturi nel Bengala Occidentale, e cominciò a gridare intensamente: “O Narottam! O Narottam!”. Nityananda Prabhu, compagno costante di Sri caitanya, non ne fu sorpreso. Sri Caitanya aveva già pronunciato in parecchie occasioni questo nome nel corso di kirtan particolarmente vivaci. Per questa ragione i Suoi devoti più intimi sapevano che presto avrebbe preso nascita una grande personalità perché Narottam significa letteralmente “la persona più eccelsa”.
Questa volta, però, Sri Caitanya gridava il nome di Narottam sommerso dalla gioia. Le lacrime fluivano dai Suoi occhi con una forza incontrollabile mentre correva avanti e indietro come un pazzo. Nityananda Prabhu era preoccupato per la Sua salute. Non aveva mai visto il suo Maestro raggiungere un tale livello irrefrenabile, né Lo aveva mai visto versare lacrime d’amore con tale veemenza, quasi forzandoSi di perdere conoscenza.

Sri caitanya rivelò la ragione della Sua intensa estasi: “Nityananda, Narottam nascerà presto a Kheturi-gram, oltre il Padma. Ciò avverrà quando saremo ancora in vita. Il kirtan è tutta la Mia vita e narottam lo sosterrà. A Kheturi (Garer-hata), egli assorbirà il Mio kirtan-rasa con tutto il Mio amore. Sono ansioso che questo avvenga. Per ora, depositerò il Mio intenso amore nel Padma e quando verrà Narottam e vi si bagnerà, il Padma trasferirà su di lui il Mio amore”.
Il mattino seguente, Sri Caitanya, Nityananda Prabhu e i devoti fecero un estatico Kirtan. Nityananda preavvertì tutti i devoti che Sri Caitanya avrebbe depositato il Suo amore nel Padma e che di questo amore si sarebbe un giorno impossessato un importante devoto di nome Narottam. Dopo il kirtan i devoti andarono a bagnarsi e quando Sri Caitanya entrò nel Padma, le acque cominciarono a straripare, incapaci di contenere il divino prema che Sri Caitanya vi stava depositando.
In quel momento, si dice che il Padma personificato sia apparso a Sri Caitanya e ai Suoi devoti. Il Padma chiese al Signore: “So che Tu vuoi che io consegni quest’amore a Narottam. Ma come farò a sapere quando verrà? Come potrò riconoscerlo?”.
Sri Caitanya rispose: “Quando qualcuno entrerà nelle tue acque e le farà straripare, come ho appena fatto, e quando questa personalità ti procurerà una gioia immensa – egli sarà Narottam!”. Padmavati sorrise, offrì i suoi omaggi e ritornò nella sua forma acquatica. Nitananda Prabhu era incantato dalla bellezza di questa scena sulle sponde del Padma e disse a Sri Caitanya che gli sarebbe piaciuto fermarsi lì. Sri Caitanya rispose che un giorno vi sarebbe ritornato perché sarebbe stato compito di Nityananda portare Narottam al Padma al momento giusto. Nityananda Prabhu è la personificazione del Guru-tattva e avrebbe quindi naturalmente guidato Narottam al fiume dove lo attendeva il divino tesoro dell’amore per Dio.

Nascita e infanzia

Intorno all’anno della scomparsa di Sri Caitanya, nel 1534, in un giorno di luna piena del mese di Magh (gennaio-Febbraio), apparve in questo mondo Narottam Das. Come aveva predetto Sri Caitanya, egli nacque a Kheturi (nella frazione di Garer Hata) che si trova a circa settantadue miglia a nord-est dell’attuale Rampur Vojalijar, nel Distretto di Rajashoy del Bengala Orientale (ora Bangladesh). Suo padre era un grande re di nome Krishnananda Datta mentre il nome di sua madre era Narayani-devi. Essi erano favolosamente ricchi e di casta Kayastha e crebbero il bambino come un nobile principe.
Durante la tradizionale cerimonia dell’anna prashanam, quando il piccolo mangia per la prima volta dei cereali, i genitori di Narottam vennero colti di sorpresa. Sembra che Narottam non volesse mangiare e voltasse la testa, disgustato alla vista del cibo. Tuttavia, poco dopo, quando arrivò un devoto Vaisnava con del cibo simile ma offerto a Krishna, Narottam lo mangiò con grande entusiasmo. Tutti i presenti capirono che l’unica ragione per cui egli aveva inizialmente rifiutato i cereali era che essi non erano stati offerti. Questo rivelava chiaramente l’attitudine devozionale del bambino e i suoi genitori furono felici.
Col passare degli anni, Narottam diventò uno studente esemplare e imparò a fondo tutte le materie umanistiche e i libri religiosi. La sua attività preferita era però quella di sedersi ai piedi di un anziano brahmana di nome Sri Krishnadas, che recitava quotidianamente i divertimenti iniziali, centrali e finali di Sri Caitanya mahaprabhu. Narottam gustò queste storie nel corso di tutta la sua infanzia e decise di votare la sua vita agli eterni principi del Vaisnavismo Gaudiya.

Prema-tali Ghat

Un giorno, appena adolescente, gli apparve in sogno Nityananda Prabhu che gli disse: “Domani, quando il sole comincerà a sorgere, dovrai fare il bagno nel fiume Padma. In quel momento riceverai la totalità del Gaur-prema, l’amore per Dio”. Quando Narottam si svegliò, obbedì immediatamente alla richiesta di Nityananda Prabhu. Entrando nel Padma, Narottam sentì sviluppare, dentro di sé, una totale trasformazione. Proprio in quell’istante, Caitanya Mahaprabhu apparve dinanzi a lui e lo abbracciò con affetto. Quando i loro corpi si unirono, egli sentì la vera essenza di Sri Caitanya scendere nel profondo della sua anima. Si dice che in quel momento la carnagione scura di Narottam abbia preso il colore dell’oro fuso – il colorito caratteristico di Sri Caitanya. Oggi molti pellegrini visitano il Prema-gath nel Bangladesh, il luogo in cui si manifestò questo storico evento.

Il lamento dei suoi genitori

Vedendo che Narottam non ritornava a casa, i suoi genitori inviarono un gruppo di uomini a cercarlo ed essi lo trovarono che danzava vorticosamente sulle rive del Padma. Chi era questo pazzo? Non era certamente lo stesso Naru. Quando lo riportarono a casa i suoi genitori stentarono a riconoscerlo. Non solo la sua pelle aveva cambiato colore; ora piangeva come un adolescente malato d’amore. Questo non era un pianto comune, ma le lacrime di un innamorato di Dio. I genitori di narottam sentivano che si trattava di qualcosa di questo genere. Sua madre lo affrontò direttamente: “Mio caro Naru! Che cosa ti è successo? Perché piangi così sconsolato? Come posso aiutarti?”.
Narottam rispose: “Cara madre, questa mattina quando sono andato a fare il bagno nel Padma, una divinità dalla carnagione dorata – il Signore Supremo – è entrata nel mio cuore. E’ lui la causa di queste lacrime. Io sento il Suo amore ardente e sono separato da Lui. Se vuoi mitigare il mio dolore, permettimi di partire per andare alla ricerca dei Suoi piedi di loto”. Poi, dopo averle espresso i suoi pensieri più profondi, Narottam si recò nella sala del kirtana del palazzo e iniziò a cantare i nomi del Signore in grande estasi: “Tutte le glorie a Sri Caitanya Mahaprabhu, il Signore della mia esistenza!”. Dopo aver cantato per parecchie ore, svenne.
Il re Krishnananda, padre di Narottam, temeva che il suo Naru fuggisse di casa per adottare l’ordine di rinuncia. Per il re sarebbe stato un destino terribile – il suo unico figlio, l’erede al trono, che se ne andava come se tutte le sue ricchezze fossero prive di valore. Krishnananda aveva anche progettato un matrimonio per Narottam. Una vita di rinuncia non era esattamente ciò che aveva in mente per il giovane Naru. Per queste ragioni, il re Krishnananda mise i suoi uomini migliori a guardia di narottam, giorno e notte. Per ironia della sorte, spinto dall’amore, il re fece di Narottam un prigioniero nella sua stessa casa ma ciò nondimeno Narottam persisteva nella sua strana abitudine di recitare giorno e notte i nomi di Caitanya Mahaprabhu e di Radha e Krishna.
Dopo un po’ di tempo, Krishnananda cominciò a perdere le speranze e chiamò un esorcista per salvare il figlio “posseduto”. L’esorcista disse che il ragazzo soffriva di un comune problema respiratorio, che il suo corpo doveva essere massaggiato con olio e che gli venisse servita in pasto una volpe. Narottam rise di queste sciocchezze e spiegò che era proibito uccidere gli animali e che ciò in realtà non avrebbe fatto altro che peggiorare le sue condizioni. Il padre di Narottam si calmò ma queste erano le situazioni imbarazzanti che il ragazzo doveva tollerare.
Giorno e notte, narottam pregava: “Ti prego, mio Signore, Gauranga Mahaprabhu, liberami da questo assurdo attaccamento alla vita di famiglia e permettimi di servirTi in associazione con i Vaisnava elevati”. Questa ferma determinazione crebbe in modo così intenso che gli impediva di dormire; la sua mente e il suo cuore erano completamente immersi nei divertimenti e nella missione del Signore.

“Vai a Vrindavana…”

Una notte, quando Narottam riuscì ad addormentarsi, gli apparve in sogno Caitanya mahaprabhu. Dopo aver stretto tra le braccia Narottam, come era accaduto quella mattina fatidica al fiume Padma, il Signore disse: “O Narottam, ho visto il tuo profondo desiderio di stare con Me e sono rimasto talmente sopraffatto dalla tua intensa devozione che sono ansioso anch’io di stare con te. Ma prima voglio che tu vada a Vrindavana, dove prenderai l’iniziazione dal Mio caro associato Lokanath Gosvami”.
Quando Narottam si svegliò, fu preso dall’amore in separazione ancora più profondamente di prima. Notte dopo notte, cercava di dormire ma il Signore gli permetteva di riposare solo sporadicamente, una notte ogni tanto. Quando Narottam riusciva a dormire, il Signore e i Suoi associati gli mostravano in sogno la loro misericordia speciale, permettendogli di entrare nel mondo spirituale e nei lila divini in cui egli giocava un ruolo importante.

Narottam fugge

Trascorsero alcuni mesi e la reputazioni di narottam, che tutti consideravano un giovane ispirato da Dio, si diffuse in ogni angolo del Bengala. Quando compì sedici anni, lo Jaygidar (un influente governatore Mussulmano del distretto) chiese di vederlo perché desiderava essere benedetto dal giovane Narottam. Krishnananda non poteva opporre un rifiuto a una figura politica della levatura dello Jaygidar, ma era scettico: se avesse offerto a Narottam una seppur minima possibilità di allontanarsi da casa, il giovane, preso dall’entusiasmo, sarebbe corso a Vrindavana. Ciò nonostante, Krishnananda si  rendeva conto ci non avere scelta.
Dopo aver raggiunto la corte dello Jaygidar, Narottam trovò l’occasione per fuggire: ora o mai più. Muovendosi di nascosto oltrepassò furtivamente le guardie e corse verso la foresta, certo di trovare la strada per la sacra terra di vrindavana. Benché Navadvipa al confronto fosse più vicina, egli andò nella direzione di Vraja, non solo perché Mahaprabhu gli aveva ordinato di farlo ma anche perché Navadvipa sarebbe stato il primo posto in cui le guardie lo avrebbero cercato.
Andare a Vrindavana comportava un lungo viaggio a piedi attraverso l’India! Essendo figlio di un re, il suo corpo delicato e viziato sopportava a fatica un viaggio così duro ed egli cominciò a patire la fame e la fatica. Dopo tre giorni i suoi piedi morbidi cominciarono a riempirsi di vesciche e a un certo punto egli svenne per la fatica.
Mentre Narottam si trovava in      queste condizioni, Sri Caitanya apparve davanti a lui nella forma di un brahmana dalla carnagione dorata e gli diede un bicchiere di latte. Non riconoscendo nel brahmana lo stesso Sri Caitanya, Narottam si addormentò cadendo ancora una volta esausto. Mentre dormiva, Rupa e Sanatana gli diedero coraggio apparendogli in sogno: “Narottam, presto le tue sofferenze termineranno. Mahaprabhu ti è apparso e ti ha portato del latte perché tu possa nutrirti. Devilo subito e procedi per Vrindavana”. Egli si svegliò sentendo ancora risuonare nel cuo9re le parole di Rupa e Sanatana e incominciò a piangere di gioia
Nei lila eterni di Krishna, la distribuzione di latte a Sri Radha e alle gopi è uno dei servizi di Narottam nella sua forma di mannari, ma ora Krishna, nella forma di Sri Caitanya, contraccambiava servendo del latte al Suo puro devoto. Meditare sulle implicazioni di questo scambio d’amore era tutto il nutrimento di cui Narottam aveva bisogno e con rinnovato vigore egli si apprestò a continuare il viaggio alla volta di Vrindavana.


Il fuoco della devozione

Prima di lasciare il luogo in cui Sri Caitanya gli aveva servito del latte, Narottam venne scoperto dalle guardie inviate dalla sua famiglia. A quanto pare, Krishnananda aveva inviato molti uomini alla ricerca di Narottam per riportarlo indietro e in effetti un gruppo di valenti soldati trovarono il giovane fuggiasco. Quando essi gli chiesero il perché della sua decisione, egli disse semplicemente che stava diventando fedele come una brava moglie.
“Quando il marito muore, è mostro costume che la moglie fedele lo segua nel fuoco (sati) e che bruci con il suo corpo sulla pira funeraria”, disse Narottam. “Così anch’io sto andando nel fuoco della devozione per Dio”. “Per spiegare meglio l’analogia”, continuò Narottam, “quando una donna vuole mostrare la sua devozione al marito in questo modo estremo, è naturale che i suoi amici cerchino di fermarla non permettendole di entrare nel fuoco”.
“Io capisco quindi che voi vogliate che io entri nel fuoco della coscienza di Dio”, concluse Narottam, “ma dovreste anche capire che io non sarei un fedele servitore del mio Signore se non cercassi di entrare in quel fuoco”.
La semplice e poetica analogia di Narottam commosse a tal punto le guardie che esse decisero di lasciarlo andare per la sua strada e una di loro gli diede persino del denaro per le sue spese. Questo è un piccolo esempio della potenza spirituale di Narottam e della sua affascinante personalità.

Arrivo a Vrindavana

Dopo questo episodio, Narottam arrivò nel luogo in cui nacque Krishna, vicino a Matura, e si bagnò nella Yamuna al Vishram Ghat. Quella notte, egli incontrò un anziano brahmana che lo invitò a fermarsi nella sua casa. Il brahmana informò Narottam che Sanatana, Rupa, Raghunath Bhatta, Kashishvara Pandit e altri avevano di recente lasciato questo mondo per ricongiungersi ai lila di Caitanya Mahaprabhu nel regno di Dio. Mentre il brahmana parlava, Narottam scoppiò a piangere: aveva percorso tante miglia con la speranza di poter incontrare tutte queste personalità elevate.
Meditando sulla morte prematura dei maestri che aveva tanto idolatrato, egli svenne. Tuttavia le biografie concordano nell’affermare che in quel momento tutte le anime elevate che Narottam desiderava incontrare gli apparvero in una visione spirituale, e in effetti il fortunato brahmana presso il quale Narottam si era fermato fu in grado di ascoltare la maggior parte del colloquio che Narottam ebbe con queste anime scomparse. Furono Rupa e Sanatana a consolarlo maggiormente, incoraggiandolo a cercare Jiva Gosvami per studiare la filosofia Gaudiya.
Quando alla fine Narottam arrivò a Vrindavana, si recò subito al Govindadev Mandir. La visione del magnifico tempio di Rupa Gosvami lo fece impazzire di gioia, mentre il suo corpo esibiva gli otto sintomi estatici tra i quali il pianto intenso, il rizzarsi dei peli sul corpo e il cambiamento di colore. Ovviamente Jiva Gosvami era stato subito informato dell’arrivo di questo nuovo sadhu e aveva capito che si trattava del Narottam tanto atteso.
Sri Jiva raggiunse in gran fretta il tempio di Govindadev e quando vide Narottam, ricordò subito Caitanya Mahaprabhu. Proprio in quel momento arrivarono molti grandi mohant Vaisnava chiedendo: “Dov’è Narottam? Dov’è narottam? E con immenso affetto tutti i devoti indicarono il giovane santo sdraiato nel cortile del tempio in uno stato simile alla trance. “Questo è il giovane Narottam”.

L’iniziazione di Narottam

Quando Narottam incontrò i devoti più avanzati di Vrindavana, restò particolarmente colpito da Lokanath Gosvami, le cui eccezionali doti di umiltà e austerità erano note a tutti i Vaisnava. Lokanath fu molto gentile con Narottam e fece in modo che gli venisse servita una porzione dell’offerta di cibo sacro vegetariano del tempio (prasadam). Poiché Caitanya Mahaprabhu aveva preparato del cibo che essi avrebbero potuto mangiare insieme. Durante il pasto, Narottam raccontò a Lokanath tutta la sua storia.
Dopo avergli raccontato i principali avvenimenti della sua vita, egli concluse dicendo: “In verità io non ho alcun diritto di sedere con te e di prendere questo cibo puro – non ho nemmeno un guru”.
A questa affermazione, Lokanath Gosvami rise di cuore, ricordandogli: “Tu hai ricevuto la grazia diretta di Sri Caitanya Mahaprabhu. Egli è il guru originale, il guru dell’universo. Hai già Lui, chi altro vuoi come maestro? Egli ti ha dato l’amore divino, lo stesso amore che la maggior parte dei devoti desidera ardentemente per tutta la vita. Tu possiedi questo amore. A che serve avere un altro guru?”.
Narottam rispose: “Prabhu, io sono un pover’uomo, privo di qualsiasi qualità. I tuoi ordini sono tutta la mia vita ma se me lo permetti, vorrei dirti qualcosa di più su questo argomento”. Lokanath lo rassicurò dicendogli di parlare pure liberamente. “E’ vero che Mahaprabhu è l’unico vero guru” disse Narottam, “ma allo stesso tempo Egli desidera che tu sia il mio guru e mi ha chiesto di prendere da te l’iniziazione. Il guru guida il suo discepolo nella vita spirituale pratica. Io sono privo di visione spirituale e sento la separazione dal Signore. Per questa ragione, ti prego di essere misericordioso”.
Lokanath rise all’insistenza di questo futuro discepolo e replicò: “Le scritture raccomandano che il futuro discepolo canti regolarmente i santi nomi di Krishna per almeno un anno e sviluppi nel suo cuore l’attaccamento al santo nome”.
Lokanath, per umiltà, aveva fatto voto di non accettare mai discepoli e ora che Sanatana e Rupa erano scomparsi, egli soffriva per la loro perdita. Così per Narottam le cose diventarono chiaramente più difficili.
Nondimeno, cantare non era un’attività sconosciuta a Narottam e quindi, obbedendo agli ordini di Lokanath Gosvami, egli cantò sul japa per un anno intero a Vrindavana. In questo periodo, Narottam ascoltò regolarmente le conferenze di Lokanath Gosvami. Per umiltà si cibava solo dei resti del cibo di Lokanath, poi ripuliva e svolgeva servizi umili. Così trascorse un anno e Lokanath era ancora poco propenso ad iniziare il suo degno discepolo. Narottam era totalmente dedicato a Lokanath e usava ogni notte recarsi di nascosto vicino alla residenza di Lokanath per pulire la zona in cui egli aveva evacuato. Una volta Lokanath si nascose tra i cespugli e scoprì che era Narottam a ripulire la zona. Ciò nondimeno Lokanath rimase fedele al suo voto e non iniziò Narottam.
Dopo un altro anno di servizio disinteressato, Lokanath fece un sogno divino. Gli apparve Caitanya Mahaprabhu, che lo rimproverò per non aver iniziato Narottam. “Non ti avevo detto di iniziarlo?”. Caitanya Mahaprabhu insistette: “Non continuare più con questa falsa umiltà”. Lokanath ora sapeva che doveva iniziare Narottam.
Poco dopo questo avvenimento, Narottam avvicinò nuovamente Lokanath per chiedergli l’iniziazione. Questa volta Narottam portò degli argomenti diversi: “Sono come una donna che ha già scelto suo marito”, disse Narottam. “Il mio cuore è sereno, privo di dubbi. La donna che ha preso questa decisione prega che suo padre sia d’accordo sulla sua scelta”. Lokanath restò commosso dalla sincerità di Narottam e disse: “La tua ferma determinazione ha superato la mia, ma sarai l’unico discepolo che avrò”. Per il resto della sua vita, egli rispettò questo voto.
Lokanath iniziò Narottam secondo le regole della Gaudiya sampradaya, dandogli il mantra confidenziale di Radha-Krishna e il mantra Gayatri. Inoltre Lokanath rivelò a Narottam la sua forma ontologica di Vilas Mannari (o come a volte viene chiamata, Champak Mannari) e gli spiegò quale era il suo servizio nel mondo spirituale. In genere il guru non rivela così presto tali aspetti esoterici della vita devozionale del discepolo. Lokanath concluse l’iniziazione chiedendo a Narottam di prendere rifugio in Jiva Gosvami per ulteriori istruzioni.

La bollitura del latte

Mentre i giorni passavano e con questi le settimane e i mesi, Narottam cresceva spiritualmente, così come cresceva la sua reputazione in tutta Vrindavana. Una notte gli apparve in sogno una divina Vaisnava che gli disse: “Dedica la tua vita ai piedi di loto del tuo guru e fa qualunque cosa egli ti chieda. Sono soddisfatta della tua sincerità e della tua austerità e vedo che sei impegnato in un servizio molto confidenziale. Quando al pomeriggio incontro Krishna nel Kunja, vedo che le sakhi Lo servono con la massima attenzione. Esse cucinano per Lui una preparazione speciale a base di latte e Chapakalata è la migliore in questo servizio. Tu dovrai lavorare sotto la sua guida bollendo il latte e ricorda che Io sono felice solo se Krishna è felice”.
Quando Narottam si svegliò, corse alla capanna di Lokanath Gosvami e gli raccontò il sogno. Lokanath abbracciò Narottam confermandogli che la Vaisnava era in realtà Radhika, la consorte di Krishna.
Lokanath fu contento di sapere che Radharani Stessa aveva dato a Narottam un servizio speciale: bollire il latte. Lokanath comprese che, per il suo discepolo, questo era il servizio eterno a Krishna, e che Radhika lo aveva semplicemente reintegrato in questo servizio.
Dopo aver ricevuto questo servizio particolare da Radharani e dopo averne ricevuto conferma dal suo guru, Narottam cadeva a volte in complesse trance meditative, nel corso delle quali vedeva se stesso bollire il latte per Radhika e per le gopi nella sua forma di mannari. Spesso, quando si trovava in questa siddha-deha, o “forma perfetta”, usava legna secca per il fuoco che serviva a far bollire il latte.
A volte però il latte traboccava e ogni volta che ciò accadeva, Narottam cercava di fermarne la fuoriuscita con le mani. Durante la sua intensa meditazione, spesso dimenticava di avere le mani ustionate.
Ma quando il suo sogno ad occhi aperti cessava, si accorgeva che le mani ustionate nella sua visione mistica lo avevano accompagnato nel mondo tridimensionale. A volte cercava di coprire le mani ferite con un pezzo di tessuto, ma tutti a Vrindavana sapevano in quale modo trascendentale egli si era procurato quelle bruciature.

Jiva Gosvami

Obbedendo all’ordine di Lokanath, Narottam si prostrò ai piedi di Jiva Gosvami chiedendogli di accettarlo come suo studente.
Per tutta risposta, Jiva Gosvami gli prese le mani e gli chiese di raccontargli come si erano ustionate. Narottam allora raccontò al suo maestro gli episodi ricorrenti della sua meditazione interiore e Sri Jiva, ascoltandoli, sentì dentro di sé una grande soddisfazione e un’estasi spirituale. Egli confermò che Narottam era veramente Vilas Manjari e Narottam disse: “Si, Radhika Stessa si è rivolta a me in questo modo”. Sentendo questo, Jiva Gosvami abbracciò con immensa gioia Narottam, dicendogli: “Tu sei la manifestazione dell’amore di Caitanya Mahaprabhu e con questo amore sommergerai l’universo intero”.
Fu durante questo periodo che Narottam incontrò Srinivas, che era venuto a Vrindavana per studiare sotto la guida di Jiva Gosvami, e diventarono molto amici. Erano considerati i migliori studenti di Jiva Gosvami e assieme a Dukhi Krishnadas (Syamananda), eccellevano in tutti gli studi.
Di conseguenza Jiva Gosvami conferì loro dei titoli illustri: Narottam Das Thakur Mahashoy, Srinivas Acarpa Prabhu e Syamananda, conferendo loro la speciale missione di diffondere le scritture Bhakti-rasa in tutto il Bengala e l’Orissa. (I dettagli di questo episodio vengono narrati nel capitolo precedente riguardante la vita di Srinivas Acarya).

Kheturi-gram

Quando le scritture Bhakti-rasa vennero rubate dal re Birhambir, Srinivas decise di ritrovarle, per cui rimase a Vana Vishnupur, come indicato nel capitolo precedente. In quello stesso periodo Srinivas aveva rimandato Narottam a casa, a Kheturi, nel Bengala Orientale; Syamananda lo avrebbe accompagnato per un tratto di strada e poi avrebbe proseguito per la sua città natale in Orissa.
In un primo tempo, Narottam e Syamananda viaggiarono senza meta, intossicati dall’amore divino ma con il cuore spezzato per la scomparsa delle scritture. Mentre camminavano di villaggio in villaggio, Narottam, il più anziano tra i due, istruiva Syamananda sui libri devozionali del Vaisnavismo Gaudiya. Narottam aveva studiato sotto la guida di Sri Jiva per un periodo più lungo e Syamananda provava piacere nell’ascoltare le sue spiegazioni e in questo modo trascorsero insieme molte notti e molti giorni.
Infine si decisero a proseguire per Kheturi, nel Bengala Orientale, dove si misero in contatto con i parenti di Narottam. Quando i membri della famiglia, così a lungo privati della sua presenza, videro Narottam con il suo santo amico, caddero a terra piangendo di gioia, e realizzarono per la prima volta quanto avevano sofferto la separazione da lui. Il loro “Naru” era ritornato! Anche Narottam fu felice di vederli: egli raccontò loro del suo soggiorno a Vrindavana ed essi ascoltarono con estremo rispetto i segreti delle scritture dei Gosvami relative alla Bhakti.
Dopo dieci giorni, secondo i piani, Syamananda Pandit lasciò Kheturi per l’Orissa e Narottam gli fornì il necessario per il viaggio. Non ci sono parole per esprimere il dispiacere che provarono i due santi nel lasciarsi, benché le biografie Bengali facciano del loro meglio per trasmetterne la grande emozione.
Passarono i mesi e per tutto questo periodo Narottam si tenne in disparte, cantando il mantra Radha-Krishna e meditando sul servizio eterno secondo le tecniche del Raganuga-bhajan.
Narottam aveva anche cominciato ad iniziare discepoli. Alcuni dei più importanti scrittori, poeti e devoti dell’India presero rifugio in lui. Tra questi primi discepoli vengono annoverati suo cugino (Santosh Dhatta), Sri Devi Das, Sri Gauranga, Sri Gokula, Ganga-narayana Chakravarti, Raj Narasingha, la regina Rupamala, Raj Chand Roy, Santosh Roy e molti altri. Il Prema-vilas elenca 123 discepoli. Sotto la guida di Narottam essi furono in grado di aprire il forziere contenente l’amore per Dio e distribuire ogni goccia di nettare agli assetati abitanti di Kethuri-gram e dei villaggi circostanti.


Navadvip e Puri

Desideroso di visitare i luoghi santi collegati direttamente ai divertimenti di Sri Caitanya Mahaprabhu, come aveva fatto Srinivas alcuni anni prima, Narottam esplorò con grande piacere l’intero Gaura-mandala. Egli fece visita a tutti gli associati del Signore ancora viventi e alla seconda generazione di devoti, accettando per esempio la compagnia di Suklambar Brahmachari e trascorrendo un po’ di tempo tra le rovine della casa di Sri Caitanya con Ishan Thakur. Narottam fece visita a Damodar Pandit e incontrò i due fratelli di Srinivas Thakur, Stipati e Srinidhi; frequentò anche Acyutananda (figlio di Advaita Acarpa), Hridoy Caitanya (guru di Syamananda), Abhiram Thakur, Jahnava-devi e Birbhadra (suo figlio), e altri. Narottam ebbe anche la fortuna di incontrare Narahari Sarkar e Raghunandana Thakur.
Quando Narottam si trovò alla presenza di queste anime speciali, ebbe degli attacchi di estasi: pianti, urla, risa, bisbigli, stupore, e persino svenimenti. Egli si associò quindi felicemente con queste sante personalità e considerò questo cameratismo divino come una parte estremamente significativa ed emozionante del suo sviluppo spirituale.
Sommerso da questo sentimento di associazione, egli si recò a Puri e fece visita a Gopinath Acarpa, Gopal Guru Gosvami ed altri; e poiché essi ne erano stati testimoni diretti, chiese loro di poter approfondire gli interrogativi sui lila finali del Signore. Egli si recò in seguito a Jajigram dove si riunì temporaneamente a Srinivas Acarpa e dopo qualche tempo si recò a Katwa, dove il Signore aveva preso l’ordine di rinuncia. Arrivò infine a Ekachakra, il luogo in cui Nityananda Prabhu apparve in questo mondo. Alcuni dei biografi di Narottam, come per esempio Narahari Chakravarti (nel suo Bhakti-ratnakara), sottolineando l’importanza di questo pellegrinaggio, specialmente della sua visita al luogo di nascita di Nityananda Prabhu. Come afferma il Prema-vilas, Narottam fu un’incarnazione dell’estasi di Nityananda Prabhu e quindi la sua visita al lila-sthali di quest’anima divina viene considerata come l’evento mistico più significativo.

Ritorno a Kheturi

Dopo aver visitato molti luoghi sacri e molte personalità elevate della Caitanya-lila. Narottam ritornò a Kheturi. Lì lo attendeva una lettera del suo diksha-guru, Lokanath Gosvami. In questa lettera, Lokanath chiedeva di stabilire l’adorazione delle Divinità a Kheturi-gram, poiché, sebbene a Kheturi vi fossero molti devoti sinceri, secondo Lokanath essi avrebbero avuto un migliore avanzamento spirituale se l’arca-vigraha fosse stata adorata quotidianamente.
Questo sarebbe stato un passo significativo per la vita spirituale dei discepoli di Narottam. Egli scelse il giorno di Gaura-purnima, il giorno auspicioso dell’anniversario della nascita di Sri Caitanya Mahaprabhu, per l’inaugurazione di un grande festival in occasione dell’installazione delle Divinità. Questo festival avrebbe anche offerto a Narottam l’opportunità di diffondere gli insegnamenti dei Gosvami in tutto il Bengala perché tutti i Vaisnava importanti avrebbero preso parte ad una celebrazione in onore dell’apparizione di Sri Caitanya. Il Signore aveva completato la manifestazione dei Suoi divertimenti decenni prima, ma l’anniversario della Sua nascita non era stato osservato come grande mahotsav (grande celebrazione). Questa sarebbe stata la prima volta, e Narottam invitò quindi molti mohant (grandi anime) Vaisnava da tutto il sub-continente indiano, particolarmente dal Bengala e l’Orissa. Benché sia ancora in corso una accesa disputa tra gli studiosi circa la data esatta di questo festival, si può sicuramente affermare che esso ebbe luogo fra la sesta e l’ottava decade del sedicesimo secolo. Centinaia di associati di Caitanya Mahaprabhu della prima e della seconda generazione ricevettero gli inviti, compilati in elaborati versi sanscriti. Tuttavia Narottam si domandava come avrebbero potuto alloggiare in modo appropriato tutte queste anime degne della massima considerazione poiché desiderava, per profondo rispetto, offrire loro le migliori facilitazioni. E ciò accadde realmente. Narottam fu veramente in grado di offrire ai suoi ospiti alloggi di prima classe perché Raj Krishnananda (suo padre) e Raj Purushottam (lo zio di Narottam) erano entrambi scomparsi lasciando il regno a Santosh Datta (il cugino molto vicino a Narottam).
Santosh era diventato di recente discepolo di Narottam ed era ansioso di incontrare i pari grado del suo maestro e gli altri devoti elevati. Quindi Santosh divenne il primo promotore dell’organizzazione del festival e su ordine di Narottam se ne assunse di buon grado l’intero costo. Dopo un lavoro di molti mesi furono costruiti: un enorme tempio dotato di un grande deposito per il cibo; una sala per il kirtan dalla complessa architettura; un palazzo adibito a residenza per i devoti; una meravigliosa piscina; un giardino colmo di fiori dal lungo stelo; una residenza per i visitatori. Vennero inviati messaggeri in ogni luogo per invitare non solo i Vaisnava ma anche i re, i proprietari terrieri, i poeti, gli studiosi, gli scrittori, gli artisti, ed altri ospiti illustri.

L’arrivo dei devoti

I devoti di Jajigram arrivarono assieme a Srinivas Acarpa e a Govinda Kaviraj. Arrivò anche Ramchandra per cogliere l’opportunità di approfondire la sua amicizia con narottam. Da Narasinghapur, in Orissa, arrivarono Syamananda Pandit e i suoi seguaci, tra cui Rasik Murari. Da Khardaha giunse Jahnava Ma con tutto il suo seguito. Dal distretto di Srikhanda giunsero Raghunandana Thakur e molti altri devoti. I fratelli di Srinivas Thakur arrivarono da Navadvip e i figli di Advaita Acarpa giunsero da Shantipur. Hridoy Caitanya arrivò da Ambika Kalna, così come altri Gaudiya mohant. Questo è solo un elenco parziale dei devoti che parteciparono al festival.
Poiché tutte queste anime elevate arrivarono dai loro rispettivi luoghi di residenza per la maggior parte a piedi, raccoglievano lungo la strada nuovi seguaci parlando a chiunque incontrassero del festival favoloso che si sarebbe presto tenuto a Kheturi. Centinaia di persone, ora aumentate smisuratamente a migliaia, raggiunsero nel giro di una settimana i confini del Bengala Occidentale. Santosh Datta mise a disposizione dozzine di enormi barche che attraversavano incessantemente il fiume per traghettare i devoti. Una volta giunti nel Bengala Orientale, lussuosi palanchini ed enormi carri trainati da buoi trasportavano i devoti a Kheturi-gram.
Gli organizzatori – Narottam, Srinivas e Santosh Datta – salutavano ogni devoto al suo arrivo offrendogli una ghirlanda e dandogli il benvenuto con grande affetto. A tutti i devoti vennero forniti alloggi separati con servitori personali in grado di soddisfare ogni loro esigenza. L’ospite d’onore, Jahnava Ma (Acaryani) era la Vaisnava più rispettata e più anziana per cui Narottam la adorò in modo particolare con fiori e chandan incoraggiando gli altri devoti a fare lo stesso. In effetti, il ruolo di Jahnava Ma al festival di Kheturi andrebbe considerato nel modo corretto. All’interno della Gaudiya sampradaya stavano venendo alla luce diverse filosofie, come il Gaur-nagari-bhava, il Rasa-raj, il Gaur-paramyavad (l’insegnamento che Caitanya Mahaprabhu è la Verità Ultima), il Nitai-paramyavad, l’Advaita-paramyavad e molte altre. Ognuna di queste filosofie racchiude sfumature distinte, troppo complesse per essere approfondite in questo libro.
Jahnava, in qualità di guida Vaisnava dell’epoca, mediò fra tutte queste filosofie e analizzò le loro differenze in modo da renderle conformi all’ortodossia Gaudiya. Di conseguenza la sua presenza venne particolarmente apprezzata da Narottam Thakur. Dopo aver adorato nel modo appropriato Jahnava-devi ed aver offerto gli omaggi a tutti i Vaisnava riuniti, Raghunandana Thakur cantò le preghiere d’invocazione, preannuncio di un avvenimento sommamente santo. Seguì nella notte un grande Kirtan in preparazione del festival vero e proprio che iniziò il giorno successivo.

Inizia il festival

Il giorno dopo,  migliaia di devoti entusiasti iniziarono la celebrazione del festival per l’anniversario dell’apparizione di Caitanya Mahaprabhu con un grande kirtan pieno di entusiasmo. Poi Narottam scoprì cinque coppie di Divinità di Radha-Krishna i cui nomi erano Ballabhi Kanta, Sri Krishna, Vraja Mohan, Radha kanta e Radha Raman, oltre a due splendide Divinità di Sri Caitanya e della Sua consorte da installare con le benedizioni dei Vaisnava riuniti[2].
la ragione di questi centri di adorazione delle Divinità, secondo le quali Krishna accetta il servizio attraverso la Sua arca-vigraha installata correttamente e i devoti possono di conseguenza sviluppare un’idea personale di Dio concentrando la mente e i sensi su di Lui in una forma chiaramente visibile. Srinivas Acarpa presiedette alla cerimonia dell’abhisheka, il tradizionale bagno delle Divinità. Nel contempo, esperti oratori e kirtanyia glorificavano Krishna secondo le complesse tradizioni Vaisnava; elaborate danze e rappresentazioni teatrali si susseguivano senza sosta mentre tutta Kheturi gridava il santo nome di Sri Krishna.

Il Kirtan di Narottam

Narottam Das Thakur impiegò nel suo kirtan di Kheturi i ritmi (tala) più sofisticati, forme melodiche (raga), i gesti più commoventi (abhinaya) e le tecniche di danza più avanzate (natyam). Il Bhakti-ratnakara ne riporta una descrizione accurata. Sri Gauranga Das, Sri Gokula Das e Sri Ballabhi Das erano al suo fianco assieme a un folto gruppo di musicisti diretti da Devi Das, un esperto suonatore di mridanga. Quando i musicisti raggiunsero il culmine del crescendo, apparve sulla scena Narottam, che iniziò a cantare. Tutti lo seguirono suonando gli strumenti, cantando e danzando, e tutti piansero quando udirono l’affascinante voce di Narottam Thakur che li dirigeva attraverso il canto di mantra meravigliosi. Si dice che Narottam e un’incalcolabile marea di devoti sembravano la luna piena circondata dalle innumerevoli stelle del cielo. E’ significativo il fatto che Narottam abbia inaugurato in quell’occasione quello che in seguito venne chiamato il Padavali-kirtan, una tecnica di canto teatrale che inizia con il Gaur-candrika, la glorificazione di Sri Caitanya, e poi si evolve gradualmente, in modo meraviglioso, nel kirtan a Radha-Krishna, collegandoli spesso con riferimenti tematici e varie densità melodiche. Si dice che questo metodo fosse stato in origine ispirato, almeno nella sua forma iniziale, dalla voce melodiosa di Svarup Damodar, l’associato intimo del Signore, e che rimase a uno stadio embrionale. Venne sviluppato ulteriormente grazie a tre fratelli: Gosh-Madhava, uno dei maggiori suonatori di mridanga dell’epoca, Govinda, noto come preminente pujari e Vasu, che fu uno stupendo cantante e che scrisse molti Gaur-chandrika. Ora però questo metodo veniva innalzato ai massimi livelli da Narottam al festival di Kheturi.

Il Signore discende

Si dice che il kirtan di Narottam abbia raggiunto più di qualsiasi altro lo stadio della perfezione. Ciò viene accettato dai Vaisnava Gaudiya come un fatto obiettivo per parecchie ragioni, tra le quali occorre citare l’evento miracoloso che viene riportato da tutti i biografi di quel periodo: Caitanya Mahaprabhu e tutti i Suoi associati, molti dei quali avevano lasciato il mondo mortale da più di cinquant’anni, apparvero di persona al festival di Kheturi e danzarono al santo kirtan di Narottam. Migliaia di devoti furono testimoni di questo sacro avvenimento[3]. L’autore del Bhakti-ratnakara si domanda incredulo: “Chi può descrivere l’incomparabile felicità dei devoti quando, nel mezzo del kirtan, il munifico Sri Caitanya e i Suoi associati discesero per renderli felici? Come un lampo di luce attraversa una massa di nuvole meravigliose, così Sri Caitanya Stesso apparve tra la moltitudine dei Suoi seguaci”. Secondo il Prema-vilas, Mahaprabhu apparve con Nityananda Prabhu, Sri Advaita, Gadadhara, Srinivas Thakur, Haridas Thakur, Svarupa Damodara, Rupa-Sanatana e molti altri. Chi, in realtà, può descrivere l’intensità del suo sentimento di bhava quando Jahnava vide il marito scomparso in mezzo al kirtan? Chi può descrivere i sentimenti dei figli di Advaita Acarya quando videro il padre danzare e cantare come un ragazzo? Come poterono i fratelli di Srinivas Thakur controllare le lacrime quando videro Srivas stesso danzare di fronte a Mahaprabhu, proprio come lo ricordavano? In realtà essi non riuscirono a controllarsi e furono trascinati dall’estasi di ritrovarsi uniti al Signore e ai Suoi associati. Avendo sperimentato il Vipralambha-bhava (la separazione intensa), tutti provavano ora il sambhoga, l’unione divina.
Mentre danzava senza tregua, ciascun devoto, immerso completamente nel kirtan di Narottam, sentiva il proprio corpo bagnarsi di lacrime. Per un certo tempo Srinivas riuscì a controllarsi ma Narottam non ne fu capace e il suo kirtan raggiunse proporzioni incontrollabili. Alcuni devoti urlarono all’orecchio di Narottam: “Grazie, maestro, il tuo potere devozionale ci ha dato l’opportunità di vedere Sri Caitanya Mahaprabhu nella Sua eterna danza spirituale con Advaita Acarya e gli altri eterni associati”.
La notte precedente, Mahaprabhu aveva rivelato in sogno a Narottam che sarebbe venuto con i Suoi associati e che avrebbe danzato estaticamente al suo kirtan; Narottam attendeva quindi questo momento, al quale non avrebbe rinunciato così facilmente. In effetti il kirtan durò molte ore sono a notte fonda, ma sembrò eterno, e per molti lo fu realmente perché lo portarono per sempre con sé, continuando a viverlo nel ricordo (lila-smaranam). Esteriormente il kirtan era arrivato al termine e quando ciò accadde i devoti conobbero per la prima volta il fenomeno dell’amore in separazione.

L’interminabile Festival

Proprio mentre il kirtan di Narottam volgeva al termine, Jahnava-devi cominciò nuovi festeggiamenti. Si avvicinò alle Divinità appena installate e offrì Loro una speciale polvere rossa, la stessa che Radha e Krishna si lanciano durante il festival di Holi. Dopo che le Divinità ebbero accettato la tintura, Jahnava Ma ordinò ai devoti di prendere i numerosi secchi di tintura colorata e di commemorare il festival di Holi lanciandosela l’un l’altro. Non aveva ancora finito di parlare che migliaia di devoti, presi dall’entusiasmo, cominciarono a lanciarsi la tintura, gustando il ricordo del divertimento amoroso di Radha e Krishna. Ciò si protrasse fino a notte inoltrata, quando essi celebrarono gioiosamente il festival dell’apparizione di Sri Caitanya con canti composti appositamente per glorificare la Sua nascita divina e i Suoi primi divertimenti. Il mattino seguente, Jahnava Ma e un gruppo di abili cuochi da lei addestrati personalmente prepararono la colazione per tutti i devoti. Poi, con alcuni assistenti, Jahnava nutrì ciascun devoto con le sue stesse mani. Solo quando tutti ebbero completato il pasto, Jahnava si sedette e ne gustò umilmente i resti.
Il festival durò tre giorni ma per i Vaisnava che vi avevano preso parte fu come se fosse durato una vita. Molti si fermarono a Kheturi per parecchie settimane ma in seguito ritornarono ai loro paesi di origine. Solo Ram Krishna Acarya e Ganga-narayana Chakravarti non partirono, perché l’amore che portavano a Narottam impediva loro di separarsi da lui. Tuttavia, dovettero partire anche loro per suo ordine e in seguito, con la loro pratica entusiasta, riuscirono a rendere la città di Manipur un regno Vaisnava. Si dice anche che un devoto di nome Bhagyachandra abbia predicato a Manipur per conto di Narottam cementando ciò che Ram Krishna Acarya e Ganga-narayana Chakravarti avevano iniziato.

La missione è compiuta

Per una serie di complesse ragioni, il festival di Kheturi viene considerato una delle più importanti pietre miliari della storia Vaisnava. Prima di tutto, essendo stata rubata la letteratura dei Gosvami, Narottam inizialmente non aveva i libri utili alla diffusione del suo messaggio. Dovette quindi usare un altro metodo e questo fu lo scopo del festival di Kheturi che alla fine divenne un avvenimento a cadenza annuale e che continuò ad essere fonte d’ispirazione persino dopo che i libri dei Gosvami furono ritrovati. Questi festival avevano uno scopo simile a quello dei famosi concilii ecumenici del Cristianesimo. (Tuttavia, il canto e la danza vivaci, oltre alla complessa teologia Vedica, mettono in rilievo alcune evidenti distinzioni). Riunendo i Vaisnava provenienti da molte terre diverse in un unico luogo, Narottam riuscì a comunicare loro in modo organico le conclusioni dei Gosvami di Vrindavana e allo stesso tempo a cogliere le impressioni dei pellegrini Vaisnava. Di conseguenza, i risultati di questi festival confermarono le conclusioni della dottrina canonica e ortodossa (siddhanta) per le future generazioni di Vaisnava Gaudiya. Questo fenomeno viene spiegato dallo storico e sociologo Hitesranjan Sanyal:

il Festival di Kheturi offrì ai Vaisnava del Bengala l’opportunità di conoscere da vicino il metodo dei Gosvami con le modifiche e gli adattamenti alla tradizione del movimento della bhakti del Bengala, con particolare riferimento al Gaur-paramyavad. Il metodo così rettificato fornì ai Vaisnava ciò di cui essi erano privi: un’esposizione esatta e sistematica della loro fede sotto forma di dissertazioni concrete sugli sastra. La congregazione di Kheturi sembra fosse stata concepita come una piattaforma comune all’interno della quale i diversi gruppi del movimento della Bhakti potevano incontrarsi per una mutua interazione e comprensione basata sul metodo dei Gosvami.

Occorre tener conto che questo era il desiderio che Jahnava Ma aveva espresso a Jiva Gosvami nel corso del suo primo pellegrinaggio a Vrindavana. Jiva Gosvami aveva allora inviato la letteratura dei Gosvami nelle province orientali a seguito di Srinivas, Narottam e Syamananda. Il festival di Kheturi può essere considerato un’estensione di questo stesso piano poiché al festival le dottrine dei Gosvami vennero comunicate ed accettate con pieno entusiasmo. Ciò si rispecchiò nell’installazione delle Divinità, nel kirtan e in ogni altra parte importante della celebrazione. Per esempio, in relazione alla cerimonia di installazione, Hitesranjan Sanyal scrive:

L’installazione della forma di Gauranga-Visnupriya e delle forme di Radha e Krishna secondo i rituali prescritti dai Gosvami, mette in rilievo l’aspetto più interessante del modo di pensare e degli sforzi di Narottam. I devoti appartenenti al circolo di Navadvip che formarono il centro del movimento della Bhakti e Gaur-mandala, cioè in Bengala, avevano subito l’influsso di Caitanya nella fase pre-sannyasa della Sua vita ed erano devoti all’affascinante giovane di allora. I primi pada Bengali su Caitanya, composti dai poeti di Gaura-mandala, si riferiscono al Suo meraviglioso aspetto giovane e usano i nomi di Gauranga, Gaura e Gaurakishor che sono ad esso collegati. Le immagini di Caitanya, ideate dai devoti di Gaur-mandala, rappresentano un giovane Caitanya in abiti da capo famiglia rispettabile. I Gosvami di Vrindavana che avevano invece visto Caitanya solo da sannyasi, si riferiscono nei loro testi invariabilmente al Suo yativesh (apparizione ascetica) quando adorano il loro maestro. Naturalmente i testi dei Gosvami non mettono in rilievo l’esistenza di Visnupriya, la moglie di Caitanya. Installando a Kheturi l’immagine di Gauranga-Visnupriya, Narottam dimostrò l’accettazione da parte degli aderenti al metodo dei Gosvami del Gaur-paramyavad; in altre parole Caitanya è Krishna e Krishna è il param-tattva (la realtà ultima) secondo il punto di vista dei Gosvami. L’apparizione di Visnupriya a fianco di Caitanya viene considerata la consorte di Caitanya così come Radha è la hladini-sakti (l’energia di piacere) di Krishna.

Se narottam utilizzò l’installazione delle Divinità per rendere armonici i concetti teologici Vaisnava dell’epoca, il suo stile di kirtan illustra una delicatezza ancora maggiore a questo proposito. Egli aveva studiato il kirtan sotto la guida dei Gosvami di Vrindavana – e a Vrindavana Krishna regna supremo! – mentre in Bengala veniva posta enfasi sull’adorazione di Caitanya mahaprabhu. Narottam allora escogitò un tipo di kirtan in cui i due – il kirtan di Mahaprabhu e quello di Krishna – potessero fondersi, perché questo era dopo tutto il messaggio ultimo della Gaudiya-sampradaya. Ad ogni buon conto Hitesranjan Sanyal ne fornisce chiare spiegazioni:

Nel mahotsav di Kheturi, Narottam presentò il lila-kirtan di sua invenzione. Rupa Gosvami aveva suddiviso i kirtan in tre tipi: il nama-kirtan, il guna-kirtan e il lila-kirtan, tutti e tre canti diretti a Krishna o imperniati su di Lui. Ma nel festival di Kheturi, Narottam iniziò la riunione introducendo il Gaura-chandrika, il canto in adorazione di Gaurachandra (la limpida luna, cioè Caitanya). I canti Gaur-chandrika consistevano in pada che si riferivano al Gaur-paramyavad e che erano stati composti dai poeti di Gauda-mandala. L’abitudine di introdurre i Krishna-lila nei Gaur-chandrika mette in evidenza l’idea che Caitanya e Krishna sono la stessa persona ma pone particolare enfasi sull’adorazione di Krishna. Evidentemente Narottam cercò di conciliare il metodo dei Gosvami con la tradizione prevalente in Bengala.

Oltre a questi sviluppi significativi, Narottam, Srinivas e i loro seguaci come Ramchandra Kaviraj, furono responsabili della riduzione a sistema delle tecniche del Manjari-sadhana che si basavano direttamente sugli scritti dei Gosvami e sulle tradizioni esoteriche trasmesse da Sri Caitanya Stesso. Numerosi testi famosi del Padma-purana, gli scritti di kavi Kamapur, Raghunath Das Gosvami e in modo particolare di Krishnadas Kaviraj, presentarono la fase di introspezione mannari e stabilirono le basi filosofiche a sostegno della poesia di Narottam, che elabora le differenti complessità della meditazione mannari. La poesia di Narottam e la letteratura dei Gosvami sulla quale essa si basa aprirono la via ai lavori successivi su questo argomento, come la Sri-Krishna-bhava-namritam di Visvanath Chakravarti. Ciò nondimeno furono in molti a sfruttare la fama di Narottam, come gli aderenti al movimento deviante sahajiya, che attribuirono molte delle loro pratiche a temi estrapolati dai suoi scritti. In effetti Narottam praticò un rigido celibato e non ebbe nulla a che vedere con qualsiasi altro tipo di ortodossia.

Brahmana e Vaisnava

Narottam divenne ben presto il più famoso guru Vaisnava di tutto il Bengala. La sua profonda poesia che spiega con successo tutta la filosofia Gaudiya e la sua magnifica voce che lo rese una leggenda vivente gli avevano portato discepoli da tutta l’India. Oltre a ciò, la sua intensa purezza ispirava la gente appartenente ad ogni ceto sociale – dai re ai brahmana – a prendere pieno rifugio ai suoi piedi.
Alla fine del sedicesimo secolo in India le divisioni in caste erano molto potenti, e numerosi tra coloro che seguivano l’ortodossia brahminica non vedevano di buon occhio narottam che, nato in una famiglia di Kayastha-sudra, iniziava gli appartenenti alla classe brahminica. In effetti vi erano complesse dispute filosofiche su questo punto e in molti casi vi furono minacce alla vita di Narottam.
Questa assurda controversia continua tuttora[4], anche se Narottam e i suoi intimi discepoli citarono in modo molto convincente tutte le scritture pertinenti e i guru precedenti per mettere a tacere questi agitatori di casta: i sostenitori di Narottam riuscirono a convertire perfino quelli che avevano inizialmente pensato di attentare alla sua vita.
Tuttavia il problema divenne talmente serio che ad un festival successivo, tenutosi sempre a Kheturi, Birabhadra (figlio di Jahnava Ma) tenne un discorso su questo argomento, e tutti coloro che lo ascoltarono compresero che la casta non si deve basare sulla nascita ma sui requisiti e sull’opera svolta[5]. Secondo le scritture e la tradizione Vaisnava, queste ultime considerazioni erano le più importanti e più importante ancora era l’amore per Dio. Colui che ne possiede, dicono le scritture, trascende ogni classificazione terrena, come la suddivisione in caste. I fortunati che incontrarono Narottam e che si erano a lungo esposti al suo amore contagioso non misero in dubbio la veridicità di tale affermazione.
Ci furono però alcune persone che conoscevano le attività di Narottam solo alla lontana e fecero tutto ciò che era in loro potere per diffamarlo. Quando questi uomini si trasmisero a vicenda i loro timori e le loro insicurezze, formarono una vasta fazione allo scopo di distruggere la guida inappropriata e “non brahminica” di Narottam. A questo fine essi chiesero aiuto al re locale che, a quel tempo, era un uomo pio di nome Raj Narasingha.

Lo stratagemma

Raj Narasingha, che governava la provincia di Pakapalli, era ripetutamente attaccato dalla comunità ortodossa dei brahmana in relazione a Narottam. Essi dicevano che Narottam era una persona di bassa nascita e che quindi non avrebbe dovuto né prendere il sannyasa né accettare come discepoli coloro che erano brahmana per nascita, come Ganga-narayana Cakravarti e Ramchandra Kaviraj. Insistevano quindi affinché il re infliggesse una dura punizione a Narottam per la sua impertinenza.
Il Raj inviò un messaggio a Narottam chiedendogli come un puro sadhu come lui potesse violare le ingiunzioni delle scritture, commettendo queste presunte atrocità. Narottam rispose inviandogli una lettera, nella quale affermava categoricamente che non vi era nulla nelle scritture, se interpretate correttamente, a sostegno delle affermazioni dei brahmana di casta, e che aveva intenzione di partecipare a un pubblico dibattito per esprimere il proprio punto di vista. Narottam garantì al re che se fosse stato provato che il suo punto di vista era sbagliato, si sarebbe ravveduto.
Appena il Raj finì di leggere l’umile lettera di Narottam, si convinse della validità della sua posizione. Ciò nondimeno egli riunì i suoi più grandi studiosi, compreso il famoso Rupanarayana e insieme marciarono alla volta di Kheturi per discutere con il santo Vaisnava. Nel frattempo, però, i due discepoli brahmana più cari a Narottam, Ganga-narayana Cakravarti e Ramchandra Kaviraj, escogitarono un ingegnoso stratagemma per dimostrare la vera gloria del loro venerabile maestro.
Uno dei discepoli brahmana si travestì da vasaio, l’altro da venditore di noci di betel e ambedue costruirono velocemente dei piccoli negozi a Kumarapur, alle soglie di Kheturi-gram, sulla via per la quale sarebbero passati il re e i suoi uomini. Quando gli studiosi in marcia vi arrivarono, i due devoti li chiamarono per offrire i loro prodotti. Ciò offrì loro l’opportunità di poter discutere cortesemente dei fatti del giorno.
Con grande sorpresa degli studiosi, tuttavia, questi negozianti parlavano un sanscrito perfetto come solo gli uomini più colti erano in grado di fare. Com’è possibile, essi riflettevano, che semplici negozianti nella città di Narottam siano degli studiosi così esperti? Se dei semplici lavoratori sono così sofisticati, come saranno i veri studiosi? E come sarà Narottam? Gli uomini del re decisero di vedere quanto realmente colti fossero questi negozianti e iniziarono a discutere sulla posizione di Narottam come guru di discepoli brahmana. Con estrema facilità, Ganga-narayana e Ramchandra sconfissero gli studiosi del re. Quando gli accademici di corte citavano le scritture verso dopo verso, gli uomini di Narottam facevano loro rilevare che le citazioni non tenevano conto del contesto o venivano fraintese. Nella frustrazione più totale, essi si rivolsero al re ammettendo la loro patetica sconfitta. Lo stesso re era ansioso di vedere come Rupanarayana si sarebbe comportato con i due colti negozianti ma anch’egli venne rapidamente sconfitto. Infine i due sadhu rivelarono la loro identità. Il re si rivolse allora ai suoi uomini: “Se non riuscite a sconfiggere i discepoli di Narottam, come pensate di poterlo sconfiggere?” queste parole risuonarono dolorosamente nei loro orecchi e alla fine tutti diventarono discepoli di Narottam.


Le sue opere letterarie

Diversamente da Srinivas e Syamananda, una volta lasciata Vrindavana, Narottam non vi fece più ritorno. Visse invece vicino a Kheturi-gram, educando i devoti e scrivendo le sue meravigliose poesie. Govinda kaviraj descrive Narottam come un grande re di prema (amore divino) e Ramchandra come suo ministro. I due (Narottam e Ramchandra) passavano gran parte della giornata studiando e insegnando il Bhagavat Purana e gli scritti di Rupa, Sanatana, e degli altri Gosvami. Poiché Narottam era principe di uno stato ricco – era noto come il rajkumar nella sua giovinezza! - ebbe l’opportunità di studiare con molti grandi studiosi dell’epoca. Traendo profitto da questa situazione, Narottam divenne un esperto in eloquenza e scrittore prolifico, comunicando tutti i principi del Vaisnavismo Gaudiya attraverso la poesia.
La sua opera più importante è il Prarthana, un compendio di trentatré canti in Bengali. Il Prarthana comprende 258 versi suddivisi in cinquantacinque capitoli e tratta succintamente diversi argomenti: la preghiera, l’autocritica, il controllo della mente, la felicità spirituale, l’agonia dell’anima separata da Dio, la superiorità del Vaisnavismo, le più elevate aspirazioni, la relazione tra guru e discepolo, l’abitare a Vrindavana, l’importanza dell’ascetismo e l’umiltà del Vaisnava. Inoltre, ventisette capitoli del Prarthana sono imperniati sul manjari-sadhana, la forma esoterica della pratica Gaudiya in cui viene visualizzata la propria forma di servitrice di Srimati Radharani; poiché Ella è molto cara a Krishna, questa è la via confidenziale per avvicinarsi al cuore di Krishna.
Altrettanto importante è il Prema-bhakti-chandrika di Narottam, un lungo poema (120 versi contenuti in nove capitoli) che spiega l’intera gamma della filosofia Gaudiya sotto forma di semi. Questo poema è stato composto probabilmente dopo il primo festival di Kheturi e dopo la morte del suo caro amico Ramchandra kaviraj, poiché Narottam si lamenta per la sua dipartita in uno dei versi. Molti dei temi contenuti nel Prarthana vengono trattati in questo capolavoro della poesia Bengali. Visvanath Chakravarti, un successivo commentatore Vaisnava, ha scritto un commento in sanscrito a quest’opera per la gioia della comunità vaisnava. Oltre a queste due opere principali, Narottam scrisse molti poemi brevi che in seguito vennero inclusi in alcune importanti antologie Vaisnava. Nel ventesimo secolo, Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada amava cantare le poesie di Narottam e citarlo nelle sue conferenze. Questa è la conferma della validità che ancora oggi riveste l’opera di Narottam.

La sua scomparsa: prima parte

Come si rileva dai suoi scritti, Narottam sopravvisse a Jiva Gosvami e al suo migliore amico Ramchandra kaviraj. Così come aveva sofferto per il distacco da Caitanya Mahaprabhu e Radha-Krishna, allo stesso modo soffrì per l’intensa separazione dai suoi elevati contemporanei. I biografi di Narottam lo descrivono sempre immerso in uno stato di gioia e di divino dolore, uno stato che, secondo la dottrina Vaisnava, suscita le emozioni spirituali più elevate. Gli scrittori hanno descritto lo stato sensitivo di narottam dicendo che egli continuamente “irrorava la terra sotto i suoi occhi pii”. Con una passione senza precedenti egli desiderava ardentemente Dio e i Suoi associati.
Alla fine Narottam non riuscì a tollerare l’intensità del suo amore in separazione e decise di riunirsi al Signore nel mondo spirituale. A Murshidabad, nella casa di Ganga-narayana Chakravarti, andò in trance, totalmente immerso nel lila di Radha-Krishna. Questo stato di trance durò per parecchi giorni, convincendo molte persone che Narottam stava pensando di lasciare questo mondo. Tuttavia, parecchi ostinati oppositori, facenti parte dell’ortodossia brahminica, lo ridicolizzarono in quel momento cruciale. “Guardate”, essi urlavano, “ha passato la sua vita ad iniziare brahmana, e non è mai stato altro che un sudra di bassa nascita che sta morendo da sudra”.
Ganga-narayana Chakravarti non riuscì a tollerare le loro parole blasfeme e pregò il suo guru: “Ti prego, ritorna. Dimostra quanto sono stupidi!”. Proprio in quel momento, il corpo di Narottam iniziò a risplendere e su di esso apparve miracolosamente un filo brahminica dorato. Alla vista di questo miracolo, i brahmana di casta si pentirono subito del loro errore e si arresero ai piedi di Narottam chiedendo perdono.
Il Narottam-vilas racconta l’accaduto in modo leggermente diverso. Narottam chiese ai suoi discepoli di portarlo a Budhari e poi a Gambhila per bagnarsi nel Gange. In quest’occasione egli venne colto da una febbre violenta e credette di morire. Allora ordinò ai suoi discepoli di preparare della legna per la sua cremazione, cosa che evidentemente li turbò, ma nondimeno essi obbedirono agli ordini del loro guru. Narottam poi si sedette in silenzio per tre giorni ed infine lasciò il corpo di fronte a molti testimoni, discepoli e altre persone. Dopo l’uscita della sua anima dal corpo, i discepoli lo posero su un seggio di legna da ardere. Proprio in quel momento, i brahmana che lo criticavano cominciarono a urlare oscenità blasfeme contro Ganga-narayana e gli altri fedeli seguaci di Narottam. Ganga-narayana non riuscì a tollerare le loro aspre parole e così pregò Narottam di ritornare e di mostrare la sua misericordia a questi brahmana in errore. In quell’istante, Narottam  aprì gli occhi e disse: “Radha-Krishna-Caitanya!”. Inoltre il suo corpo diventò splendente come il sole e i brahmana intimoriti furono costretti a cambiare opinione.
Testimoni di questa resurrezione, tutti si arresero ai piedi di narottam. Egli li abbracciò tutti, benedicendoli con i gioielli della Bhakti. Ordinò loro di studiare le scritture della Bhakti con Ganga-narayana Chakravarti e poi lasciò quel luogo per meditare in solitudine. Per parecchi mesi egli manifestò sintomi d’estasi e pianse ripetutamente per la separazione da Sri Sri Radha-Krishna.

 La sua scomparsa: seconda parte

Qualche tempo dopo, Narottam si preparò veramente a lasciare il regno terrestre. Chiese a Ganga-narayana e gli altri discepoli più intimi di accompagnarlo al Gange per la seconda volta. Quando arrivarono, Narottam offrì i suoi omaggi al fiume sacro ed entrò nelle sue acque. Fece capire ai suoi discepoli di riunirsi attorno a lui chiedendo loro di riempirsi le mani di acqua e di versarla sul suo corpo. Quando cominciarono a farlo si accorsero però che i suoi arti si trasformavano in latte e si mescolavano alle acque del Gange! Il loro impulso naturale fu quello di fermarsi affinché il loro guru non scomparisse del tutto nelle onde del fiume, ma questo era il suo ordine ed essi lo portarono a termine mentre anche le loro lacrime si univano al Gange.
Quando il miracoloso rituale arrivò alla fine, Ganga-narayana riempì una brocca con il latte che precedentemente era stato il corpo di Narottam. il latte venne portato in un luogo santo vicino alla casa di Ganga-narayana, a Jiva Ganja (distretto di Murshidabad, Bengala Occidentale), dove venne subito eretta la tomba (samadhi) di Narottam. La tomba subito diventò nota come Dugdha-samadhi, la tomba del latte, ed è un importante luogo di pellegrinaggio per tutti i Vaisnava Gaudiya[6].


                   Syamananda Pandit

Krishna Mandal e sua moglie, Durika Dasi, erano Bengalesi che si erano stabiliti a Dandeshwar (Darendra Bahadurapur), nel distretto di Midnapur in Orissa (che si estende fino al Bengala). Appartenevano alla casta dei Sadgopa (una sottocasta di sudra il cui compito consisteva nel distribuire il latte) e desideravano molto dei bambini; ma ogni concepivano, il bambino moriva appena nato. Quando finalmente uno dei loro figli sopravvisse, decisero di chiamarlo Dukhi (l’infelice), con la speranza che il dio della morte ricordasse la morte prematura dei suoi fratelli e lo risparmiasse.
Secondo il Syamananda Charit, Dukhi nacque circa un anno dopo la scomparsa di Sri Caitanya Mahaprabhu. Ciò è in linea con la credenza secondo la quale, dei tre santi in discussione, Srinivas fosse il più anziano, essendo nato almeno dieci anni prima della scomparsa di Mahaprabhu: cronologicamente Narottam fu il secondo, essendo nato poco prima della scomparsa del Signore e Dukhi (Syamananda) fu il più giovane benché molto vicino in età a Narottam. Il Dr. Sambidananda Das così riassume la giovinezza di Dukhi:

Egli era la vita dei suoi genitori. Fin dall’infanzia essi erano soliti infondere in lui le glorie di Sri Caitanya, di Nityananda e degli altri maestri Vaisnava. Dukhi aveva una spiccata predisposizione religiosa ed esultava all’ascolto del nome di Sri Caitanya, che a quel tempo era una parola molto familiare in Orissa. Dukhi ebbe in dono una notevole memoria, molto rara per l’umile casta a cui apparteneva. Terminò i suoi studi di grammatica sanscrita e di altre materie presso la scuola locale. Era calmo e sobrio e giocava raramente. Era un filosofo nato.

Avendo notato la sua spiccata predisposizione per la religione e la filosofia, i suoi amorevoli genitori decisero che Dukhi dovesse scegliere personalmente il proprio guru. Krishna Mandal e Durika sapevano di essere dopotutto soltanto dei sudra, ma il loro ragazzo aveva una naturale inclinazione per le attività intellettuali e sacerdotali e decisero quindi di lasciar fare a lui, mettendolo solo in guardia dal prendere decisioni affrettate e dai facili entusiasmi. Benché fosse solo un ragazzo, Dukhi aveva già deciso chi doveva essere il suo guru: “Il mio guru è Hridoy Caitanya! Vive ad Ambika Kalna, nel Bengala, e il suo guru è Gauridas Pandit, associato intimo di Mahaprabhu. Hridoy Caitanya serve fedelmente Sri Gauridas prendendosi cura delle immagini di Gaura-Nitai”. Dukhi pregò suo padre: “Dammi per piacere il permesso di andare da lui”. “Ma è molto lontano e tu sei solo un ragazzo”, disse Krishna Mandal.
Vedendo il padre così ansioso, Dukhi rispose: “Molta gente va in pellegrinaggio in Bengala. Quando partiranno potrei andare con loro. Si prenderanno cura di me, non preoccuparti”. Dopo aver preso in considerazione diverse alternative, Krishna Mandal si convinse e Dukhi partì per Ambika Kalna. Il viaggio era difficoltoso, ma dopo parecchi giorni Dukhi arrivò alla casa di Abhiram Thakur a Khanakul. In compagnia di quest’autentica incarnazione dei lila di Mahaprabhu, Dukhi cadde in uno stato di estasi spirituale. Subito dopo, egli arrivò ad Ambika Kalna, dove chiese freneticamente a tutti coloro che incontrava dove si trovava il tempio di Gauridas Pandit, adiacente alla casa di Hridoy Caitanya, e alla gente di Kalna fu molto felice di indicarglielo.

Hridoy Caitanya

Prima di passare alla descrizione della relazione tra Dukhi e Hridoy Caitanya, forse è meglio dire qualcosa su Gauridas e il suo discepolo. Gauridas Pandit era Subala nei lila di Krishna e nella forma di Gauridas fu uno degli associati più vicini a Caitanya Mahaprabhu. Da Puri, Gauridas si era stabilito ad Ambika Kalna, dove poi lo raggiunse Hridoy Caitanya per abbandonarsi ai suoi piedi di loto.
Secondo la tradizione, Gaur-Nitai – Caitanya e Nityananda – si recarono di persona ad Ambika Kalna per posare per le Loro murti che sono attualmente ospitate in questo piccolo tempio. Qui i pellegrini possono anche osservare la Bhagavad-gita incisa su di una foglia di palma – versi che si dice siano stati scritti personalmente da Caitanya Mahaprabhu; il remo che il Signore usò per recarsi a Kalna è ancora conservato nel tempio e c’è ancora l’albero di tamarindo sotto il quale si dice che Gauridas e Mahaprabhu abbiano discusso della filosofia Vaisnava. Anche Dukhi vide queste sacre reliquie. Le Divinità di Gaura-Nitai restano però la parte più importante di Kalna; sono fatte di puro legno neem e si dice siano incredibilmente rassomiglianti a Mahaprabhu e Nityananda. Chiunque vada ad Ambika Kalna può ancora vedere queste Divinità, benché solo per qualche istante, a seguito di un episodio che accadde quando Hridoy Caitanya ricevette questo nome (in precedenza si chiamava “Hridayananda”).

Darshan Jonaki

Una volta, mentre adorava le Divinità di Ambika Kalna, Gauridas osservava l’entusiastico kirtan che si stava tenendo intorno a lui. Come pujari (il sacerdote che presiede all’adorazione) non poteva prendervi parte poiché doveva servire le Divinità durante la cerimonia dell’aratik, offrendo Loro i vari oggetti di culto con mano ferma. Mahaprabhu e Nityananda partecipavano al kirtan e quando giunse al culmine, le murti di Gaura-Nitai installate sull’altare, esattamente identiche a Loro, saltarono giù e si unirono al canto e alla danza estatici.
C’erano quindi due Gaura-Nitai nel kirtan! Gauridas corse verso di Loro inseguendoLi con un bastone ed Essi furono così spaventati che una coppia (o secondo alcune fonti solo Gauranga Mahaprabhu) saltò nel cuore di Hridayananda mentre l’altra ritornò sull’altare. Da quel momento Hridayananda venne chiamato Hridoy Caitanya, perché Mahaprabhu aveva danzato freneticamente nel suo cuore (“hridoy”).
Da quel giorno i sacerdoti del tempio di Gauridas Kalna permettono dei darshan Jonaki (“Lucciola”), molto brevi, mostrando le Divinità solo per un istante per il timore che Esse possano scendere nuovamente dall’altare. Dukhi conosceva questa storia e la reputazione immacolata di Hridoy Caitanya: egli era così puro che Mahaprabhu aveva cercato rifugio in lui saltando nel suo cuore! Questi episodi lo avevano convinto a recarsi a Kalna come prima tappa del suo viaggio. Dukhi si impegnò in servizio devozionale presso il tempio e sviluppò un affetto profondo per Hridoy Caitanya, che insegnò al ragazzo tutto quello che aveva appreso da Gauridas Pandit. Ben presto Hridoy Caitanya iniziò Dukhi dandogli il nome di “Krishnadas”[7], e tutti gli abitanti di Kalna iniziarono ad amarlo perché era il miglior discepolo del suo guru.

Pellegrinaggio

Dopo aver studiato per qualche tempo, Dukhi Krishnadas chiese al suo guru il permesso di viaggiare. Il permesso fu accordato e Dukhi Krishnadas iniziò uno straordinario pellegrinaggio. Come Narottam e Srinivas si erano recati nei luoghi santi collegati ai divertimenti di Mahaprabhu, così fece Krishnadas, che però visitò anche molti altri luoghi.
Il Rasik-mangal descrive dettagliatamente le città che attrassero il nostro giovane Dukhi-Krishnadas: Vakrishvar, Vaidyanath, Gaya, Benares, Allahbad, e molte altre ancora. Visitò anche tutto il nord, dove generalmente no si recano molti Gaudiya. Poi ritornò a Puri e a Navadvip per vedere i luoghi in cui si svolsero i divertimenti più intimi di Caitanya Mahaprabhu. In totale, il suo viaggio durò più di un anno, forse alcuni anni, dopo di che ritornò al suo villaggio natale in Orissa. Successivamente si recò di nuovo alla casa del suo guru, Hridoy Caitanya, che lo accolse con grande affetto. Essi trascorsero un po’ di tempo insieme, poi Hridoy Caitanya chiese a Krishnadas di andare a Vrindavana e di studiare la letteratura Vaisnava sotto la guida di Jiva Gosvami presso la scuola teologica per studenti avanzati, appena istituita. Krishnadas, sinceramente commosso, obbedì al suo guru, che gli aveva dato una lettera di presentazione per Sri Jiva. Dopo aver visitato la casa di Mahaprabhu e dei Suoi associati di Navadvip ancora in vita, Dukhi Krishnadas lasciò i piedi del suo guru per recarsi nella terra santa di Vrindavana.



Jiva Gosvami

Dukhi Krishnadas raggiunse ben presto Vrindavana. Poco prima del suo arrivo, incontrò un brahmana di nome Sridas, che lo condusse al Radha-kunda per fargli incontrare Raghunath Das Gosvami e Srila Krishnadas Kaviraj. Quando questi due famosi Vaisnava seppero che Dukhi Krishnadas era uno stimato discepolo di Hridoy Caitanya (che sapevano essere il più caro discepolo di Gauridas Pandit), lo accolsero con profondo affetto. Secondo il Bhakti-ratnakara, essi gli fornirono una scorta personale che lo accompagnò ai piedi di loto di Jiva Gosvami.
Quando Sri Jiva vide Dukhi Krishnadas, pianse per l’estasi. Ora il piano di Mahaprabhu era completo. Srinivas, Narottam e Dukhi Krishnadas erano insieme, studiavano e sviluppavano le loro realizzazioni interiori in vista della loro futura missione. Come Srinivas e Narottam, Krishnadas diventò ben presto maestro in ogni settore della conoscenza, dalla grammatica alla poesia e dalla logica all’estetica, dai Veda all’Ujjvala-nilamani di Rupa Gosvami. Divenne esperto in tutta la letteratura dei Gosvami, comprese le opere di Sanatana e Gopal Bhatta e persino i libri appena scritti da Jiva come il Gopal-champu e i Sandarbha. Visse in modo ascetico e divenne la gioia di Vrindavana. Srinivas e Narottam erano fratelli per lui e si prendevano cura di lui in ogni circostanza.

Raganuga-bhajan

Jiva Gosvami aveva l’abitudine di inviare a Kalna rapporti sullo stato di salute di Krishnadas e sui suoi progressi nello studio e Hridoy Caitanya rispondeva chiedendogli di rivelare al suo discepolo i segreti più confidenziali del servizio devozionale. In qualità di guru, Hridoy Caitanya consigliò a Dukhi Krishnadas di accettare Jiva Gosvami come estensione di lui stesso.
Per la grazia di Sri Jiva, Krishnadas adorò Radha e Krishna secondo i metodi del Raganuga-bhajan. Giorno dopo giorno si immergeva sempre di più nel servizio devozionale. Pensando solo ai divertimenti del Signore, egli cadeva ripetutamente in trance per la devozione spontanea. Era costantemente ansioso di meditare sulle attività del Signore nel regno spirituale. Esteriormente, compiva accuratamente il suo sadhana (i suoi servizi quotidiani) che comprendevano la pulizia dell’area del Kalpa-kunja Kutir e portare una brocca d’acqua a Sri Jiva mentre egli serviva interiormente le loro Signorie sotto la guida di Rupa Mannari. Questi servizi servivano a congiungerlo alla piattaforma spirituale quando la sua meditazione raggiungeva lo stadio della perfezione.



Il nupura di Radhika

All’interno del Kalpa-kunja Kutir di Vrindavana, Sri Sri Radha e Krishna manifestano eternamente l’estatica danza del rasa-lila. Chi non è spiritualmente qualificato è incapace di percepire questa realtà, anche se si trova nel punto esatto in cui si compie questa manifestazione divina. Tuttavia, i devoti realizzati come Dukhi Krishnadas, possono vedere la verità polidimensionale della realtà spirituale in tutta la sua gloria.
Un giorno, mentre Radha, Krishna e le gopi manifestavano questa rasa-lila, vennero sommersi da un’estasi particolarmente intensa. I ritmi della musica e della danza uniti all’entusiasmo del momento creavano emozioni indescrivibili. Questo spingeva tutti a parteciparvi con un’urgenza sempre più impellente, danzando con maggior vigore ad ogni istante che passava. Le gopi muovevano i loro corpi al ritmo del cuore di Krishna, circondando Lui e Sri Radha, e suonavano concitatamente diversi strumenti musicali. Suonando, le gopi entravano e uscivano dalla danza vigorosa di Radha e Krishna. Presto il loro ballo diventò incontrollabile e Radhika perse il Suo nupura (il braccialetto che porta alla caviglia). Nessuno si accorse dello smarrimento del nupura. In realtà Radhika o aveva deliberatamente smarrito solo per offrire una misericordia speciale a Krishnadas che, arrivato la mattina dopo per compiere la sua usuale pulizia, trovò il nupura d’oro sotto un albero. Krishnadas restò affascinato dalla bellezza del nupura: non poteva sapere che si trattava di un ornamento appartenente a un’altra dimensione – al mondo di Radhika. L’intero kunja brillava per la luce che emanava da esso e così Krishnadas lo toccò con la testa in segno di rispetto. In quel momento, il suo corpo manifestò tutti i diversi sintomi estatici: i peli si rizzarono sul corpo e incominciò a sudare copiosamente. Cominciò a piangere e provò una felicità intensa. Sommerso dall’amore divino, strinse al cuore il nupura e svenne.


Lalita-devi

Dopo un notevole lasso di tempo, Dukhi Krishnadas riprese i sensi e cominciò a chiamare Radha e Krishna. Come le gopi impazzite d’amore correvano in ogni direzione, così Krishnadas, colmo di dolore, correva cercando le Loro Signorie. Preso dalla disperazione, gridava continuamente: “Dov’è Radha? Dov’è Krishna? Per piacere, devo trovarLi!”. Infine si calmò, si legò il nupura intorno al collo e continuò a pulire il kunja. Temendo che qualcuno potesse rubarglielo, seppellì infine il braccialetto in un posto segreto.
Nel frattempo, dopo essere entrata nella Sua stanza, Radha si accorse di aver perso il nupura. Pensando (sapendo) di averlo lascito cadere nel kunja, ordinò a Lalita, la Sua cara amica, di andare a cercarlo. Assunte le sembianze di una vecchia, Lalita-sundari corse al kunja obbedendo alla richiesta di Radhika. Quando vi arrivò, vide subito Krishnadas e gli chiese quale fosse il suo nome. “Sono Dukhi Krishnadas”, egli rispose.
Hai visto il nupura di mia nuora?, domandò: “Ella è sbadata, e qualche volta quando la mando alla Yamuna a prendermi dell’acqua perde qualcosa. Non posso fidarmi di lei. Dimmi, per piacere, hai trovato il nupura? Posso ricompensarti se me lo restituisci”.
“Dimmi la verità”, chiese Dukhi Krishnadas con molta diffidenza, “dove vivi e come ti chiami?”.
“Sono Radha-dasi”, rispose Lalita, celando la sua vera identità, “appartengo alla famiglia brahminica Kanoj di Vraja”.
Sentendo questo, Krishnadas ammise: “Si, ho trovato un nupura ma non può essere tuo. Appartiene a Sri Radha. Ne sono sicuro perché quando l’ho toccato mi sono sentito cadere nel profondo oceano dell’amore per Dio. Il mio cuore si è gonfiato di ferma devozione e ho perso i sensi. Nessun nupura comune può provocare simili sensazioni”.
“Ascoltami”, continuò Krishnadas, “te lo darò se è veramente tuo. Ma prima devi provarmelo. Andremo al tuo villaggio e mostreremo il nupura ai tuoi vicini. Se lo identificheranno come appartenente a te, sarò lieto di restituirtelo senza discussioni”.
Ascoltata la sua proposta, Lalita, cominciò ad innervosirsi e rivelò la verità: “Hai ragione”, ammise, “stavo cercando di ingannarti. In verità il braccialetto appartiene a Srimati Radharani. Ella è soddisfatta di te quanto lo sono io. Chiedi qualsiasi benedizione e l’avrai. Poi riporterò il nupura a Radhika: sarà felice di sapere che tu l’hai ritrovato”.


 “Syamananda”

krishnadas non desiderava nulla per sé e disse: “O Thakurani, devo conoscere la tua vera identità. Solo quando me l’avrai rivelata, ti chiederò una benedizione”.
Lalita condusse Krishnadas in un luogo isolato e rivelò la sua vera identità di Lalita-sundari, dicendogli il proprio nome e in che cosa consisteva il suo servizio a Radhika. Tuttavia ella mantenne il suo aspetto di vecchia signora e lo avvertì: “Ascolta Dukhi Krishnadas: tu sei ansioso di vedere la mia vera forma spirituale, ma questa rivelazione risulterebbe per te insostenibile”.
Egli replicò: “Se tu vuoi, tutto è possibile. Se mi darai la possibilità di sostenerla, ne sarò capace”. Cedendo al suo intenso desiderio, Lalita era adesso pronta ad abbandonare il suo travestimento, ma gli disse di chiudere prima gli occhi. Dopo alcuni minuti, gli permise di guardare la sua sacra forma. Fissando la bellezza incomparabile di Lalita-sundari, Krishnadas perse i sensi e cominciò a schiumare dalla bocca. Quando riprese conoscenza, ella lo calmò con parole gentili, mentre egli si prostrava ai suoi piedi con lacrime d’amore. Lalita pose un piede sulla testa ed egli assaporò la polvere che cadeva dalle sue dita. Controllato completamente dall’energia spirituale, Krishnadas era incapace di parlare. Riusciva solo a piangere.
A questo punto Lalita gli offrì ancora le sue benedizioni: “Cos’altro potrei chiedere?” rispose Krishnadas, “il mio unico desiderio è quello di servire Radha e Krishna sotto la tua guida”. Lalita sorrise, conoscendo bene la ferma determinazione del giovane Krishnadas. “Tu otterrai certamente l’associazione di Radha e Krishna”, disse Lalita, “ma non puoi servirLi con questo corpo. Ti devi preparare mentalmente (manasa seva) a diventare un amico intimo di Sri Radha. Poi potrai venire al kunja con Rupa Mannari e assisterai personalmente al rasa-lila di Radha e Krishna. In quel momento scoprirai la vera identità di ogni persona. Questa è la realizzazione spirituale. Per ora continua a servire Jiva Gosvami in questo corpo  e continua a fare il tuo servizio per il kunja. Otterrai molto presto il tuo corpo perfetto (siddha deha)”. Dopo averlo così consigliato, Lalita gli diede un mantra segreto che lei stessa recita per vedere costantemente la forma di Radhika. Poi Krishnadas la condusse nel luogo in cui aveva sepolto il nupura. La vanga di ferro che aveva usato si era trasformata in oro brillante ed egli la usò per riportarlo alla luce. Dopo averlo trovato, posò il nupura sulla propria testa, si prostrò davanti alla forma stupenda di Lalita e restituì il braccialetto, posandolo gentilmente nella sua mano. Dopo aver dato il prezioso ornamento a Lalita, restò sorpreso nel vedere che ella glielo posava sulla testa, muovendoglielo poi intorno in modo mistico. Ella disse: “Possa il tocco dei piedi di Radhika restare impresso sulla tua fronte”. Improvvisamente apparvero sulla fronte di Krishnadas due linee verticali fra le quali, per il tocco del fermaglio del nupura, apparve un puntino. “Da questo momento” disse Lalita “sarai chiamato Syamananda, perché hai dato gioia (ananda) a Radha (Syama) restituendoLe il Suo nupura. Ora torna al tuo kunja e alla tua condizione precedente ma non raccontare a nessuno ciò che è accaduto. Potrai dirlo solo a Jiva Gosvami, ma non dirlo a nessun’altro”. Sopraffatto dall’amore, Syamananda si prostrò nuovamente e quando si rialzò vide che Lalita era sparita nel kunja.
Cominciò allora a cercarla: “Dov’è la bellissima Lalita, la servitrice di Radharani? Dov’è andata?” Ma fu tutto inutile. Andò subito da Jiva Gosvami e si gettò ai suoi piedi. Quando Sri Jiva vide la gioia negli occhi di Syamananda e la sua nuova carnagione simile all’oro fuso, ottenuta per la sua intima associazione con Lalita dalla carnagione dorata, naturalmente gli domandò: “Dove sei stato? E perché la tua pelle brilla in questo modo?”.
Syamananda rispose: “Mio Signore, sono stato al Kanaka kunja. Mentre ero lì ho ricevuto l’apice della misericordia di Sri Guru. Solo per la sua misericordia si può avere la fortuna trascendentale che ho avuto”. Jiva poi vide sotto il braccio di Syamananda la bellissima vanga d’oro, strettamente avvolta in un tessuto, e cominciò a sospettare che fosse accaduto qualcosa di veramente straordinario.
Sri Jiva disse: “E cos’è quello strano tilaka che hai sulla fronte? Non puoi ingannarmi, caro Krishnadas, so che tu hai ottenuto la misericordia speciale di Krishna, o forse persino quella di Sri Radha[8]. Il tuo corpo sta manifestando sintomi d’estasi e i tuoi occhi stanno versando lacrime d’amore… per piacere, raccontami la tua straordinaria esperienza”. Poiché Sri Lalita-devi gliene aveva accordato il permesso, Syamananda iniziò a raccontare a Jiva Gosvami tutta la storia, chiedendogli però di non rivelare a nessuno questo segreto. Syamananda chiese a Jiva di “dire semplicemente agli altri che tutto era avvenuto per la grazia del guru”. Poiché questo era il desiderio di Lalita, Sri Jiva obbedì e la gente di Vrindavana seppe che il nuovo nome di Krishnadas era “Syamananda” e prese a chiamare il nuovo tilaka “Syamananda” o “Kripa-bindu”. Ma solo Jiva e Syamananda sapevano qual’era il segreto che si celava in questo nome.

La collera di Hridoy Caitanya

Tutti a Vrindavana si accorsero del cambiamento di comportamento di Syamananda e ci furono molte dicerie sul suo nuovo nome, sul tilaka e sulla sua carnagione dorata. Tutti sapevano che egli aveva ricevuto la misericordia di Jiva Gosvami. Ma non era forse stato infedele nei riguardi di Hridoy Caitanya, il guru che lo aveva iniziato? Dopo tutto, non era per nulla ortodosso ricevere un nuovo nome da un guru istruttore[9]. La sua relazione con Sri Jiva sembrava aver offuscato la relazione con Hridoy Caitanya, e per questa ragione alcuni Vaisnava avevano sviluppato un atteggiamento negativo nei confronti di Sri Jiva. Ciò nondimeno jiva era fermo sulla sua decisione di mantenere il segreto di Syamananda, persino a rischio di perdere la propria reputazione.
Le dicerie cominciarono a circolare rapidamente ed entro breve tempo, in Bengala, Hridoy Caitanya venne a sapere che a Vraja, Jiva Gosvami stava mettendo in ombra la relazione con il suo amato discepolo Dukhi Krishnadas, arrivando persino a dargli un nuovo nome. Hridoy Caitanya era furente: “Jiva Gosvami sta accettando il mio discepolo come se fosse suo. L’ho mandato da lui in buone fede affinché lo istruisse. Ora, per causa sua, il mio amato Krishnadas sta abbandonando il suo guru”[10].
Hridoy Caitanya chiamò cinque dei suoi discepoli migliori: “Andate a Vrindavana e controllate se queste storie sono vere. Se così fosse, portatemi Krishnadas. Gli darò la punizione che gli spetta”. Dopo aver riflettuto per un attimo, Hridoy Caitanya aggiunse: “Se Jiva Gosvami dovesse interferire, non opponetevi. A prescindere da ciò che ha fatto, egli è un grande Vaisnava. Consegnategli solo la mia lettera e attendete ala risposta. E chiedete a Krishnadas perché lo ha fatto. Come ha potuto abbandonarmi ed accettare un altro guru? Chiedetegli se facendo questo è riuscito ad ottenere Krishna. Se dice di si, allora ditegli che anche noi verremo tutti a Vraja e accetteremo Sri Jiva come nostro guru. Devo dire però che nessuno ha mai avuto un comportamento simile tra gli innumerevoli seguaci di Mahaprabhu. Advaita Acarya rifiutò il suo stesso figlio ma Mahaprabhu non gli diede mai rifugio. Questi temi vengono spiegati chiaramente nelle scritture. Che si sia santi o guru, se si commettono delle offese ai piedi di loto del proprio guru, Krishna non offrirà alcun rifugio. Ora andate a Vrindavana – disse Hridoy Caitanya ai suoi cinque discepoli – e portatemi la risposta di Jiva Gosvami. Se la conclusione è quella che temo, riunirò tutti i Vaisnava del Bengala e andremo tutti a Vrindavana per giudicare Sri Jiva e le sue azioni discutibili.

La risposta di Jiva Gosvami

Dopo un lungo viaggio, i Vaisnava del Bengala arrivarono finalmente a Vrindavana e si recarono direttamente da Jiva Gosvami che li ricevette con cortese ospitalità. Jiva lesse poi la lettera di Hridoy Caitanya. In ansiosa attesa della sua risposta, i cinque discepoli di Hridoy si sentirono risollevati quando alla fine Sri Jiva disse: “Benché Hridoy abbia scritto questa lettera di accuse, vi assicuro che non ho accettato Krishnadas come mio discepolo. Non ho mai neanche preso in considerazione una simile eventualità”.
“in verità” continuò Jiva molto umilmente “io non merito neanche di essere suo discepolo. Mi spiace che Hridoy Caitanya sia così arrabbiato con me, ma non gli ho fatto nulla di male. Il suo stesso guru, Gauridas Pandit, mi ha sempre trattato con grande affetto. E’ veramente una sfortuna che si sia creata questa incrinatura fra di noi. Non so perché sia accaduto questo fatto spiacevole. Ho accettato di istruire il suo discepolo, Dukhi Krishnadas, esclusivamente perché era un discepolo dell’eminente Hridoy Caitanya ed ora vengo accusato di essere stato scorretto”.
Gli uomini di Hridoy Caitanya erano imbarazzati. Uno di loro disse a Jiva: “Sono venuti da Vraja due sannyasi che hanno detto al nostro riverito Hridoy Caitanya che tu avevi dato il nuovo nome di Syamananda a Krishnadas e un tilaka particolare”.
Jiva rise. “Se questo è vero – disse – lo sapremo dai devoti. Venite, facciamo una riunione con i Vaisnava di Vrindavana e ascoltiamo il loro verdetto”. Ma i devoti di Hridoy Caitanya non erano d’accordo. Essi dissero che la parola di Sri Jiva era sufficiente. Volevano semplicemente che lui raccontasse la storia.
Jiva disse: “Ascoltate: vi dirò tutto. Un giorno chiesi a Krishnadas chi gli avesse dato il nome Syamananda. Egli spiegò che meditando sui piedi di loto del suo guru, gli furono concessi il nome e il tilaka. Ciò è dovuto all’intensità della devozione di Krishnadas per il suo guru, Hridoy Caitanya, che si impernia sulla pulizia quotidiana del Kanaka kunja. Mentre svolge il suo servizio con grande entusiasmo, Krishnadas recita sempre il Bhagavat Purana. Questo è Krishnadas. Sia di giorno che di notte, egli recita incessantemente il santo nome. Un giorno, Krishnadas fece un sogno, mentre stava pulendo il kunja, apparve Hridoy Caitanya. Krishnadas offrì al suo venerato guru un seggio di morbida erba kusha e iniziò ad offrirgli delle preghiere. Hridoy fu molto felice nel vedere l’umiltà e la sincerità di Krishnadas e gli disse che aveva ottenuto qualcosa che persino Brama desidera intensamente ottenere – il servizio personale al kunja di Radhika. Presto, assicurò Hridoy, egli avrebbe ricevuto la misericordia di Radha e Krishna e poiché egli aveva procurato grande piacere a Syama (Radha), avrebbe infine avuto il nome “Syamananda”.
Dopo aver detto queste cose a Krishnadas – disse Sri Jiva – Hridoy lo benedì e pose i piedi sul suo capo. Da questo nacque un nuovo magnifico tilaka, lo stesso che ora porta sulla fronte. Bisogna dire però che tutto è accaduto per misericordia di Hridoy. E’ un dato di fatto. Ma poiché molti non capiscono questo punto, la gente del luogo si è inventata una versione personale di quanto è accaduto.
In questo modo, Sri Jiva disse la verità – perché Krishnadas aveva realmente considerato tutto come misericordia del suo guru – ma non rivelò il segreto vincolato da giuramento di Lalita-sundari e Syamananda.
I discepoli di Hridoy si sentirono sollevati ascoltando la risposta di Sri Jiva e gli chiesero di scrivere tutta la storia in una lettera al loro guru. Questo fu esattamente ciò che Jiva fece, ma egli insistette affinché i devoti andassero da Krishnadas e ascoltassero la storia direttamente da lui. Jiva assicurò loro che Krishnadas avrebbe confermato l’intero episodio in ogni dettaglio.
Quando essi affrontarono l’argomento con Krishnadas, egli disse: “Io tengo i piedi di loto di Hridoy sulla mia testa; egli è il mio Signore e Maestro. Benché io svolga il mio servizio a Vraja sotto la tutela di Sri Jiva, considero tutto come misericordia del mio amato guruji. Ecco come ho ricevuto le benedizioni di Radha e Krishna e credo fermamente che il nome e il tilaka mi siano stati dati per mezzo di Hridoy come misericordia speciale della Coppia Divina”. I discepoli di Hridoy furono felici del fatto che Syamananda avesse confermato le parole di Sri Jiva. Dopo aver visitato tutti i luoghi sacri di Vrindavana, essi ritornarono in Bengala e consegnarono la lettera a Hridoy Caitanya.

La risposta viene rifiutata

Hridoy Caitanya lesse la lettera di Sri Jiva e rifletté attentamente sul suo contenuto. “Sembra che Jiva Gosvami stia distorcendo la verità – egli disse – perché io non sono apparso in sogno a Krishnadas, almeno per quanto possa ricordare. Né gli ho mai dato il nome Syamananda! E’ assurdo sostenere che io gli abbia dato in sogno il nome e il tilaka se non ne ho alcun ricordo! Questo sogno è solo un parto della fantasia, non è reale. Dovremmo lasciare che un sogno contraddica ciò che vediamo nella realtà? No! Potremmo fare una cosa simile solo se avessimo perso il buon senso. Solo uno stupido dà così tanta importanza ai sogni!”.
“ve lo dico francamente – disse Hridoy ai suoi discepoli – Sri Jiva sta cercando di ingannarci con questa lettera. Andrò di persona a Vrindavana con un gruppo di devoti e svelerò questa sciarada per quello che è! Solo allora il mio cuore troverà pace”. Hridoy riunì un  gruppo di dodici gopal, sessantaquattro mohant e un gruppo di discepoli, passarono dalla casa di Gauridas Pandit e alcuni dei suoi principali discepoli si unirono a loro in qualità di mediatori per entrambe le parti.

L’arrivo a Vraja

A Vrindavana, il folto gruppo di Hridoy Caitanya ricevette un’accoglienza particolare. Sri Jiva stesso offrì i suoi omaggi ai devoti, i quali reciprocarono i suoi rispetti, ed iniziò ad elogiarli con la poesia più squisita. Presto arrivò anche Syamananda che vedendo il suo guru, Hridoy Caitanya, si prostrò come un bastone, in segno di completa sottomissione.
Hridoy Caitanya sfidò subito Syamananda: “A chi si sta inchinando Dukhi Krishnadas?” disse sarcasticamente. “Prabhu – disse Syamananda con sorpresa – mi sto inchinando ai tuoi piedi e ai piedi di tutte queste grandi personalità”.
Hridoy non accettò la sua risposta: “La tua relazione con me si comprende dal tuo nome e dal tuo tilaka, non da una manifestazione superficiale di umiltà”.
Syamananda lo assicurò che il nome e il tilaka erano dovuti alla sua misericordia e a nient’altro; in caso contrario non li avrebbe accettati. Ma Hridoy fu inflessibile: “Ascoltami – egli disse - non si possono accettare i sogni come se fossero realtà. Tu hai agito senza la mia approvazione e, assieme a Jiva Gosvami, mi avete inviato una lettera ingannevole su un falso sogno. Questo è inaccettabile!”.
“Ma io non ho cercato di ingannarti – protestò Syamananda – e tutto ciò che è stato scritto in quella lettera corrisponde alla verità”. Hridoy cominciò a perdere la pazienza: “Laverò via quel tilaka con le mie stesse mani, dipingerò il nome di Syamananda sul tuo petto e anche quello si cancellerà. Questo nome e questo tilaka sono illusori e temporanei esattamente come lo è la persona che li ha creati! Se verranno via, tutti ti considereranno un bugiardo e io sarò disonorato. Per questo, sono disposto a dare la mia stessa vita. Se invece il tilaka riapparirà misticamente sul tuo corpo, accetterò il tuo cosiddetto sogno spirituale come reale. Accetti la sfida?”.
Prostrandosi ai piedi del suo guru, Syamananda rispose che avrebbe fatto qualunque cosa i devoti riuniti gli avessero chiesto, ma insistette nel sostenere che alla fine avrebbe dimostrato che il suo nome e il suo tilaka erano autorizzati e autentici. Allora hridoy riunì tutti i mohant – che erano centinaia – nel Rasasthali di Vrindavana. Le grandi anime riunite presero posto e chiamarono Syamananda dinnanzi a loro. Prostrandosi ai loro piedi, Syamananda offrì preghiere ai suoi superiori ed amici.
“Chi è il tuo guru? - chiesero i mohant – E chi ti ha dato questo nome e il tilaka?”.
“il mio maestro è Hridoy Caitanya - dichiarò Syamananda – ed io sono il suo servitore”. Tuttavia, prima che Syamananda proseguisse, i mohant gli dissero che i sogni sono sempre falsi, esattamente come aveva affermato Hridoy Caitanya, e che doveva dire tutta la verità, specialmente se aveva accettato un altro guru. I devoti avevano il potere di assolverlo da questo peccato, e dissero a Syamananda di rifletterci bene prima di dare la sua risposta finale.
Syamananda accettò con rispetto le parole dei mohant e chiese quindi un po’ di tempo per riflettere prima di rispondere alle loro domande. Egli gli accordarono alcuni minuti e proprio mentre guardava la forma di Hridoy, Syamananda cadde in una profonda trance meditativa.

Meditazione profonda

Nel suo corpo perfetto, egli iniziò a recitare il mantra datogli da Lalita e si trovò nella dimensione spirituale proprio davanti alla casa di Radhika. Nella sua forma eterna di Kanaka Mannari, egli sedette sui gradini davanti alla porta piangendo lacrime d’amore mescolate a quelle provocate dal suo attuale problema con il guru. In quel momento arrivarono per caso le altre servitrici di Radhika e chiesero perché Syamananda (Kanaka) stesse piangendo così pietosamente. Syamananda spiegò: “Abito a Vrindavana e mi chiamo Kanaka Manjari. Sono un’assistente di Lalita-sundari. Tempo fa sono stata con lei un giorno e una notte e quando sono ritornata a casa, mio marito si è scagliato contro di me in modo aggressivo e indecoroso. Sono corsa via per la paura. Dite per piacere a Lalita di salvare la mia vita venendo da me e dicendomi esattamente che cosa devo fare”.
Le servitrici corsero subito da Lalita e le comunicarono la storia appresa da Syamananda. “Portatela qui – ordinò Lalita – sto preparando le foglie di betel per Sri Radha e non posso lasciare il mio servizio a metà”. Ubbidendo all’ordine di Lalita come se fosse la loro stessa vita, le gopi corsero nel luogo in cui avevano visto Kanaka Mannari piangere e la portarono nella casa di Radharani. Kanaka restò senza parole quando vide Radharani seduta su un lettino splendido ma semplice, mentre masticava le foglie di betel preparate man mano da Lalita. Sri Rupa Mannari massaggiava le Sue gambe e Champakalata Thakurani sventagliava un camara per rinfrescarLa dal calore del sole di mezzogiorno. Intimorita da questa sublime apparizione, Kanaka cominciò a fluttuare in un oceano di amore estatico, dimenticando tutti i suoi problemi. Con un profondo senso di gioia sconfinata, cadde a terra; Radhika allora ordinò alle gopi di sollevarla. Lalita corse subito verso kanaka per abbracciarla, provando compassione per tutto quello che ella aveva passato. Anche Radha si avvicinò a Kanaka e la benedisse posandole sul capo il Suo piedi divino. Kanaka perse i sensi per qualche minuto e poi riprese conoscenza ai piedi di Rupa Mannari. Guardando Radharani, iniziò a raccontarLe la sua storia.

La misericordia di Sri Radha

“O Dea Suprema – disse Kanaka – ascolta la mia storia che come vedrai è la più sfortunata del mondo. Nel regno esterno, io sono il servitore di Hridoy Caitanya al quale sono molto devoto. Sono venuto a Vraja per suo ordine e servo Jiva Gosvami. Sri Jiva mi ha aiutato immensamente, specialmente per ciò che riguarda la mia meditazione su Tua Grazia e la mia comprensione dei Tuoi divertimenti divini. Egli mi ha posto sotto le cure di Rupa Manjari, la servitrice personale di Lalita, e si sa per certo che Lalita Thakurani è la Tua intima associata. In questo modo sono arrivato a gustare il servizio indiretto ai Tuoi piedi di loto, provvedendo alla pulizia del kunja”.
Dopo aver raccontato tutta la sua storia, compresa la perdita del nupura, la sua restituzione, il nome di Syamananda, il tilaka, la promessa a Lalita di mantenere il segreto, la versione di Jiva Gosvami a questo episodio, Kanaka Mannari cadde ai piedi di Radhika, chiedendo una soluzione misericordiosa a questo sfortunato incidente. Per tutta risposta, Radhika chiamò Subala, il migliore amico di Krishna, e gli raccontò la situazione spiacevole in cui si trovava Kanaka mannari. Per la Sua misericordia senza causa, Ella ordinò a Subala di purificare le parti per la soddisfazione di Kanaka.
Subala iniziò a raccontare la sua storia, spiegando di essere disceso nei lila di Mahaprabhu come Gauridas Pandit e di essere in questa forma il guru del guru di Kanaka, Hridoy Caitanya. Egli assicurò Kanaka che in qualità di maestro spirituale del suo maestro spirituale, avrebbe dimostrato l’autenticità del nome e del tilaka per conto di Kanaka. Egli disse a kanaka che non doveva più addolorarsi e mentre lo diceva duplicò il segno del tilaka sulla testa di kanaka e scrisse il nome “Syamananda” sul suo petto.
Poi Subala disse che quando ella sarebbe riapparsa nella forma di Syamananda (nell’assemblea dei mohant) e quando Hridoy avrebbe tentato di rimuovere il nome e il tilaka dal suo corpo, ella ne sarebbe emersa vittoriosa. “Pensa a me in quel momento – disse Subala – e il nome e il suo tilaka non verranno rimossi. Dì loro di tutto ciò che è accaduto per la misericordia di Gauridas Pandit”.
Kanaka cercò di esprimergli la sua profonda gratitudine ma non aveva parole.
Offrendo i suoi profondi omaggi a Radha, a Subala e a tutte le gopi riunite, Kanaka bevve a grandi sorsi la bellezza del volto di Radhika. Incapace di controllare le lacrime che fluivano dai suoi occhi, Kanaka fece la sua ultima richiesta: “Aiutami ti prego a dedicare la mia vita – anima e corpo – al servizio dei Tuoi rosei piedi di loto”. Sri Radha, l’immagine dell’amore, le assicurò che avrebbe sempre goduto delle Sue benedizioni. Ella disse a Kanaka che, dopo aver risolto il suo attuale problema, si sarebbe dovuta recare con Rasik Murari in ogni angolo dell’Orissa per diffondere la dottrina e la pratica Vaisnava. Kanaka non capì che cosa intendeva dire Sri Radha, né conosceva ancora Rasik Murari, ma era sicura che sarebbe venuto il giorno in cui tutto sarebbe risultato chiaro.
Con questo ordine in mente, ella iniziò il suo viaggio di rientro nel mondo esterno verso i mohant che l’attendevano a Vrindavana.


Giustizia divina

Mentre nella forma di Kanaka manjari ella gustava la presenza di Radha, come Syamananda sedeva ancora priva di vita. I mohant fissavano intensamente le sembianze esteriori di Syamananda in profonda meditazione e si domandavano chi fosse la grande anima che si trovava dinanzi a loro. Solo Sri Jiva poteva capire cosa stava accadendo sul piano spirituale e per festeggiare incoraggiò i devoti a compiere un poderoso kirtan. Quando tutti cominciarono a cantare i nomi del Signore, Syamananda ruppe la meditazione e ritornò al mondo dei mohant. Guardando tutte queste grandi anime, iniziò a gridare: “Hridoy Caitanya! Hridoy Caitanya!”. L’intera assemblea dei Vaisnava si girò verso di lui, ansiosa di ascoltare le sue affermazioni conclusive circa il suo nome e il suo tilaka. “Ascoltate ciò sto per dire”, iniziò Syamananda. “Per grazia del mio guru, mi è apparso in sogno Gauridas Pandit e mi ha garantito la santità del mio nome e del mio tilaka. Segnate per favore il mio corpo con il tilaka Syamananda e scrivete Syamananda sul mio petto, dopo di che usate quanto sapone ed acqua volete. Essi non verranno cancellati”.
I mohant fecero quanto aveva chiesto e lo stesso Hridoy Caitanya sfregò il viso e il corpo del suo discepolo. All’inizio il tilaka e il nome cominciarono a scomparire, ma poi, quando Syamananda chiamò Gauridas e Lalita-sundari, il tilaka e il nome riapparvero con maggiore intensità. Tutti i residenti di Vrindavana presenti a questo evento erano stupefatti e Hridoy Caitanya accettò con gioia la sconfitta, orgoglioso della vittoria mistica di questo discepolo non comune.
I devoti iniziarono a gridare le glorie di Syamananda Pandit, ma Syamananda riuscì solo ad afferrare i piedi del suo guru con grande umiltà. Dopo che i devoti ebbero festeggiato, Jiva Gosvami consigliò a Syamananda di restare sempre in compagnia di Hridoy Caitanya, perché a causa di questo equivoco aveva potuto avvicinarsi sempre di più al servizio a Radhika. Questo, egli disse, era il piano divino di Sri Caitanya mahaprabhu.

Radha-Bhava

Avendo risolto ora ogni controversia, Syamananda e il suo guru, Hridoy Caitanya, così come i numerosi mohant Vaisnava che si erano recati a Vrindavana per questa disputa, potevano ora dedicarsi alla visita delle foreste e dei kunja di Vraja. A Sanketa incontrarono un gruppo di attori che stavano recitando la rasa-lila. Mediante la visione spirituale, i mohant videro compiersi la vera rasa-lila e Syamananda in particolare cominciò a piangere come un pazzo, sperimentando in pieno l’estasi dell’amore in separazione.
Osservando le emozioni spirituali del suo discepolo, Hridoy Caitanya pensò: “Il mio Syamananda è certamente una servitrice di Radharani. Il suo stato d’animo è leggermente diverso dal mio. Come discepolo di Gauridas Pandit, la mia relazione si concentra sul sankhya-bhava, l’amicizia trascendentale con il Signore, Syamananda ha abbandonato il sentimento d’amicizia e ha adottato quello di gopi-bhava.
Con questi pensieri, Hridoy Caitanya lasciò la rappresentazione della rasa-lila con il cuore gonfio di tristezza. Syamananda invece restò, facendo infuriare ancora di più Hridoy Caitanya. Dopo la rappresentazione al rasasthali, i devoti si apprestarono a riposare per la notte e il mattino seguente, quando Syamananda andò ad offrire i suoi rispettosi omaggi al suo guru, le sue parole gli trafissero il cuore come una freccia avvelenata: “Tu hai dimenticato i tuoi sentimenti per Krishna”, disse Hridoy Caitanya, “e ti sei immerso nel gopi-bhava.
Questi non sono i miei sentimenti, per cui non c’è ragione che tu ti associ ancora con me”.
Syamananda era sconvolto. Aveva sperato che i disaccordi tra lui e il suo guru fossero terminati. Egli disse: “Gauridas Pandit adora in definitiva al livello di Radha-bhava, come anche Tua grazia. E’ vero che egli pone in risalto il sakhya-bhava, la relazione di amicizia con Krishna e che tu porti questo sentimento alla perfezione; ma entrambi pensate in definitiva al modo di assistere le gopi nel loro servizio a Sri Radha e Krishna. Tutti i sentimenti sono virtuosi perché portano a questo fine. Non è forse vero?”.
“Nella forma di Subala” continuò Syamananda “il nostro riverito Gauridas Pandit è sempre immerso nel Radha-bhava, nel kunja. L’ho visto. Influenzato da ciò, è nato in me, il discepolo del suo discepolo, un sentimento simile al suo. Perciò, qual è l’offesa che avrei commesso?”.
Hridoy Caitanya era incapace di accettare questa idea. “Gauridas Pandit non ha mai spiegato le cose in questo modo” egli disse. “Se tu sostieni di seguire la mia linea, devi comportarti col sentimento di un amico di Krishna. Non coltivare altre idee, o dovrai andare da qualche altra parte per raggiungere la vita spirituale”.
“Non posso esaudire i tuoi desideri” rispose addolorato Syamananda. “Non si può cambiare la propria passione per Dio – è una questione di cuore. E’ un problema di relazione eterna. Certamente ci sarà un modo per metterci d’accordo. Tu sei il mio signore e maestro e se mi abbandoni, porrò fine a questa vita priva di valore, ma per piacere non chiedermi di fare qualcosa che non sono in grado di fare”.
A questo punto, Hridoy Caitanya era così infuriato che ruppe un ramo e cominciò a bastonare Syamananda, colpendolo ripetutamente sulle mani, sulle gambe e sulla schiena. Seriamente ferito, Syamananda cadde a terra. Vedendo le sue condizioni pietose, i mohant si rivolsero irati verso Hridoy Caitanya: “O Gosvami! Che cosa stai facendo? Non colpirlo in questo modo! Ti stai facendo trascinare dalle tue emozioni. Lo ucciderai! E’ questo che vuoi veramente? Oltretutto ha ragione – il gopi-bhava è il culmine di tutta l’esperienza rasik. La relazione madhrya contiene tutte le altre – quindi il sakhya-bhava non viene trascurato”.
Syamananda non approvò la loro intrusione: “Non preoccupatevi per me,”  egli disse “in realtà questi colpi significano che il mio maestro spirituale alla fine si è accorto di me. E’ preoccupato per me e non può tollerare che qualcuno offuschi la sua relazione personale con Krishna. Egli è così assorto nel suo bhava personale che pensa che io sia ingiusto con me stesso per il fatto che mi immergo nel Radha-bhava. Le sue intenzioni sono completamente spirituali e Jiva Gosvami mi ha persino detto che dovrei considerare i miei rapporti con Hridoy Caitanya come una misericordia speciale di Caitanya Mahaprabhu”.
Rivolgendosi al suo guru con grande umiltà, Syamananda concluse: “Se ti ho offeso in qualche modo, ne sono veramente addolorato. Ti prego di perdonarmi. Farò del mio meglio per seguire il tuo modo di pensare”. I mohant restarono impressionati dall’umile presentazione di Syamananda e lo difesero davanti a Hridoy Caitanya. Pur essendo estremamente dispiaciuto, il guru non prese in considerazione la sincera implorazione di Syamananda. La considerò niente di più che falsa retorica e conseguentemente decise di porre termine alla sua relazione con lui. Ma poiché era tarda notte, egli decise di pensarci meglio e di prendere una decisione definitiva il giorno seguente, dando eventualmente a Syamananda un’altra possibilità. Tuttavia, mentre era disteso nel letto, non riuscì a trovare nulla nel suo cuore che potesse fargli perdonare il suo discepolo e decise di allontanarlo il giorno successivo.

Caitanya Mahaprabhu

Quella notte, Caitanya mahaprabhu apparve in sogno a Hridoy Caitanya. Dopo che il Gosvami ebbe offerto i suoi rispettosi omaggi, egli notò che il bianco chaddar di Mahaprabhu era coperto di sangue. Ferite profonde segnavano le Sue mani, le Sue gambe e la Sua schiena. Hridoy Caitanya notò in particolare che il chaddar era talmente impregnato di sangue che si incollava alla schiena del Signore. “Che cosa è successo?” chiese il Gosvami al Signore “Cosa sono questi orribili segni sul Tuo corpo divino?”. La risposta di Mahaprabhu arrivò dritto al cuore di Hridoy Caitanya: “E’ solo per la tua misericordia” disse Mahaprabhu “che il Mio corpo e i Miei vestiti sono inzuppati di sangue. Tu hai colpito Syamananda che è come Me stesso. Egli Mi è molto caro e così ho accettato questa punizione in sua vece!”[11]
Hridoy Caitanya si lanciò ai piedi di Mahaprabhu chiedendo perdono: “Non sapevo che Syamananda fosse un’anima così speciale. Ti prego, perdonami! Adesso vedo tutto chiaro. Se non riceverò la Tua misericordia e il Tuo perdono, mi toglierò questa vita inutile. Non sarebbe una grande perdita. Ma voglio, Signore, rimanere in questo mondo solo per espiare alla presenza del nostro caro Syamananda, dal quale ho imparato così tanto”.
Mahaprabhu perdonò Hridoy Caitanya e gli ordinò di espiare i suoi peccati tenendo dodici festival Vaisnava. Hridoy Caitanya acconsentì con entusiasmo e Lo ringraziò a lungo cadendo umilmente ai Suoi piedi. In quel momento, il Signore pose i Suoi piedi di loto sul capo di Hridoy Caitanya – quella polvere così a lungo cercata che lo avrebbe portato alla perfezione spirituale. Infine Hridoy Caitanya ritornò cosciente al punto da realizzare che i sogni che contengono il Signore o il Suo puro devoto, quando non contraddicono le scritture, possono essere considerati realtà tangibile. Egli passò il resto della notte immerso in questi pensieri, riflettendo sulla caparbietà quando aveva saputo del sogno di Syamananda. Era in imbarazzo, ma era un uomo nuovo.
Il giorno dopo, raccontò a tutti i mohant ciò che era accaduto e si rivolse a Syamananda dicendogli: “D’ora in poi, tu non sarai più il mio servitore, ma la mia stessa anima”. Syamananda, per l’umiltà e la corretta attitudine che aveva nei confronti del suo guru, non poteva tollerare queste parole e cadde ai piedi di Hridoy Caitanya dichiarando: “Io sono eternamente il tuo servitore e nulla potrà cambiare la mia posizione”.
Hridoy Caitanya ordinò poi a Syamananda di continuare i suoi studi con Jiva Gosvami a Vrindavana mentre egli sarebbe tornato in Bengala. Syamananda accettò l’ordine, ma espresse chiaramente il suo disaccordo nell’essere nuovamente separato dal suo guru. Ciò nondimeno, egli obbedì e Hridoy Caitanya fece i preparativi per lasciare la sacra terra di Krishna. Tuttavia, prima che iniziasse il suo viaggio, tutti i deviti lo aiutarono a organizzare i dodici festival che vennero portati a termine in modo fastoso. Lo stesso Syamananda chiese in elemosina i fondi per le spese dei festival, incoraggiando gli abitanti di Vraja ad offrire ciò che potevano. Tutti contribuirono e fu un grande successo. Dopo qualche tempo i mohant Gaudiya fecero ritorno in Bengala.

L’ordine di predicare in Orissa

Dopo aver passato parecchi mesi con Srinivas e narottam (studiando sotto la guida di Jiva Gosvami), Syamananda e gli altri due santi vennero inviati in Bengala e in Orissa per distribuire i Bhakti-rasa-shastra dei Gosvami. Prima di partire furono conferiti dei titoli particolari, indicati nei capitoli precedenti, e Syamananda ricevette ufficialmente da Jiva Gosvami questo nome. In effetti la controversia che era sorta sul nome di Syamananda era ben nota alla gente comune di Vraja, così come lo era la storia sull’origine di questo nome dato da Lalita-sundari. Ma fu solo dopo la cerimonia ufficiale di attribuzione del nome che l’appellativo “Syamananda” venne accettato da tutti i devoti della Gaudiya-sampradaya e fu solo dopo questa cerimonia che Syamananda divenne noto con tale nome quando si recò nelle province dell’India orientale.
Benché fosse colmo di entusiasmo alla prospettiva di recarsi in missione in India e in Orissa, Syamananda era comunque riluttante a lasciare Vraja e a portare con sé la letteratura dei Gosvami. Dopo tutto gli era stato ordinato dal suo guru di restare con Jiva Gosvami e questo era esattamente ciò che intendeva fare. Ma Sri Jiva gli ricordò che la stessa Radhika gli aveva chiesto di andare in Orissa e di diffondere il messaggio trascendentale con Rasik Murari, e il ricordo di questo fatto convinse Syamananda a partire con Srinivas, Narottam e l’intero bagaglio di libri.
Quando i libri furono infine rubati a Vana Vishnupur e Syamananda venne inviato prima a Kethuri con narottam e in seguito da solo in Orissa, egli divenne uno dei più importanti predicatori nella storia del Vaisnavismo Gaudiya. Evangelizzò gran parte dell’Orissa e le città e i villaggi ai suoi confini, ma non fu un compito facile. Secondo l’Anuraga-balli, quando Syamananda arrivò, l’impero dell’Orissa era in decadenza, in special modo dal punto di vista spirituale.
Benché lo stesso Mahaprabhu avesse inizialmente impresso una svolta spirituale all’Orissa, in particolar modo a Puri, che Egli aveva reso una metropoli Vaisnava, dopo la Sua scomparsa molte comunità Vaisnava si erano concentrate sullo sviluppo di Vrindavana, mettendo in ombra quel poco di entusiasmo per la predica che era rimasto nei devoti dell’India orientale.
Dobbiamo riconoscere che c’erano alcuni importanti “sostenitori della fede Vaisnava” tra la seconda generazione dei Vaisnava Gaudiya come Gopal Guru Gosvami, Dhyanchandra, e secondo alcuni, i devoti del pancha sakha: Ananta, Acuta, Yashovanta, Balaram e Jagannath. Inoltre, in Bengala, Jahnava Ma e Birabhadra erano molto importanti. Ma il ruolo dell’Orissa come importante luogo sacro, così com’era avvenuto al tempo di Sri Caitanya mahaprabhu, sarebbe stato ripristinato solamente dopo l’arrivo di Syamananda.
Il Dr. Sambidananda Das così racconta quel periodo nella storia dell’Orissa che affrettò l’arrivo di Syamananda, un periodo di declino nella pratica Vaisnava:

La caduta dell’impero governato dalla dinastia di Prataparudra fu senza dubbio un grande impedimento all’ulteriore sviluppo del movimento Vaisnava Gaudiya nella provincia, con il frequente cambio di dinastie, l’anarchia e la successiva adozione della legge di Pathan accompagnata dall’inevitabile serie di guerre con i Moghul. La popolazione era duramente soggetta a saccheggi e torture da parte dei suoi governanti stranieri e dai nemici. L’intero paese era demoralizzato per varie circostanze avverse. Non c’è dubbio che Gopal Guru Gosvami e i suoi discepoli continuarono la diffusione del movimento Vaisnava per qualche tempo ma anch’esso ebbe presto fine. I discepoli di Gopal Guru non sembra siano stati forti tanto quanto gli acarya. Inoltre le loro attività erano confinate a Puri e alle regioni circostanti, essendo la parte settentrionale dell’Orissa lontana dalla loro influenza.

Il grande declino della pratica Vaisnava in Orissa può forse essere attribuito alla profanazione del tempio di Jagannath a Puri. Sambidananda scrive:

Il tempio di Jagannath fu profanato per la prima volta da Kala Pahara e in seguito dagli iconoclasti di Pathan. La roccaforte dell’Induismo a PUri patì persecuzioni brutali per mano dei fanatici Pathan che non si risparmiano nessuna fatica per poter umiliare il Vaisnavismo in tutti i modi possibili. L’Orissa aveva assolutamente bisogno di grandi acarya di straordinario talento e di una classe di guerrieri che potessero diffondere la religione Vaisnava. I primi erano necessari per dare ispirazione alla gente con l’energia religiosa e per ridare alla popolazione moralità e coraggio, e i secondi per difendere e rendere inviolabile il tempio di Jagannath, gloria del Vaisnavismo dell’India orientale… In questo momento critico, il Vaisnavismo Gaudiya dell’India occidentale inviò due suoi validi difensori nelle persone di Syamananda e Raj Man Singh per restaurare la gloria perduta di Puri, il primo quartier generale Gaudiya fondato dallo stesso Caitanya Mahaprabhu.

Raj Man Singh

Nel momento esatto in cui Raj Singh, eletto governatore del Bengala, lavorava con notevole successo per ristabilire la santità di Puri e di tutta l’Orissa come sacra terra Vaisnava, Jiva Gosvami inviava Syamananda per rivitalizzare la coscienza spirituale della gente. In effetti, i due missionari Vaisnava, lavorando separatamente, conseguirono un risultato significativo per la tradizione Gaudiya nell’India orientale, portando a termine compiti immani.
Dopo la morte del grande re Pathan dell’Orissa, Kutlu Khan (circa 1589-90), i suoi figli e il primo ministro vennero obbligati a firmare un trattato con Raj Man Singh secondo il quale i Pathan acconsentivano a restituire il tempio di Jagannath ai leader Vaisnava locali. Tale accordo, tuttavia, sarebbe durato solo per alcuni anni.
Con la morte del primo ministro, i figli del re Pathan si impadronirono nuovamente del tempio. Questo atto dimostrativo e sleale fece infuriare Man Singh al punto tale che, sebbene fosse solitamente un uomo pacifico, fu costretto a prendere in considerazione una loro espulsione. Il tempo passava e non riuscendo a trovare un’altra alternativa, ottenne da Akbar il permesso di bandire con la forza i Pathan dall’Orissa.
Ne derivò una grande guerra sulle sponde del Suvarharekha. Man Singh guidò di persona le armate e non si fermò fino a quando tutti i soldati musulmani non furono scacciati lontano dalla casa di Jagannath.
Il Raj costrinse i Pathan a fuggire e a rifugiarsi nella vicina Cuttack, che venne assediata con la sua armata. Lasciando poi ogni questione nelle mani dei suoi assistenti e dei suoi ministri, egli si recò a Puri per visitare il tempio e gli altri luoghi santi legati alla memoria di Caitanya Mahaprabhu. Fu salutato come salvatore dagli afflitti cittadini di Puri e alla fine riuscì a riportare il tempio e gran parte dell’Orissa alla legge induista.

Syamananda in Orissa

Se Man Singh liberò l’Orissa politicamente, dando ai cittadini la libertà spirituale necessaria per praticare il Vaisnavismo, Syamananda portò alla popolazione l’essenza e l’ispirazione spirituale. Quando l’illustre discepolo di Jiva Gosvami ritornò in Orissa da Vrindavana, scoprì che i suoi genitori erano morti. Fu un colpo tremendo. Ciò nonostante egli non si perse d’animo e istituì un centro di predica nella sua casa di Dharendra, dove erano vissuti i suoi genitori.
Sopportando gli abusi, lo scetticismo e l’intolleranza religiosa, Syamananda persistette umilmente nel suo obiettivo di istituire il Vaisnavismo come via preminente al raggiungimento della Verità Ultima. Tutti riconobbero gradualmente la sua eccellente erudizione, le sue maniere cortesi e il suo esemplare comportamento Vaisnava. Iniziarono a vederlo anche come grande mistico perché le sue trance prolungate erano diventate famose in tutte le province orientali. Era il famoso discepolo di Hridoy Caitanya che aveva studiato sotto la guida di Jiva Gosvami. La sua fama si diffuse come il fuoco; accettò molti discepoli provenienti dalle città e dai ricchi regni così come dai villaggi e dalle tribù. Per mezzo di messaggeri fidati, Syamananda si tenne in stretto contatto con Hridoy Caitanya, Srinivas, Narottam e altri; e con le benedizioni di Hridoy Caitanya, Syamananda in breve tempo aprì un secondo tempio a Narasinghapur. Molti devoti con il loro duro lavoro lo aiutarono in questo progetto impegnandosi in attività missionarie, nella costruzione del tempio, nell’adorazione e nella ricerca di fondi. Ciò gli assicurò un seguito ancora maggiore nel nord dell’Orissa. Dopo aver sviluppato quest’area per molti anni poté ritornare a Vrindavana, poiché i numerosi devoti che avevano gremito le sue fila erano valenti uomini e donne, in grado di continuare da soli la missione.

Una visita a Vraja

Quando Syamananda arrivò per la seconda volta a Vrindavana, era ormai famoso come l’illustre Vaisnava che aveva evangelizzato l’Orissa. Persino Jiva Gosvami espresse la sua sorpresa per quanto Syamananda era riuscito a compiere durante il suo breve soggiorno nelle province orientali.
Di conseguenza, Jiva lo accolse in modo straordinario e tutti i mohant di Vrindavana festeggiarono con entusiasmo il suo successo.
Ma stare a Vrindavana non era per lui un mero pellegrinaggio o una vacanza. Durante il suo soggiorno, istituì un altro monastero, conosciuto oggi come “Syamsundar-kunja”. All’inizio del diciannovesimo secolo ne assunse la responsabilità il famoso mohant Gaudiya Baladeva Vidyabhushana, che lo rese talmente famoso che i pellegrini si accalcano tuttora per vedere la sua Divinità di Syamasundara.

Sher Khan

Syamananda poi lasciò Vraja per andare da Hridoy Caitanya a Kalna. Da Kalna si diresse ancora più a oriente per partecipare al festival di Narottam a Kheturi. In seguito, dopo parecchi mesi di pellegrinaggio, arrivò in Orissa. Si dice che una volta arrivatovi, si sia sposato tre volte, ma le informazioni sulle sue mogli e sulle circostanze dei suoi matrimoni sono scarse. Tuttavia, in questo periodo sbocciò la sua missione di predica e tutti in Orissa erano impregnati di amore divino.
Il Prema-vilas riferisce un episodio interessante che ebbe luogo subito dopo il ritorno di Syamananda in Orissa. Durante questo periodo egli diede inizio al festival nagara-sankirtana, guidando i suoi seguaci lungo le strade nel canto e nella danza estatici. Un giorno Sher Khan, militante Pathan e importante rappresentante della corte mussulmana, si imbatté nel gruppo del kirtana di Syamananda. La vista dei gioiosi Indù lo fece notevolmente infuriare. Fece irruzione nel gruppo e lo fermò minacciando i devoti e ordinando loro di non tenere mai più i kirtan.
Non badando alle parole del noto Pathan, Syamananda ritornò nelle strade il giorno successivo con un gruppo di kirtan ancora più folto. Ovviamente ciò irritò ancora di più il soldato mussulmano che, riuniti i suoi compagni, interruppe nuovamente il kirtan. Questa volta però i soldati mussulmani furono violenti, ruppero le mridanga e gettarono i kartala nel fiume. A questo punto Syamananda cominciò ad urlare  modo misticamente acuto i nomi di Radha e Krishna. Quando Sher Khan e i suoi compagni udirono questa vibrazione, cominciarono a tossire sangue e si accorsero che le loro barbe e i loro baffi avevano preso fuoco. Terrorizzati dal potere di Syamananda, tutti lasciarono il luogo con grande spavento.
Il giorno seguente, Syamananda guidò nuovamente il gruppo di sankirtana e quando Sher Khan vide avvicinarsi i devoti, si prostrò ai piedi di Syamananda chiedendo la sua misericordia e gli disse: “Mio Signore, oltre ad aver tossito sangue e ad avere la barba bruciata, ho avuto un terribile incubo. Mi appare Allah, il Signore Supremo. Dopo avermi schiaffeggiato in volto, mi dice ripetutamente di essere il vostro stesso Ahlada Svarup, la forma del Signore che viene rivelata ai Vaisnava. Mi mostra il suo colorito dorato e dice che, nel Suo aspetto più confidenziale, Egli non è altri che Sri Caitanya Mahaprabhu. Dice inoltre che tu sei il Suo devoto favorito e che io dovrei essere iniziato nel canto del santo nome solo da te”. Syamananda si commosse per la conversione del Pathan e lo iniziò secondo la tradizione Gaudiya. Come il re Birhambir nel caso di Srinivas, Sher Khan ricevette in seguito all’iniziazione il nome “Caitanya Das”.

Rasik Murari

Syamananda si recò in seguito a rafani, o rovini, un piccolo villaggio situato sulla sponda del Suvarhakha, dove, occorre ricordarlo, Raj Man Singh aveva inaugurato la strada alla predica di Syamananda. Questo era il luogo in cui Syamananda avrebbe incontrato Rasik Murari, il suo discepolo più importante. Sri Radhika aveva predetto che Syamananda avrebbe diffuso il dharma Vaisnava in tutta l’Orissa con Rasik e che in questo modo avrebbe reso un importante contributo alla missione del sankirtana[12]. Il re e la regina di Rafani erano Raj Acyuta e Bhavani. Essi erano grandi devoti del Signore, avendo ricevuto la dottrina del Vaisnavismo per opera di Dayal Dasi, una pia custode del tempio locale di Radha-Krishna. Per molti anni ella aveva guidato spiritualmente il re e la regina e aveva persino iniziato il loro giovane figlio, Rasik Murari, nel canto del santo nome.
Syamananda andò a Rafani proprio quando il quarto periodo di austerità (caturmasya) stava per iniziare. Poiché egli era un famoso Vaisnava, Raj Acyuta gli chiese di fermarsi per i quattro mesi successivi. Syamananda obbedì al re e in quel periodo relativamente breve riuscì a convertire l’intera provincia. Il figlio di Acyuta, Rasik, era particolarmente attratto dalla purezza e dalla padronanza delle scritture di Syamananda. Sia Rasik che sua moglie Ichcha-devi[13] vennero iniziati come discepoli di Syamananda e ricevettero rispettivamente i nomi “Rasikananda” e “Syama Dasi”. Fu inoltre loro richiesto di recitare sempre il maha-mantra Hare Krishna: Hare Krishna, Hare Krishna / Krishna Krishna, Hare Hare / Hare Rama, Hare Rama / Rama Rama, Hare Hare.
Rasik condusse il suo guru alla casa di Damodar, suo amico intimo e studioso di fama, nel villaggio di Chakulia. La conoscenza di Damodar si estendeva fino ai regni della filosofia Sankya, delle perfezioni dello yoga e dell’Advaita Vedanta. Rasik aveva sperato che l’esposizione di Syamananda avrebbe convinto Damodar sulla superiorità del Vaisnavismo. Dopo parecchi giorni di discussione, il desiderio venne pienamente esaudito quando Damodar si abbandonò a Syamananda, accettandolo come suo unico rifugio e salvezza. Dopo aver affidato a Sher Khan (Caitanya Das), a Rasikananda e a Damodar la guida del movimento, Syamananda decise di trascorrere un po’ di tempo a Puri, visitando tutti i luoghi legati ai divertimenti di Sri Caitanya. Egli poi intraprese un terzo (secondo alcuni, un quarto) viaggio a Vrindavana. Lì venne accolto da Jiva Gosvami, i suoi amici e i suoi discepoli, e mandò a dire a Rasik Murari di raggiungerlo. Parecchi mesi dopo Rasik arrivò a Vraja, dove s’immerse nell’amore per Dio. Dopo qualche tempo Rasik e Syamananda decisero di ritornare in Orissa attraversando la foresta di Jharikhanda. Essi seguirono accuratamente il percorso di Mahaprabhu e ad ogni miglio prezioso entravano sempre più nell’estasi dell’amore per Dio.

Gopilaballabhpur

Dopo il suo ritorno in Orissa, Syamananda assegnò a Rasik la provincia di Kashipur affinché se ne prendesse cura personalmente per ciò che riguardava la coscienza di Krishna. Quando Syamananda vide quanto Rasik stava agendo bene, installò, affidandoNe l’adorazione al suo discepolo, una bellissima Divinità chiamata “Gopijanaballabha” e modificò il nome del luogo in “Gopiballabhpur”. Alla fine incaricò la moglie di Rasik, Syama Dasi, dell’adorazione di Gopijanaballabha, conferendole il titolo di sacerdote principale del tempio, che successivamente divenne un importante centro del ramo Vaisnava di Syamananda.
Rasik predicò per quarant’anni per conto di Syamananda, con il quale fece spesso dei viaggi di predica. Le biografie ufficiali, come il Rasik Mangal e il Syamananda Prakash, dicono che essi posero fine ai sacrifici animali nelle aree non Vaisnava e convinsero la gente dell’Orissa e dei villaggi confinanti sulla validità del messaggio di Mahaprabhu. Il discepolo brahmana di classe elevata e il suo Sadgopa guru erano una coppia irresistibile che convertiva sia indù che gli zamindar mussulmani (ricchi proprietari terrieri) alla fede Vaisnava.
Syamananda convertì il famoso proprietario terriero Ghatshila, Bhimadhana Bhuivan, quello di Govindapur, Uddanda Roy, Rajyadhar Roy e molti altri; Rasik fu responsabile del Vaisnavismo di Baidyanath Bhanja, governatore di Mayurbhanj, del re di Patashpur, Harinarayana di Panchet, e Chandrabhanu, re di Mayna. Migliaia di altri seguaci li seguirono come essi avevano seguito Rasik e Syamananda. Gopiballabhpur divenne il centro religioso di tutte queste persone.
Hridoy Caitanya venne a conoscenza delle prodigiose imprese di Syamananda e andò in Orissa per vederle con i propri occhi. Quando arrivò a Dharendra, si recò direttamente a casa di Syamananda. Ovviamente Syamananda fu colmo di gioia e si prostrò ai piedi del suo guru con umiltà ed estasi. Mandò subito a chiamare i suoi due migliori discepoli, Rasik e Damodar, per presentarli a Hridoy Caitanya. I quattro puri Vaisnava trascorsero molti giorni discutendo dei divertimenti di Krishna e delle possibili strategie per rendere la loro conoscenza più ampiamente diffusa. Hridoy Caitanya ritornò poi a Kalna, felice e fiducioso che il movimento si trovasse in buone mani.

Il Kirtan di Reneti

Un aspetto significativo del movimento di Syamananda in quel tempo fu lo svilupparsi di ciò che venne in seguito chiamato lo stile di Kirtan Reneti. Questa singolare fusione tra la musica classica da kirtan e il particolare tipo di devozione di Syamananda ebbe origine a Ranihati Pagana (il distretto di Midnapur nell’attuale Orissa), e perciò talvolta si fa riferimento ad esso come al kirtan Ranihati.
Nelle sue melodie e nella sua struttura è simile alle opere tradizionali Thumri dell’Indostan, molto note in tutta l’India, ma il kirtan Reneti rimase provinciale e venne gradualmente messo in ombra dal famoso stile Manohar-shoy, reso popolare dai seguaci di Srinivas Acarya. Tuttavia si asserisce che il kirtan Reneti di Syamananda fu per un certo periodo riportato in auge nel diciannovesimo secolo da un entusiasta kirtaniya di nome Benil Das.

La letteratura di Syamananda

Syamananda non scrisse molti libri, avendo trascorso la maggior parte del suo tempo nella predica attiva e nei pellegrinaggi. Tuttavia, oltre a queste attività e allo stile di kirtan che venne reso popolare dai suoi discepoli, egli compose alcune opere. Tra queste, gli studiosi includono generalmente sia il Govinda Mangal, una breve opera sul Signore della sua vita, sia l’Advaita Tattva,che spiega gli insegnamenti di Madhavendra Puri ad Advaita Acarya, ma è oggetto di discussione il fatto che Syamananda sia davvero l’autore di almeno uno di essi[14]. Viene accettata in genere l’ipotesi che Syamananda abbia composto un’opera chiamata Vrindavan Parikrama, un resoconto dei più importanti luoghi santi di Vraja. Si dice anche che abbia scritto l’Upasana Sara Samgraha, un raro manoscritto sulla scienza del servizio devozionale secondo le direttive di Jiva Gosvami. A Syamananda vengono attribuiti dei poemi, tra i quali i più famosi sono contenuti in un’antologia intitolata Aprakashita Padaratnavali.
In quest’opera egli descrive uno dei tanti incontri segreti di Radhika con Krishna.
Anche il poema sanscrito di Rasik sulla vita del suo maestro, lo Syamananda Shatakam, è un’opera importante per i Vaisnava Syamanandi. Radhananda, figlio maggiore di Rasik ed erede del Gopiballabha Math, scrisse un libro intitolato Radha-Govinda-Kavya, un magnifico poema devozionale a imitazione della Gita Govinda di Jayadev. Nayananda era il figlio maggiore di Radhananda e venne iniziato direttamente da Rasik. Egli fu un predicatore attivo, ma non ha lasciato alcuna opera letteraria.

La scomparsa di Syamananda

Un giorno Syamananda ricevette il solenne annuncio della scomparsa di Hridoy Caitanya a Kalna. In quel momento, tutte le sue conquiste gli sembrarono inutili, come se fossero delle conchiglie vuote, dal momento che le aveva perseguite solo per soddisfare il suo guru. Non potendo tollerare la triste notizia, chiamò i suoi discepoli per chiedere conforto e per parlare con loro delle glorie di Hridoy Caitanya. Essi tennero un festival in suo onore e gradualmente Syamananda riuscì a proseguire le sue attività di predica.
Poco dopo però arrivò la notizia che anche Damodar, il caro discepolo di Syamananda, aveva lasciato questo mondo. Si dice che Syamananda non si ristabilì mai dal trauma subito e che da quel giorno si ammalò gravemente. Nel corso della sua malattia risiedette nel palazzo reale di Uddanda Roy a Narasinghapur. Gli fu somministrato ogni tipo di medicinale ma senza risultati. Ciò nonostante egli riceveva molti visitatori e fino all’ultimo respiro predicò vigorosamente le conclusioni della filosofia Vaisnava.
Syamananda nominò Rasik suo successore spirituale e chiese a tutti i suoi seguaci di obbedire ai suoi ordini. “Chi non obbedirà a Rasik” egli disse “ dovrà essere considerato come ostile a me”. Chiese a Rasik di prendersi cura delle sue mogli e di accrescere la missione di predica. Così, a metà del diciassettesimo secolo, egli morì. Rasik fece costruire una bellissima tomba (samadhi) a Narasinghapur (ora chiamata Kanpur) che si trova nello stato di Mayurbhanj in Orissa, e guidò una complessa cerimonia in onore del guru scomparso. Migliaia di capi Vaisnava e musulmani, zamindar, re, regine e altri vi presero parte per rendere l’ultimo omaggio al grande devoto responsabile della conversione di tutta l’Orissa.
Rasik continuò a diffondere il movimento dopo la dipartita del suo guru. Risolse anche una grave divergenza di opinioni tra le vedove di Syamananda, una divergenza che minacciava di dividere il movimento. Tra tutte le sue ultime imprese ne viene ricordata specialmente una: in memoria dell’ordine di Mahaprabhu a Hridoy Caitanya di tenere dodici festival, Rasik fissò dodici giorni di celebrazione per tutti i seguaci del Vaisnavismo di Syamananda che vengono osservati ancora ai giorni nostri:
1)      L’anniversario della scomparsa di Syamananda
2)      Hera Pancami
3)      Il Ratha-yatra
4)      La nascita di Mahaprabhu
5)      L’anniversario della scomparsa di Gauridas Pandit
6)      La cerimonia di Utthana Evadasi
7)      Rasotsava
8)      Dol Yatra
9)      Kojagari Lakshmi-utsav
10)L’anniversario della scomparsa di Hridoy Caitanya.

Conclusione

Come Srinivas Acarya era l’incarnazione dell’estasi di Mahaprabhu e Narottam quella di Nityananda Prabhu, così si dice che Syamananda sia stato l’incarnazione dell’estasi di Advaita Acarya. I loro divertimenti sono inconcepibili e il beneficio che se ne trae anche semplicemente ascoltandoli è inimmaginabile.
Anime eternamente liberate come queste vengono nel nostro mondo con un obiettivo specifico e i loro divertimenti servono a purificare e a illuminare tutti coloro che li ascolteranno. In qualità di anime che trascendono l’imperfezione, essi sono situati naturalmente al di là di qualsiasi bisogno di pratica o di sadhana di qualunque disciplina devozionale. Ciò nonostante essi manifestano i lila del conseguimento graduale della perfezione per dare l’esempio alle numerose generazioni di Vaisnava che li seguono.
Ho tentato di riassumere le attività illimitate di entità che sono chiaramente al di là della mia condizione. In verità persino i divertimenti che ci sono noti, quelli contenuti in questo libro, sono raccontati in modi diversi e hanno innumerevoli significati che sono impossibili da decifrare per l’anima incondizionata. Speriamo perciò che questa piccola goccia nell’oceano di nettare abbia messo in grado i nostri lettori di percepire quanto sia vasto quest’oceano. Se questo libro ha incoraggiato anche una sola persona a nuotare nelle onde nettaree Vaisnava, saranno stati utili il tempo e gli sforzi impiegati per realizzarlo. Jay Radhe.


[2] L’origine di queste Divinità è molto interessante. Narottam cercò all’inizio un’immagine di Sri Caitanya da installare al festival di Kheturi ma non riuscì a trovarla. Un giorno, un brahmana di nome Vipradas, che viveva a Gopalapur, trovò Narottam davanti alla sua porta. Vipradas diede il benvenuto al famoso sadhu di Kheturi, gli offrì un comodo seggio e un bicchiere di acqua fresca. Mentre i due Vaisnava discorrevano, Narottam venne a sapere che Vipradas era terrorizzato da un serpente velenoso che aveva scelto come tana il magazzino in cui il brahmana riponeva le sue provviste di riso. Senza alcuna paura Narottam sorrise e si recò subito nel magazzino per affrontare il “terribile serpente”. Più tardi, quando ne uscì, Narottam reggeva due meravigliose Divinità: Caitanya Mahaprabhu e la Sua consorte Visnu-priya devi-dasi. Il serpente era scomparso e Narottam portò queste Divinità a Kheturi per l’ormai famosa cerimonia di installazione. Oggi queste Divinità vengono venerate a Gambilat, che si trova a sud-ovest di Kheturi nel distretto di Murshidabad.

[3] La bibbia afferma che la rivelazione fatta ai Giudei è unica perché Dio rivelò la Sua identità a un intero popolo e non a pochi individui come nel caso di Gesù o di Maometto. Tuttavia l’episodio svoltosi a Kheturi sembra indicare che questa teoria si rivela valida solo per le religioni occidentali perché qui la Divinità di Mahaprabhu si manifestò davanti a diecimila testimoni. Il raffronto tra questa rivelazione e quella del Monte Sinai (la rivelazione alla moltitudine) dovrebbe essere tema di profonda ricerca da parte degli storici delle religioni.
[4] Nel 1911, BHaktisiddhanta Sarasvati Thakur discusse in modo convincente sull’importanza del Vaisnavismo al di sopra del Bramanesimo.

[5] Questo insegnamento viene confermato nella Bhagavad-gita (4.13). A questa conferenza tenutasi a Kheturi, si dice che Birbhadra, rispettato da tutti, abbia fatto riferimento a capitoli e versi tratti dalle scritture provando che Narottam, per la sua devozione, era molto più nobile di un brahmana e indossava “un sacro filo interiore intorno al cuore”. Coloro che ebbero la fortuna di ascoltare il discorso di Birbhadra, o che ne vennero a conoscenza da chi vi era stato presente, accettarono Narottam con tutto il cuore.
[6] Narottam ha un altro samadhi a Vrindavana. Secondo la leggenda popolare di Manipuri, Narottam non riusciva a riposare e voleva continuare a predicare. Perciò riapparve e disse ai suoi seguaci di conservare un po’ di legna che era riservata per la sua cremazione: “Tornerò di nuovo”, disse “quindi tenetela per me”. Per combinazione Maharaj Jai Singh morì a Murshidabad, esattamente nello stesso posto, e la legna venne usata per cremare il suo corpo. Gli abitanti di Manipuri credono quindi che Jai Singh sia stato una reincarnazione di Narottam Das Thakur.
[7] Il rasik-mangal di Gopijanaballabha è l’unico volume che sostiene che Hridoy Caitanya delle a Dukhi Krishnadas il nome di “Syamananda” (Purva 2, pag. 10). Secondo il Prema-vilas e altre fonti autorevoli, Dukhi ricevette da Hridoy Caitanya solo l’aggiunta “Krishnadas”. Egli fu in seguito chiamato Syamananda da Lalita-devi. Ci fu una grande controversia su questo nome, come vedremo in questo capitolo.
[8] Secondo resoconti successivi, fu Sri Radha che dette a Syamananda il nome e il tilaka.
[9] Il diksha guru è il guru che inizia con il sacro mantra, dando al discepolo il suo nuovo nome spirituale. Generalmente egli è anche la sua guida. E’ poco ortodosso accettare più di un diksha guru. Si possono accettare molti siksha guru “istruttori”. Il siksha guru è la persona che guida praticamente e spiritualmente il devoto nel corso di tutta la sua vita. Secondo la tradizione, egli non cambia il nome del suo studente, benché gli possa dare un titolo per i suoi meriti.
[10] Secondo il Bhakti-ratnakara, (cap. 1, pag. 16-19) Hridoy Caitanya la prese un po’ meglio di quanto altra letteratura affermi, ma nondimeno è chiaro che questo episodio diede inizio ad un’accesa controversia.
[11] L’unica altra persona che venne protetta in questo modo fu Haridas Thakura, intimo compagno di Sri Caitanya. Va comunque chiarito che Hridoy Caitanya non è una persona terrena ma un eterno associato del Signore. Il modo duro e apparentemente ordinario con cui egli relaziona con Syamananda fa parte dei divertimenti divini del Signore. Studiando attentamente queste complesse relazioni devozionale, vengono manifestate al lettore sensibile le verità della filosofia Vaisnava.
[12]C’è un po’ di confusione sull’identità di Rasik Murari. Nel Prema-vilas, Rasik e Murari vengono chiaramente menzionati come i due figli di Raj Acyuta. Il Prema-vilas parla persino della moglie di Rasik, Malati e di quella di Murari, Sacirani. Il Rasik-mangal però si riferisce sempre a Rasik Murari come a un unico individuo. Anche il Bhakti-ratnakara indica che Rasik e Murari sono i due nomi della stessa persona – il principale discepolo di Syamananda. Tradizionalmente, è quest’ultima versione che viene accettata dagli studiosi e dall’ortodossia della Gaudiya-sampradaya.   
[13] Ella era un’importante Vaisnava di quel tempo come testimonia il Bhakti-ratnakara. Potrebbe benissimo essere stata la prima donna Bengali a scrivere versi religiosi nella lingua locale.
[14] Ci sono prove che questi libri siano stati scritti da un Vaisnava di nome Syamadas, poeta di Hariharapur nel distretto di Medinipur, Bengala. Egli fu attivo subito dopo Syamananda.